«'Giorno.» Dissi entrando in cucina, ancora sbadigliavo.«Ehi...» Alvaro mi baciò. «Sei ancora in slip, vai a vestirti prima che mi vengano voglie strane...» Si leccò le labbra maliziosamente.
«Scherzi?» Risi. «Meglio se te le fai venire, no?» Gli sussurrai.
Lui mi infilò una mano negli slip e mi strinse una chiappa. Io gemetti al solo tocco.
«Fabiana non provocarmi...» Sorrise.
*DIN DON*
«Suonano. Vado io.» Proposi.
«Ma sei in mutande!» Mi disse.
«Vedrai che sarà mia madre, tranquillo.» Dissi, ormai già davanti alla porta.
La aprii e mi trovai davanti la figura di Paulo che, appena mi vide, strabuzzò gli occhi.
«Ti prego di non urlare.» Dissi mettendo un dito davanti alla bocca per fargli capire di stare zitto. «È mia madre Alva! Le parlo e torno subito.» Gli urlai. Poi chiusi la porta e rimasi fuori con Paulo; io ancora in mutande.
«Sei sexy così.» Ammise.
«Io sono sempre sexy.» Sorrisi soddisfatta. Lui mi guardò male. «Ehm...scherzavo.»
Mi grattai la nuca. «Ma che ci fai qui?»«Ero venuto a prendere Alvaro come mi aveva chiesto e poi mi ritrovo davanti questo splendido bocconcino...» Rise. «Sarai la mia colazione immagino.»
«Sei pazzo! Non ti conosco nemmeno.» Dissi.
«Dai, ho notato come mi guardavi ieri. Devo ammettere che anche tu mi piaci molto.»
«Okay, si, sei carino, ma resta il fatto che sono fidanzata con Alvaro e non, ripeto NON, posso di certo venire a letto con te!» Incrociai le braccia al petto. «Ora, se non ti dispiace, torno dentro. Ho freddo.»
«Aspetta!» Mi fermò. «Lui pensa che era tua madre...ma io devo passarlo a prendere. Come si fa?»
«Aspetta qualche minuto e poi risuona.»
«Oh okay okay.»
Aprii la porta e tornai dentro, era freddissimo fuori.
«Cosa voleva tua madre?»
«Niente, niente, solo...voleva solo sapere se le avevo preso quelle pastiglie che mi aveva chiesto.»
«Ok, vieni a fare colazione? Io ho ancora qualche minuto prima che venga a prendermi Paulo.»
«No, credo che andrò a farmi una doccia. Ho la mattinata libera oggi, me la prendo con calma.»
«Come vuoi. Appena suona allora io vado.»
«Okay...»
Andai a fare la doccia e cercai di farla più lunga che potei in modo tale da evitare gli occhi dolci e innocenti di Alvaro. Non volevo tradirlo e tantomeno con il suo nuovo compagno di squadra.
[...]
Gli tirai giù i pantaloni e subito dopo le mutande, presi in mano il suo membro in erezione e lo portai alla bocca. Lo sentivo gemere ogni volta che lo toccavo.
Dopodiché mi saltò sopra e entrò dentro alla mia intimità. Era dannatamente bravo a fare sesso, lo devo ammettere.
Gemevo come non avevo mai fatto con Alvaro, era molto più bravo di Alvaro.Fece su e giù dentro di me, prima piano, poi sempre più velocemente, fino a che non venne dentro di me e, stremati, ci lasciammo andare, sdraiandoci sul letto, uno accanto all'altro.
«Quegli occhi dolci non si addicono al tuo modo violento di fare sesso.» Risi.
«Ridi ridi.» Rise anche lui. «Ti è piaciuto allora?»
«C'è bisogno di chiederlo?» Lo baciai, la mia lingua che si incontrava con la sua. «Vorrei passare ogni notte a fare sesso con te.»
«Anche io.» Sospirò. «Posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Perché dici sesso e non fare l'amore? Sì insomma...lo so che è presto per dirlo, ma è anche troppo volgare dire sesso.»
Lo guardai.
«Io e te non siamo né fidanzati né innamorati. Mettitelo in testa!» Mi alzai e mi rimisi i pantaloni, poi, subito dopo, anche la maglietta.
«Quindi non provi nulla per me?»
«Non è che non provo nulla. È solo che...» Chiusi gli occhi e pensai ad Alvaro: in quel momento mi sentii in colpa. «È solo che sto con Alvaro.»
Andai a prendere la borsa.
«Ora vado, ci sentiamo su whatsapp.»
«Mi dai almeno l'ultimo bacio?» Mi chiese.
«Uff...» Sospirai. «Okay.»
Ci baciammo e fu uno di quei baci che non vuoi finiscano mai. Le nostre lingue che si intrecciavano, le mie labbra sulle sue. Continuavamo a cercarci e subito dopo cercavamo di allontanarci e poi dimenticarci; il nostro era un "amore" proibito.
Mi staccai.
«Ora devo proprio andare.»
Uscii dalla porta d'ingresso, sbattendola.
[...]
Finalmente, l'attesissima domenica, era arrivata. Io e Alvaro eravamo in macchina e stavamo andando a fare un giro nel centro commerciale più grande di Torino, dove tutti avrebbero voluto fare foto, video, ecc ecc con Alvaro.
Io, sinceramente, odiavo questo genere di cose, odiavo avere la gente sempre intorno in qualsiasi parte in cui andavo; non potevo avere un attimo di privacy che BOOM tutti addosso!Ero appoggiata al finestrino dell'auto che pensavo ancora alla nottata passata con Paulo: la prima di una lunga serie.
La mano di Alvaro andò a posarsi sulla mia gamba, distogliendomi dai miei pensieri su Paulo.
«Ti vedo pensierosa. Tutto bene?»
«Eh? Si...si...» Scossi la testa.
«È un si o un no?» Rise.
«Si, sto bene.»
«Come dici tu...»
Continuò a guardare la strada...io lo guardai e mi sentii ancora più in colpa. Da quando era successo tutto con Paulo non riuscivo più a guardarlo negli occhi, continuavo a chiedermi se avessi dovuto lasciarlo o lasciare perdere Paulo; non sapevo qual era la cosa giusta per me. La cosa giusta da fare. Paulo mi piaceva molto, ma Alvaro? Lui era il mio fidanzato, non avrei mai potuto lasciarlo e basta, gli avrei spezzato il cuore. Lui mi amava davvero e non potevo fargli questo, non se lo meritava.
Arrivammo dentro il centro commerciale e, come previsto, tutti ci assalirono chiedendo foto e autografi. Io mi misi in un angolino ad aspettare che la folla se ne andasse, ma sembrava non finire mai quel flusso di gente continuo.
Aspettai quasi 1 ora e, alla fine, inviai un messaggio a Paulo.Sono al centro commerciale, vieni a prendermi.
Hai litigato con Alva?
No, ma sono qui da sola da un'ora mentre lui è impegnato a firmare autografi e a farsi foto con i fan. Oggi doveva essere il nostro giorno insieme.
Ho capito. Vuoi davvero che ti venga a prendere?
Si, mi manchi.
Sto arrivando.
Ti aspetto porcone.😂❤
😏😏😘
[...]
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Take me home...{Paulo Dybala}
Fanfiction«È una promessa?» Gli chiesi. «Si. È una promessa.» Rispose fermamente. [QUESTO LIBRO POTREBBE CONTENERE SCENE DI SESSO ESPLICITE!]