4 LA CASA

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Dalla sua stanza entrava una luce tenue, le graduazioni del tramonto diffondevano un colore arancio che riaccendeva l'atmosfera con un alone di mistero e di pace. Will aveva pranzato già da un pezzo ormai e non sapeva più che cosa inventarsi per far passare la noia. Così se ne stava sdraiato sul letto mentre lanciava sul muro una pallina da tennis e si divertiva a riprenderla.
~Devo smetterla di pensare a lei, sta bene, è solo uscita con i suoi parenti, tornerà stasera e io sarò qui ad aspettarla~ I suoi pensieri cessarono quando la pallina rotolò a terra e infine sotto l'armadio. Si alzò di malavoglia per raccoglierla e, mentre la cercava, tastò qualcosa di legno. Ne estrasse una vecchia scatoletta in mogano, aveva un'aria antiquata ed era ricoperta di polvere. Aprendola scoprì che dentro conteneva due oggetti; un orologio da tasca apribile con tanto di catenina e una minuscola chiave. Bisogna ammetterlo due oggetti bizzarri da trovare in una scatoletta, di solito ci si aspetterebbe un pacchetto di vecchie lettere. Infatti non tardarono ad arrivare, aprendo l'orologio William trovò dentro dei piccoli biglietti; erano delle confessioni da parte di un uomo...
Molto tempo fa non credevo che un essere umano potesse diventare così crudele.
Mia moglie mi sta tormentando, vede le cose dove non ci sono, mi accusa di qualunque cosa, minaccia di uccidermi.
Ho bisogno d'aiuto so che potrai fermarla, io non posso più fare niente.
I biglietti erano tre, uno più spaventoso dell'altro. La chiave serviva a qualcosa ma lui, in quella misera stanzetta, senza la benché minima idea di che cosa fare, non sapeva proprio in che modo utilizzarla. Attese con pazienza l'arrivo di Rose; cambio di programma, doveva aiutarlo con quella faccenda, lei sapeva come muoversi, in due avrebbero avuto più possibilità. Le mandò un messaggio scrivendole l'indirizzo, le chiese di fare più in fretta possibile.
Will dovette scendere a cenare.
"Va tutto bene, Will?"
"Sì papà" sperò che le parole non avessero avuto un tono preoccupato, ma evidentemente non fu così...
"C'è qualcosa che non va, è per la spiaggia? Presto ci andremo."
"No mamma, stasera verrà qui una mia amica, l'ho conosciuta stamattina va bene?"
Quando i due acconsentirono Will se ne andò in camera dicendo di non aver fame, fortunatamente i suoi genitori non lo tormentarono di domande riguardo alla ragazza, sarà a causa del suo malumore.
Alle otto meno un quarto sentì suonare il campanello e dopo qualche minuto si sentì bussare alla sua porta.
"Spero tu non abbia avuto troppa difficoltà a liberarti dei miei genitori, possono essere un po' stressanti." Confessò Will, perdendosi nei suoi occhi.
"Oh no tranquillo, come mai tutta questa fretta?" La ragazza diede una sbirciatina intorno in attesa che il bello addormentato si svegliasse "Cos'è quello?" Disse indicando i tre oggetti riposti in ordine nel pavimento.
"Cosa... oh, sì è proprio per questo che ti ho chiamata."
Illustrò prima i due oggetti e infine i bigliettini, aspettando la sua reazione.
"Beh, qui è quasi certo che si parli della casa di Karol."
"Casa di Karol?!"
"La leggenda narra che lo spirito di Karol vaghi ancora nella notte e che al tramonto catturi le sue vittime prima di ucciderle."
"Ed ecco spiegato il motivo per cui la vostra sveglia suona alle cinque di mattina."
"Si, ci sono varie ipotesi su questo ma la più fondata e quella della casa di Karol. Il marito infatti la uccise per disperazione e lei fece lo stesso con lui sotto forma di spirito. Qui tutto coincide ma secondo me è una fesseria."
"Come facciamo ad esserne certi"
"Senti, mettiti bene in testa una cosa, Karol porta le sue vittime all'interno della sua casa. Un'abitazione consumata dagli anni ma che mantiene lo stesso fascino di allora. Il suo colore azzurro non si consumerà mai, ma nessuno ha mai scoperto dov'è collocata."
Alle parole di Rose William rabbrividì, la ragazza si alzò da terra e in un istante il suo voltò sbiancò. Il ragazzo guardò nella stessa direzione ma non vide niente. Si mise in piedi anche lui e notò, attraverso la finestra, dietro degli immensi arbusti, una casa azzurra dalle mille finestre, dimenticata dal tempo che l'aveva nascosta per cent'anni, mantenendo però lo stesso fascino d'allora.

Mortal intention (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora