Capitolo 25

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- Gin devi denunciarlo! –

- Non posso Del. Hai letto cosa mi ha scritto, sai bene cosa c'è in quel video. Ho le mani legate – sono talmente stanca che non ho nemmeno più lacrime da versare.

- E quindi hai deciso di farti rovinare la vita? – allarga le braccia esasperata.

- Tanto me la rovinerebbe comunque...- lancio un'occhiata frustrata a Del.

- Almeno parlane con Arthur – mi supplica.

- Per dirgli cosa? Che la sua ragazza è la protagonista di un video porno? – scuoto la testa – no, non posso, di lui gli ho già detto fin troppo –

- Hai intenzione di lasciarlo? – alzo la testa di scatto.

- Mai. Continuerò a vivere la mia vita. Credo che voglia solo spaventarmi, se avesse davvero avuto quel video avrebbe già trovato il modo per farlo arrivare ad Arthur –

- E come la metti con: "dovrò iniziare a intervenire con le maniere forti"? –

- Solo frottole – taglio corto simulando indifferenza. Del rimane in silenzio, sa bene che me la sto facendo addosso dalla paura ma lo tiene per sé. – Forza – dico a un certo punto, torniamo dagli altri. Apro la porta del bagno pronta a rimettermi la mia maschera.

- Oh eccovi qui – esclama Mad nell'anticamera che divide i bagni dal locale – non vi vedevo più –

- C'era un po' di fila, abbiamo dovuto aspettare un po' prima che arrivasse il nostro turno – invento sul momento.

- Capisco, spero non ci sia troppa gente ora – sbircia dentro per assicurarsi quanto appena detto.

- No tranquilla, noi eravamo le ultime – sorrido tenendole la porta aperta.

- Bene, allora vi raggiungo tra poco – detto questo, torno da Arthur e mi metto lì, nel posto che mi spetta, al suo fianco.

***

Passano i giorni, le settimane, Natale giunge all'improvviso e con la stessa velocità se ne va lasciando con sé la tipica malinconia post-festività. Le luminarie iniziano a spegnersi ma il manto bianco che ricopre ogni cosa persiste. Da quella sera, di Mike non ho più ricevuto notizie. Sapevo che stava bluffando, è sempre stato così, a lui piace spaventare le persone, attaccarle nel loro punto più debole, ferirle psicologicamente e talvolta fisicamente. D'altra parte, dopo la prima settimana di vera e propria tensione in cui passavo intere giornate a scattare sull'attenti per nulla e a stare sempre in guardia ogni volta che mettevo piede fuori casa, gli incubi hanno iniziato a dissiparsi, notte dopo notte. Arthur mi aveva aiutato molto da questo punto di vista, era stato un balsamo per la mia anima, un tranquillante per i miei sonni irrequieti. Avevamo accolto il 2013 con grandi aspettative, quello sarebbe stato il nostro anno, il primo di tanti altri, il capitolo iniziale della nostra favola e per questo motivo, quando Arthur mi ha proposto di fermarmi a dormire da lui ogni volta che ne avessi avuto voglia, avevo accettato quell'invito con piacere. Era stato in quelle prime notti passate stretta tra le sue braccia che gli incubi avevano lasciato il posto a veri e propri sogni. Non subito, questo è ovvio, ma sapere che lui era lì, addormentato al mio fianco, mi faceva sentire al sicuro, protetta e anche se all'inizio l'agitazione non voleva lasciarmi in pace, nessun incubo era riuscito a raggiungere i livelli di New York.

Apro gli occhi, è domenica, Arthur sta ancora dormendo profondamente con le braccia strette attorno al cuscino. Sorrido, mi stiracchio e consapevole di non riuscire più a riprendere sonno, decido di alzarmi per preparare la colazione. Tiro fuori tutto l'occorrente per fare i pancakes e pazientemente li cuocio versando piccole mestolate nella padella. Prendo le tovagliette dal cassetto e dispongo con cura sul tavolo succo d'arancia, latte, caffè, tazze, forchette e sciroppo d'acero. Un profumo dolce avvolge la cucina, i passi di Arthur rimbombano nel piccolo corridoio, il suo sguardo si illumina non appena vede la colazione pronta per essere consumata. Si avvicina sorridente e con un bacio mi augura buongiorno.

US - storia di noi due (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora