Volevo essere lasciata in pace ogni tanto. Volevo solo stare sola, con me stessa e nessun altro
"Ripeto, ciao Vic" si avvicinó a me. Mi sistemai meglio sul letto, poggiando il computer affianco a me e distirandomi sul materasso, sotto gli occhi vigili di quella persona.
"Ho capito, vado direttamente al sodo..."
"Vattene" era Louis. Non avevo per niente voglia di vederlo.
"Perfavore lasciami in pace" lo guardai. I suoi occhi color ghiaccio cominciarono a fissarmi con malinconia e quasi come paura. Ma io non mi addolcisco. Riesco a mantenere la mia posizione sempre. Lo guardai con insistenza finchè non mi lasciò sola, con me stessa e i miei pensieri che sembravano uscire dalla mia bocca da quanto pesanti erano. Uscii dalle lenzuola che avevano intrappolato il mio corpo per poco. Necessito di una persona che possa definire tale, una persona che possa chiamare 'amica', me ne basta solo una. Infondo mi accontento di poco e anche se quel poco non è chissà chi, mi va più che bene.
Il campanello suonó. I miei occhi si alzarono fino a guardare il soffitto che sembrava diventare sempre più bianco. Uno sbuffo uscì dalla mia bocca. Le mie braccia a penzoloni lungo i miei fianchi senza alcuna voglia di tornare rigide. Le mie gambe sempre più fragili riuscirono a portarmi davanti alla porta. Aprì lo spioncino per vedere chi era stato a premere il campanello. Era lui. La persona che tormentava i miei sentimenti, facendomi provare cose davvero inimaginabili. Lui di cui il mio cuore era impazzito ma nella mia mente occupava solo una piccola parte. Lui che faceva incontrare i nostri occhi per così tanto tempo che quando si distoglievano, la voglia di continuare a fissarli non terminava mai. Lui che con una parola metteva in sobbuglio le farfalle che avevo nello stomaco. Lui che un semplice sorriso mi faceva toccare il paradiso con un dito. Lui...
"Ehy" mi sorrise. Sorrisi fievolmente perchè non riuscivo a farlo
"Vic che hai fatto? Sei tutta bagnata, i tuoi capelli sono..." li toccò. Lo guardai, i miei occhi si chiusero lentamente
"Sei troppo fredda..." la sua mano si appoggiò sulla mia guancia.
"C'è tuo fratello?" Ecco per cos'era venuto. Feci cenno di no con la testa, lo guardai ma i miei occhi non riuscivano a restare aperti.
"Allora vieni a casa con me, mi prenderó cura io di te"
"N-non s-se-rve" non riuscivo nemmeno a parlare.
"Invece si. Andiamo" mi prese per i fianchi prendendomi in braccio. Mi portó in camera mia, mi appoggió sul letto
"Dove tieni i vestiti?" Gli indicai il mio armadio.
"Bello questo" guardai cosa aveva in mano. Il mio reggiseno. Feci una smorfia di disapprovazione e lui rise
"Dovrai pur farti una doccia, quindi prendo quello che mi piace di più della tua roba"
Prese una maglietta, dei pantaloni neri, dei jeans e un vestito che era ancora nuovo perchè non l'avevo mai messo. Odio i vestiti.
"Andiamo" mi prese ancora in braccio, sta volta ero aggrappata alla sua schiena e le mie braccia erano attorno al suo collo e le gambe avvinghiate ai suoi fianchi.
"Sono venuto a piedi ma per te chiameró un taxi" non riuscivo più a parlare ne a comunicare. Sentivo che tra un po'sarei svenuta.