• 13 • Cimitero

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Era stata una giornata strana.
Davvero strana. Tenere per mano il moccioso si era rilevato più naturale di quanto si aspettasse.
E dopo una bella ciotola di nacios (che aveva mangiato per lo più Eren... ovviamente) stavano tornando a casa.
Nessuno dei due si aspettava una giornata del genere. In nessun senso, l'avrebbero definita negativa.

-Levi...- lo chiamò il ragazzo, questa volta senza balbettare.
-Mh.. si?- gli chiese incuriosito dal toni strano e perso con cui lo aveva chiamato. -Possiamo fermarci lì?- gli chiese, ancora con lo stesso tono.
Il corvino lo guardò, per poi seguire il suo sguardo. Portava ad un grande cancello nero.
-L-lì- a balbettare per la prima volta fu proprio Levi. Mentre guardava il cancello che il moro gli stava indicando.
Sapeva dove portava quel cancello, e che se l'avrebbe varcato, non ci sarebbe stato modo di reprimere i ricordi.
Levi era pronto a dire un severo no, ma... quando vide lo sguardo perso del ragazzo verso quella direzione. Quel severo no, si trasformò in uno più dolce, ed infine un indeciso si...
La sua espressione era persa. Per la prima volta spenta, senza un sorriso e gli occhi che luccicano pieni d'allegria.
Levi si perse a sua volta in quel viso che guardava il vuoto.
-D'accordo- si arrese a dire, parcheggiò l'auto, e Eren fu il primo a uscire.
Questa volta era il corvino a seguire il moro, che sembrava sapere perfettamente in che direzione andare.
Una direzione che spaventò Levi, perché anche lui la conosceva.
Ma nonostante ciò lo seguì in silenzio, lo stesso silenzio che avvolgeva tutto il cimitero.
Non si sorprese della mancanza di persone in quel luogo, infondo chi vorrebbe passare del tempo in un luogo tetro che cela solo ricordi che fanno male.
Gli occhi di Eren erano fermi, fissi su un punto singolare fra le lapidi. Due lapidi di un marmo bianchissimo, il più bianco che ci fosse fra tutti.
Il moro camminò ancora, sotto lo sguardo del corvino, e arrivò a pochi centimetri di distanza tra gli oggetti a cui ammirava.
I suoi occhi spenti e vuoti, stringevano il cuore del corvino mentre guardava il suo viso. Eren, sembrava così triste.
Levi si pentì di aver avverato il suo desiderio di andare lì. Non conosceva la causa, ma poi guardo meglio le due lapidi, Carla e Grisha Jaeger.
Ma, l'effetto... per Levi non ne valeva la pena. Non se il risultato erano quegli occhi spenti.
-Sono qui per causa mia- interruppe il sacro silenzio che invadeva il loro spazio, ma quella sottile voce non rieccheggiava più di tanto. Era più un sospiro appena udibile.
-Avevano fatto un viaggio di lavoro... insieme ai miei zii...- continuò senza smettere di guardare ciò che aveva davanti -Mikasa diceva che dovevo lasciarli in pace, che dovevo dargli il loro tempo... ma Mikasa è sempre stata fredda e distaccata, ed io. Non le ho dato retta... amavo i miei genitori, e avevo troppa paura di restare solo- aggiunse con la voce che iniziava a tremare.
-Eren...- sussurrò il corvino, sorpreso da tutta quella confidenza. Ma al tempo stesso felice, anche se non lo mostrava.
il moro continuò come se non ci fosse stato niente poco prima. Come se, la voce di Levi non avesse pronunciato il suo nome.
Troppo bello per essere vero?
-Continuavo a chiedergli di tornare a casa, perché stavo male, mi sentivo solo... un giorno...- si bloccò per qualche secondo lasciando andare un sottile singhiozzo, -un giorno avevano preso l'aereo in anticipo... una settimana prima- specificò -volevano farmi una sorpresa...- rise appena, ma era una risata amara e riluttante. Una risata morta, come tutto di lui in quel momento.
-È colpa mia... quello stupido aere...- disse a denti stretti e con rabbia. Le lacrime ora mai incontrollate, si sentiva nuovamente a pezzi. Era evidente.
-Non è colpa tua- mai parole gli erano sembrate più giuste, anche se, forse glielo avevano ripetuto più e più volte.
-Tu sei mai sentito così? In colpa per qualcosa... ti sei mai sentito perso e solo? Con... il cuore in frantumi..?- nessuno dei due sapeva se era una domanda vera e propria.
Ma Levi sapeva di che genere di dolore stesse provando. Sospirò, gli scansò i capelli mostrando meglio quei grandi occhi che in quel momento, e sempre, non facevano altro che confonderlo. Gli scansò le lacrime da davanti il viso.

 Gli scansò le lacrime da davanti il viso

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Uɴ Sᴇᴍᴘʟɪᴄᴇ Tᴏᴄᴄᴏ || 𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 || ERERIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora