Nine

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«Tu sei mia, hai capito?»

Alvaro continuava a strattonarmi e a spingermi in mezzo alla strada. Tutti ci guardavano e soprattutto guardavano male Alvaro, ma nessuno faceva niente. Lei mie lacrime continuavano a scendere incontrollate, aspettavo che arrivasse Paulo per riportarmi a casa, ma non arrivò.

«Ora tu torni a casa con me! Per colpa tua non mangio più, non dormo più, non gioco più bene, lo capisci questo? TUTTO PER COLPA TUA CAZZO!!!» Mi prese per il braccio e cominciò a trascinarmi, io provai ad oppormi, ma era troppo forte. «E CAMMINA SGUALDRINA!» Urlò. «Guarda come mi hai ridotto! Ti punirò per bene appena saremmo di nuovo a casa.»

Finalmente trovai il coraggio di parlare.

«Lasciami andare, Alvaro. Paulo arriverà a momenti e ti farà vedere lui.»

«Ah sì? Io credo di no...» Un sorriso comparve sul suo volto, un sorriso quasi maligno. «Paulo è con Antonella adesso e non verrà a prenderti, stanne certa.»

«Lui AMA ME! Non Antonella. Finiscila, io non ti amo più.»

Altre lacrime rigarono il mio volto, ma anche quello di Alvaro.

«Andiamo!»

«NO!» Urlai. «Non ci vengo con te! Chiamerò la polizia se non mi lasci subito. Chiaro? Mettiti in quella testa marcia che ti ritrovi che non ti amo più e che se continui così non mi darai che altri motivi per odiarti! La cosa che è stata colpa mia è una stronzata! È solo colpa tua, fatti due calcoli e lasciami in pace!»

A quel punto mollò la presa e mi lasciò libera di andare.

«Va bene, vattene. Vai, torna pure dal tuo Paulo, ma poi non tornare da me con la scusa che ti manco.»

«Sei pazzo.»

Corsi via più veloce che potei, la pioggia che mi cadeva addosso, le lacrime agli occhi e guardandomi dietro ogni tre per due con la paura di essere inseguita.
Non lo riconoscevo più, non era più l'Alvaro di una volta...quello dolce, simpatico, altruista, sorridente e timido, era come scomparso e al suo posto era entrato in lui questa parte orribile e spaventosa. Sarà stata davvero colpa mia? Davvero l'avevo trasformato in questo?
Cosa potevo farci io, se lui non mi considerava più e continuava solo che a lamentarsi e a stare con i suoi fan! Preferiva i suoi fan a me! Ero stanca di quella situazione.

Arrivai davanti a casa di Paulo e cominciai a suonare come una disperata.
Finalmente la porta si aprì.

«Alicia?» Dissi sorpresa.

«Ciao, tu saresti?»

«Sono...sono...la nuova compagna di Paulo.»

«Ah, ciao, allora sei tu la nuova fiamma. Entra.»

Entrai e andai a sedermi sul divano.

«Sei tutta bagnata, vuoi asciugarti un po'?»

«No grazie.»

«Stai tremando.»

«Sto bene, grazie.» Sospirai. «Dov'è Paulo?»

Rimase in silenzio.

«Mi dispiace darti questa brutta notizia, ma Paulo ha avuto un incidente e lo hanno portato in ospedale.»

Mi alzai di scatto.

«Un incidente???» Urlai. «Quanto tempo fa???»

«20 minuti fa.»

«Devo andare subito in ospedale!» Presi di nuovo la borsa e corsi verso l'uscita.

«Come ci andrai? Non abbiamo la macchina.» Mi fece accorgere.

«A piedi!»

«Ti prenderai un malanno se esci con questa pioggia!»

«Non mi importa.»

«Prendi almeno l'ombrello.»

«Non c'è tempo.» La guardai per un'ultima volta e mi chiusi la porta alle spalle, ricominciando a correre come una pazza.

Ero bagnata fradicia ormai, avevo corso quasi per 30 minuti e finalmente ero arrivata davanti all'ospedale: entrai subito e mi rivolsi al primo infermiere che trovai.

«Sto cercando Paulo Dybala.»

«Ah, sì, sei una sua parente?»

«Sono la sua fidanzata.» Era strano quello che avevo appena detto, ma in un certo senso era vero.

«Ok, mi segua.»

Andammo in ascensore, al 3º piano, e percorremmo un corridoio che sembrava infinito.

«Lo abbiamo messo in una stanza più tranquilla, essendo un vip potrebbe essere disturbato e non vogliamo questo. Spero che lei sia davvero la fidanzata e non una fan che si finge.»

Lo guardai male.

«Ehm...okay...forse è davvero la sua fidanzata.» Si grattò la nuca. «Comunque questa è la stanza.»

«Grazie, sa dirmi come sta e cosa è successo?»

«Non so dirle molto, deve aspettare il dottore che lo ha visitato.»

«Okay, grazie ancora.»

«Di nulla.»

L'infermiere se ne andò, lasciandomi sola davanti all'entrata della camera. Io presi un sospiro e entrai.

Lo vidi steso sul letto con i vari macchinari e flebo attaccati. Mi dispiaceva troppo vederlo così, stavo male io per lui.
Mi sedetti sulla sedia affianco al letto e gli presi la mano.

«Oddio...quanto mi dispiace...» Presi a piangere. «Ho parlato con Alvaro, sai? È impazzito.» Quasi mi veniva da ridere a quell'affermazione. «Vuole che torni con lui e che lasci perdere te, ma è solo un povero illuso perché non succederà mai. Mi ha strattonata e spinta, mi ha fatto male sia esternamente che internamente, ma non importa perché adesso quello che sta male sei tu. Mi dispiace, Paulo. Tantissimo. Mi sento maledettissimamente in colpa per tutto quello che è successo e non riesco a non sentirmici, non riesco a togliermi questo senso di colpa che credo mi ucciderà.» Appoggiai la testa sulla sua mano e piansi ancora di più, alcune lacrime caddero sulla sua pelle. «Io ti amo, Paulo. Ti amo tantissimo. So che stare con te è la cosa più giusta che possa fare in tutta la mia vita, so che con te sono strafelice e so che lo sei anche tu, ma adesso come faccio? Come faccio se tu te ne andrai? Se questo sarà grave? Se non ti sveglierai più? Che ne sarà di noi...? Ti prego Paulo, ti prego, voglio che tu torni a casa con me, voglio che tu torni a sorridere con me, voglio che torniamo a fare l'amore come prima, voglio mostrarti il nuovo mondo, Paulo. Solo per te.»

Ad un certo punto sentii la sua mano stringere la mia.

Take me home...{Paulo Dybala}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora