Capitolo 23

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Saliamo sul primo taxi che riusciamo a fermare, Arthur da istruzioni precise al conducente, a quanto pare sa già dove andare e io ne sono completamente all'oscuro.

- Aspetta e vedrai – mi dice non appena tento di capire dove mi stia portando.

- Posso sapere almeno il quartiere? – domando sempre più curiosa.

Arthur sospira indeciso se rivelarmi o meno questo piccolo dettaglio ma alla fine si arrende alla mia insistenza e mi informa che stiamo procedendo verso Brooklyn.

- Stiamo andando a trovare le mie amiche Max e Caroline? – scherzo divertita.

- Oh sì, ci stanno aspettando tutti a casa di Sophie –

- Wow ti ricordi i nomi di quella serie tv? –

- Certo, la sera che abbiamo visto 2 broke girls insieme sono stato molto attento – gli lancio un'occhiata poco convinta.

- Non vedo l'ora di scoprire dove siamo diretti – e detto questo, mi accuccio al suo fianco mentre osservo le luci di Manhattan scorrere attraverso il finestrino.

Paghiamo la corsa e tenendoci per mano ci dirigiamo verso la nostra meta. L'insegna indica la denominazione di "The River Cafè", un romantico ristorante allegramente illuminato che sorge su una palafitta posta esattamente al di sotto del ponte di Brooklyn. All'entrata, un cameriere ci accoglie e ci accompagna al nostro tavolo. Guardo Arthur a bocca aperta, non sarei riuscita a immaginare nulla di simile nemmeno nelle mie fantasie più elaborate. La struttura è in legno con un'immensa vetrata che offre una visuale mozzafiato: dalla nostra posizione riesco a scorgere, non solo il profilo notturno della Grande Mela, ma anche quello, più in lontananza, della Statua della Libertà nonché del gigantesco ponte di Brooklyn che si erge al di sopra delle nostre teste.

- Ti piace? –

- Moltissimo, sono davvero colpita – ammetto.

- Tutto per rendere felice la mia principessa – si allunga sul tavolo per scoccarmi un tenero bacio.

- Sembra tutto buonissimo – ogni pietanza è così invitante sulle fotografie del menu da farmi emettere piccoli brontolii allo stomaco.

- Cosa ne pensi del panorama? –

- È talmente bello che ho già in mente di dedicargli un quadro – affermo trasognata.

- Non vedo l'ora di appenderlo. Terrò una parete libera in attesa del tuo capolavoro –

- Appenderesti un mio quadro? Sul serio? – annuisce con decisione.

- Perché non dovrei? –

- Perché di solito dipingo per me stessa, non sono abituata a vederli appesi in giro – confesso.

- Allora io sarò il tuo primo collezionista – brindiamo a noi, a un mio possibile futuro come artista e a quella serata che rimarrà per sempre indelebile nel mio cuore. Voglio cogliere ogni profumo, ogni sapore; voglio registrare ogni attimo, ogni movimento; voglio vivere questo amore, voglio buttarmi tra le sue braccia e lasciarmi cullare dalla bellezza di questi momenti. Voglio vivere Arthur e, soprattutto, voglio lasciarmi vivere da Arthur. Ora lo so, sono pronta.

Una passeggiata a Central Park, due foto buffe arrampicata su un fungo tra i personaggi di "Alice nel Paese delle Meraviglie"; discorsi su tutto e su niente, baci rubati nell'oscurità della notte; quando rientriamo in albergo l'orologio della hall annuncia le due e mezza del mattino. Sarà il vino bevuto durante la cena, il senso di serenità che mi pervade i sensi ma un'adrenalina improvvisa mi scorre nelle vene e io mi sento sicura di me stessa, più audace di quanto non sia stata negli ultimi anni. Intreccio le mie dita in quelle di Arthur e, consapevole di quello che sto per fare, lo conduco in camera da letto. Mi guarda interrogativo ma nei suoi occhi colgo anche una certa impazienza, si sta trattenendo, lascia condurre a me il gioco, ha paura di spaventarmi, lo so. Mi accarezza i capelli, il viso, le labbra, e io mi lascio trasportare da tutte queste incredibili sensazioni.

- Sei sicura? – sussurra solleticandomi l'orecchio. Annuisco.

- Sicurissima –. Con la massima delicatezza inizia a spogliarmi, io non oppongo alcuna resistenza e a mia volta gli tolgo la maglietta. Mi godo lo spettacolo di Arthur a petto nudo. Passo un dito sull'arcata addominale, osservo i muscoli delle braccia in tensione e lentamente scendo fino alla cintura. La mia impazienza viene frenata dalle sue mani, lo guardo, scuote la testa, mi sfiora le labbra con le sue e dolcemente mi fa sdraiare sul letto. Mille emozioni si fanno strada dentro di me ma non sento alcuna paura, nessun timore, solo l'irrefrenabile voglia di unirmi a lui. Lo stringo forte contro al mio corpo, sento il suo cuore battere all'impazzata mentre lui si muove lentamente, senza fretta. Mi lascio andare totalmente ormai persa nei suoi occhi, nei suoi movimenti e sento che qualcosa in me si spezza, un calore improvviso mi pervade, una delle porte che fino a poco tempo fa tenevo ostinatamente chiusa con un lucchetto si spalanca. Tutto l'amore che negli ultimi tempi ho cercato inutilmente di soffocare lo riverso su di lui come una cascata. È la notte migliore della mia vita e vorrei non finisse mai. Due lacrime mi rigano il viso e rido, rido per la gioia, per la fortuna di avere questo ragazzo al mio fianco, per tutta la sua pazienza, per tutte le sue attenzioni, per il fatto che senza rendermene conto mi sono innamorata di lui.

Stringo le coperte sul mio corpo nudo e sdraiata su un fianco osservo Arthur che mi sta scrutando con aria serena. Rimaniamo così, in silenzio, i nostri sguardi allacciati come le nostre anime. Stringe la mia mano sopra le lenzuola, sorrido felice e improvvisamente stanca.

- Tutto bene? – domanda apprensivo.

- Benissimo – si porta la mia mano sulla sua guancia, accarezzo quel volto segnato da un accenno di barba, sfioro le sue labbra le quali non esitano a baciarmi le nocche. Sospira, poi si puntella con il gomito sul materasso, vuole dirmi qualcosa, lo sento, ma continua a rimanere in silenzio.

- Cosa c'è? –

- Niente è solo che ... - abbassa lo sguardo, si morde un labbro pensieroso mentre io sono lì in attesa, lievemente preoccupata di ciò che potrebbe uscire dalla sua bocca.

- Arthur mi stai facendo agitare – scuote la testa.

- Non devi. Gin, io ... lo so che non stiamo insieme da molto ma io ... -

- Tu? –

- Io credo di amarti – i suoi occhi mi trafiggono, io rimango senza fiato per la sorpresa. Si mette seduto, le coperte ricadono sul letto scoprendogli il petto. – No, io non credo di amarti. Io so di amarti – si gira verso di me e la mia risposta non tarda ad arrivare.

- Anche io ti amo Arthur –

- Davvero? – sussurra.

- Ho cercato di bandire l'amore dalla mia vita, ho vissuto con la convinzione che non sarei mai riuscita a innamorarmi, che tutti i ragazzi fossero uguali e poi, invece, ho incontrato te. A volte, quando mi ritrovo a pensare a noi due, non ci credo ancora. Mi domando se tutto questo sia vero, se tu sei realtà, la mia realtà. Quindi sì Arthur, io ti amo, davvero –

Le sue braccia mi accolgono, mi stringono forte, un "buona notte" augurato nel buio della stanza rischiarata solamente dal chiarore della luna. Sento il suo respiro farsi più regolare, un lieve russare, i muscoli rilassarsi e ci addormentiamo così, colmi d'amore, colmi di noi.


US - storia di noi due (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora