• Epilogo • È così difficle dirti addio

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Era passato così tanto tempo. Così tanto tempo.
Non ricordava neanche più l'ultima volta in cui era rimasto curvo nella penombra e con le mani tremolanti di fronte a quel pianoforte corvino.
Gli occhi non esprimevano nulla. Nessun sentimento. La gioia era dispersa. E il dolore troppo grande. Talmente tanto da sopraffarlo.
Ma le lacrime erano lecite. Almeno quelle non si lasciavano fermare da quell'agonia. Ed era proprio lei l'artefice di quelle lacrime che lentamente gli bagnavano le guance.

Un tuono fuori dalla stanza interruppe quel sottile silenzio. Chiuse lentamente gli occhi, prendendo un profondo respiro, mentre il battito accelerava.
-Eren...- sussurrò quel nome con amarezza e con voce soffocata. Inudibile per chiunque, tranne se stesso.
Le sue dita sfiorarono i tasti bianchi, e alcuni di quelli neri. Erano freddi, ma mai quanto la sua pelle, le sue dita.
Tutta colpa sua. Nient'altro che sua. Solo sua.
Il bianco immacolato veniva macchiato appena da piccole gocce rosse.

Sottili tagli attraversavano i polsi del corvino, che sentiva già l'effetto di quella mancanza. Sentiva la testa diventare leggera e i sensi pian piano mancare.
Ma nonostante questo le lacrime non smettevano di bagnare le sue guance, e le sue mani... Le sue mani tentavano vanamente di suonare un ultima canzone che nessuno ascolterà mai. Però tutto quello che ne usciva erano note distorte e confuse.
Levi chiuse gli occhi sospirando -ancora una volta... Un ultima volta...- iniziò ad immaginare. Ad immaginare la melodia, le note, il tempo. Lento, dolce, triste... Ma poi felice... Iniziò ad immaginare il volte di Eren, che gli sorrideva in mezzo al bianco.
Fece scivolare le dita sui tasti, provando copiosamente ad imitarle. Ma ancora una volta ne uscì solo qualcosa di distorto è completamente sbagliato.
Sul suo viso si formò una smorfia mal contenta, frustrata per il fallimento.

Iniziò a capire. Iniziò a realizzare qual era la realtà.
Non avrebbero più pattinato insieme. Non avrebbe più assaporato le sue labbra, o abbracciato, non avrebbe più guardato dentro i suoi occhi, sfiorato le sue mani, a volte per caso, mentre suonavano il pianoforte insieme, né l'avrebbe conosciuto di più. Mancava così poco... Solo un passo, per sentirsi felice. Per sentirsi completo.

Levi si strinse nelle spalle, provando a soffocare quell'assenza

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Levi si strinse nelle spalle, provando a soffocare quell'assenza.

Vedeva ancora quel bianco. L'immaginava.
Vedeva Eren, lì, fra la leggera nebbia e la poca luce che provava a penetrarla. Gli dava le spalle, mentre si guardava attorno confuso.
-Eren...- sussurrò il corvino con gli occhi umidi. Il castano si voltò e appena lo vide sorrise sincero -Levi... Sei arrivato- mormorò allungando la mano. L'altro allungò la sua, raccogliendo quella del castano che attendeva quel gesto.
Sentì la piacevole sensazione della sua pelle contro la sua. Sentì la sua presenza, come se fosse davvero davanti a lui, e così credeva.
Alzò lentamente l'altra mano, sfiorando la sua guancia. Fiondò i suoi occhi su quelli di Eren, vedendo la confusone.
Strinse la sua mano, accarezzando ancora la sua guancia e infine sorridere -va tutto bene...- cerco di rassicurarlo.
Eren si guardò attorno continuando a tenere quello sguardo confuso -Perché c'è solo silezio?- chiese con un tono simile a quello di un bambino che vede per la prima volta i fuochi d'artificio, chiedendo perché i loro colori fossero differenti, e tornando a guardare il corvino accanto a lui.
Ed in quel momento, Levi, si sentiva sicuro. Sicuro di dove dovesse andare. È così, gli sorride -ci sono io adesso- iniziò ad avvicinarsi alla luce davanti a loro, portando con se il castano. -Anche il silenzio è musica, Eren...- mormorò.
Per un attimo il ragazzo pensò che aveva finalmente smesso di chiamarlo come faceva sempre, forse avrebbe iniziato anche a chiamarlo per nome. Magari...
-...Moccioso- si corresse e questo spense la speranza dell'altro. Ma gli piaceva essere chiamato così. Solo Levi lo chiamava così. E lui... solo lui riusciva a regalargli un sorriso anche solo con, quello che in realtà non era, un insulto.

 solo lui riusciva a regalargli un sorriso anche solo con, quello che in realtà non era, un insulto

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Uɴ Sᴇᴍᴘʟɪᴄᴇ Tᴏᴄᴄᴏ || 𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 || ERERIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora