Capitolo 39

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- GINEVRA! – mi sento scuotere violentemente – GINEVRA! SVEGLIATI! –

"No", penso "non voglio. Lasciami qui, ormai non c'è più nulla da fare per me. Preferisco vivere in questo limbo piuttosto che ripiombare nell'irrimediabile realtà".

- Ti prego... svegliati – il suono martellante delle sirene mi causa un immediato dolore alla testa essendo ormai troppo abituata al silenzio tombale della stanza in cui sono prigioniera. – Svegliati Gin – la voce strozzata – non lasciarmi... - e in quel tono straziante riconosco Arthur. "Possibile? No, sicuramente sarò preda di qualche altro sogno, Mike è stato chiaro: nessuno può sentirmi, nessuno riuscirà a trovarmi. Nessuno".

- DOBBIAMO RIANIMARLA! PRESTO! – tuona una seconda voce – Forza, non lasciarci proprio adesso – pronuncia a denti stretti mentre il mio petto continua ad essere spinto su e giù senza sosta.

Qualcuno mi afferra la mano, vorrei tanto ricambiare la stretta ma non ci riesco, è come se fossi un fantasma. Brancolo nel buio più nero, nemmeno un minimo bagliore a rischiarare questo tunnel; non posso muovermi, niente risponde ai miei comandi ma, nonostante ciò, riesco a percepire tutto, ogni contatto, ogni carezza, ogni tentativo di rianimazione, ogni singola lacrima.

- Non lasciarmi – continua a ripetere Arthur, la voce rotta e piena di angoscia – resta con me, ti prego – poi, il nulla.

Una mano tesa, una voce calda e rassicurante; dio quanto amore, riesco a percepirlo in ogni cosa. Sorrido, mi sento in piena forma, la mano ancora tesa sopra la mia testa. L'afferro e immediatamente vengo sollevata, leggera come una nuvola.

Sbatto lievemente le palpebre, c'è troppa luce qui. Sento gli arti riprendere sensibilità poco alla volta, provo a muovere le dita e riempio i polmoni di ossigeno ma mi sento immediatamente bruciare.

- Gin? – la prima cosa che vedo è il volto di mia madre, è esausta, gli occhi arrossati e stanchi. Lacrime di sollievo le rigano il volto, mi stringe a sé con delicatezza, non vuole rischiare di farmi male, non ora che sono così fragile, e si lascia andare ai singhiozzi. – Ho avuto tanta paura – confessa tirando su col naso, poi si scioglie dall'abbraccio e un sorriso le illumina quegli occhi rimasti tristi per troppo tempo.

- Mamma – mi sento la bocca arida – dove sono? E da quanto tempo mi trovo qui? –

- Sei in ospedale, tesoro. Al sicuro. Sono passate tre settimane da quando ti abbiamo ritrovata – cerca di ricacciare indietro le lacrime – ma adesso riposa – mi accarezza i capelli come faceva quando ero bambina.

- Arthur? –

- È andato a mangiare qualcosa con tuo padre e Del. Saranno felici di trovarti sveglia –

- Come avete fatto a trovarmi? Ero terrorizzata mamma, credevo che non sarei mai uscita da lì – le rivolgo uno sguardo terrorizzato.

- Shh, è tutto ok – mi tranquillizza.

- Come mi avete trovato? – domando nuovamente. Si gratta la testa sospirando, ripercorrere quegli eventi non è affatto facile, per nessuno di noi.

- Quando... quando non ti ho vista tornare ho chiamato Arthur e Del per sapere se avevano tue notizie ma nessuno sapeva dove fossi. La polizia mi ha contattata poco dopo perché l'auto era stata trovata distrutta contro a un palo della luce ma tu non c'eri... ti hanno cercata per giorni, il fratello di Arthur ha smosso mari e monti per trovarti –

- E dov'ero? – chiedo in un sussurro. Deglutisce.

- Quello squilibrato ti aveva nascosto in un magazzino dismesso a miglia di distanza da Warwick –

- Dov'è adesso? –

- Dove deve essere, in prigione – e con gli occhi pieni di odio – Mike non potrà più farti del male, marcirà in quella cella per il resto dei suoi giorni –

***

Una serie di passi percorrono il corridoio di linoleum del reparto. Un chiacchiericcio sommesso non mi permette di distinguerne le voci ma io so già a chi appartengono. Mi raddrizzo sui cuscini in attesa del loro ingresso. Arthur, Del e mio padre entrano nella stanza ancora assorbiti nella loro conversazione; li osservo in silenzio pensando a quanto mi sarebbero mancati tutti quanti se solo fossero arrivati troppo tardi o, addirittura, non mi avessero mai trovata. Mio padre è il primo a incrociare il mio sguardo, gli occhi spalancati per la sorpresa.

- Piccola mia – la voce viene meno per l'emozione. Mi stringo forte a lui, fino ad ora non l'avevo mai visto versare una lacrima. Del è la seconda ad avvicinarsi.

- Ho visto troppo tardi le chiamate, non me lo perdonerò mai – scuote la testa sconsolata – mi dispiace – prende le mie mani tra le sue e con gli occhi velati di lacrime mi rivolge uno sguardo pieno di colpa – se... se solo ti fosse successo qualcosa... - si morde il labbro incapace di terminare la frase.

- Ehi – le dico dolcemente – la colpa è solo mia, non avrei dovuto agire d'impulso –

- Ma dove stavi andando Gin? –

- Alla stazione di polizia – le spiego – per denunciare Mike. Aveva minacciato di farmi del male e io, da sciocca, credevo di riuscire a evitarlo – rivolgo un'occhiata ad Arthur che se ne sta immobile, poco distante dal mio letto, i pugni stretti non appena pronuncio il nome del mio aguzzino. Gli tendo la mano, voglio che si avvicini, che mi stringa, che non mi lasci mai più.

Le nostre dita si intrecciano, una scossa mi percorre l'intero corpo proprio come la prima volta in cui ero entrata in contatto con lui. Del si scosta facendogli spazio sul letto.

- Lasciamoli soli – bisbiglia la mamma.

- A dopo Gin – saluta la mia amica.

- A dopo tesoro – papà mi manda un bacio e tutti e tre escono silenziosamente dalla stanza.

- Abbracciami – lo prego.

Ed eccolo quello sfarfallio nello stomaco, ecco risplendere tutti i colori dell'arcobaleno, ecco l'amore, ecco la felicità, il mio angolo di paradiso. – Ti amo Arthur – mi guarda e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Ho avuto tanta paura di perderti –

- Sono qui, sono ancora qui – lo rassicuro. Passa il pollice sulle mie labbra, poi mi prende il viso tra le mani e mi bacia.

Mi sento esplodere, la corazza che mi avvolgeva inizia a frantumarsi. Non voglio più staccarmi da lui, il mio ossigeno, il mio amore, il mio tutto.

US - storia di noi due (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora