«Ehi, tutto bene?» Chiesi a Paulo sedendomi sull'erba accanto a lui.
Il sole era appena tramontato e, un rosso, misto ad un arancione, coloravano il cielo.«Si, tutto ok.» Mi sorrise. «È bello uscire per la prima volta, dopo tanto tempo, e vedere tutto questo. Mi fa sentire ancora meglio.»
«Sono felice che tu stia bene.» Mi persi a guardarlo, invece di guardare il panorama; che ci potevo fare? Tanto era già lui il mio panorama.
«Tu invece stai bene?»
Sospirai. «Se stai bene tu, certo...»
«Mi sembri ansiosa...c'è qualcosa che vuoi o che devi dirmi?»
«No, è solo che...» Avrei dovuto dirgli di quella sera che Alvaro stava per picchiarmi in mezzo alla strada. Avrei dovuto dirgli cosa era successo, ma era passato troppo tempo...che importanza avrebbe potuto avere? «È solo che sto aspettando una chiamata.» Mentii.
«Di chi?»
«Mia madre.»
«Ah, ho capito.» Tornò a guardare il tramonto.
Cazzo come mi dispiaceva mentirgli, mi faceva sentire una merda. Non si poteva mentire a un viso angelico simile, no. Era una cosa praticamente impossibile.
«Paulo...»
«Hmm?»
«Devo dirti una cosa, non posso più nascondertela...credevo di sì, ma no.»
Si girò a guardarmi. «Dimmi.»
Presi un respiro profondo. Chiusi gli occhi.
«Sei incinta?» Urlò all'improvviso.
Spalancai gli occhi. «Cosa?? NO!»
Rise. «Dai, dimmi...»
«Uff...ti ricordi quella sera...quella in cui tu hai fatto l'incidente?»
«Certo che me la ricordo.» Sospirò. «Cioè...qualcosa qua e là. Ma cosa c'entra?»
«Quella sera...prima che arrivassi da te e che sapessi del tuo incidente...ero con Alvaro e...stavamo litigando.» Rimase zitto ad ascoltarmi. «Stavamo litigando di brutto, lui mi ha messo le mani addosso e mi ha fatto del male, tanto male.» Sospirai. «Non ti ho detto nulla prima, perché stavi male più te di me e avevi bisogno di tranquillità assoluta e non delle mie sciocchezze. Quindi scusa se te l'ho tenuto nascosto, ma l'ho fatto solo per il tuo bene. In ogni caso, io e Alvaro abbiamo fatto pace adesso ed è tutto risolto.»
Tornò, per la millesima volta, a guardare il tramonto e non disse nulla per i primi 20 secondi.
«Avresti dovuto dirmelo.»
«No! Non avrei dovuto e non l'ho fatto, ormai è troppo tardi per rimpiangere quello che è stato o non è stato fatto. Sono stanca di guardare sempre al passato e di pensare sempre ad Alvaro e a tutto il male che mi ha fatto! Io voglio pensare solo a noi due, Paulo, solo a noi due.»
«Andiamo a casa...»
«Sei arrabbiato?»
«Con te?» Sorrise. «Non potrei mai esserlo. Andiamo a casa adesso, ho bisogno di sdraiarmi su un comodo materasso.» Rise.
«Ai suoi ordini capitano.» Lo baciai.
[...]
Ordinammo una pizza e, davanti al divano, guardammo Batman vs Superman.
Il suo braccio attorno al mio collo, la mia testa sulla sua spalla, la pizza sulle gambe...era tutto così romantico (nei limiti del romanticismo ovviamente).
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Take me home...{Paulo Dybala}
Fiksi Penggemar«È una promessa?» Gli chiesi. «Si. È una promessa.» Rispose fermamente. [QUESTO LIBRO POTREBBE CONTENERE SCENE DI SESSO ESPLICITE!]