Capitolo 28

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Sento bussare alla porta, non ho idea da quanto tempo sia chiusa qui dentro.

- Gin, stai bene? – sento dall'altra parte.

- Per niente – rispondo con voce roca.

- Posso entrare? – Arthur apre lentamente la porta del bagno, mi sollevo da quel freddo pavimento ma le forze mi vengono a mancare e lui mi è subito accanto. – Cos'è successo? – domanda preoccupato.

- Del – mi asciugo gli occhi con il dorso della mano – non vuole più parlarmi –

- Perché? – la fronte corrucciata, l'espressione attonita.

- A quanto pare Mad è a conoscenza di un segreto di cui solo io ero al corrente – spiego con voce rotta.

- Ma come è possibile? Gliel'hai detto tu? – scuoto energicamente la testa.

- No, non avrei mai potuto. Non ho idea di come faccia a saperlo, lo giuro – scoppio di nuovo a piangere – avresti dovuto sentire come mi ha urlato contro. Era arrabbiatissima. Mi ha detto di non cercarla più e non mi ha dato nemmeno il tempo di spiegare – scossa dai singhiozzi, Arthur mi fa sedere sul letto e puntellandosi sui talloni si accuccia davanti a me tenendomi le mani.

- Chiamala. Deve sapere che non c'entri nulla –

- L'ho fatto. L'avrò chiamata almeno un centinaio di volte da quando mi ha chiuso il telefono in faccia, ma scatta sempre la segreteria –

- Va da lei allora –

- No, la conosco e so che adesso deve sbollire la rabbia. Ora come ora non mi ascolterebbe – rimango in silenzio per qualche minuto a riflettere su quanto appena accaduto. Come può Mad sapere di quella notte? – credo che tornerò a casa, non prendertela ma ho bisogno di stare un po' da sola – annuisce e fa per rivestirsi. – Vado a piedi – lo blocco.

- Ma fa freddo, ti accompagno io. Ci metto un attimo –

- No Arthur, davvero, credo mi farà bene camminare un po' –

- Sicura? – faccio un cenno d'assenso e dopo aver raccattato la mia roba lo saluto promettendogli di chiamarlo non appena arrivo.

Passeggio silenziosamente, il cielo si è fatto scuro all'improvviso e fini goccioline di pioggia mi colpiscono in volto mischiandosi alle mie lacrime salate. Tiro su il cappuccio del giubbotto riflettendo sul da farsi. So bene che dovrei chiamare Mad, ma al momento non ho la lucidità necessaria per poter sopportare qualsiasi cosa possa dirmi. Forse è meglio incontrarla di persona, devo affrontarla di petto, in questo modo non potrà mentire. Continuo a lambiccarmi il cervello su come possa averlo scoperto. Non mi sono mai confidata con lei e soprattutto mai e poi mai avrei tradito la fiducia di Del. Persa in quelle riflessioni giungo a casa senza nemmeno accorgermene. Tiro fuori le chiavi dalla borsa, mi blocco. Lì davanti al vialetto, in piedi sotto la pioggia, mi sta aspettando Mad. Sento montare una rabbia cieca e con passo deciso mi avvicino a lei. Non posso fare a meno di trafiggerla con lo sguardo.

- Cosa ci fai qui? – domando aspra. Sussulta, evidentemente non si aspettava un affronto così a muso duro. – Allora? Sto aspettando. Cosa- ci- fai- qui –

- Gin io... - cerca di ricacciare indietro le lacrime con scarso esito – non volevo. Non ho pensato prima di parlare –. Mi avvicino, ancora più minacciosa.

- La questione non è ciò che le hai detto ma come diavolo fai a saperlo -. Il mio sguardo è glaciale, Mad non riesce a sostenerlo e abbassa la testa visibilmente in difetto.

- T-ti ricordi quel pomeriggio... quando mi hai aiutato per il regalo di Richard? – la sua voce è poco più che un sussurro – beh... il nome del tuo ex... non è l'unica cosa che mi è saltata agli occhi -

US - storia di noi due (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora