Capitolo 15
«Paulo?» Rientrai a casa dopo aver parlato con il ragazzo misterioso consigliere.
Richiusi la porta e con gli occhi provai a cercare delle ombre proveniente da stanze, ma nulla.«Paulo?» Ripetei. «Sei a casa?»
Ad un certo punto sbucò; era lì, davanti a me, mi guardava e nel frattempo si sistemava la cintura.
«Sei tornata.» Sorrise.
Mi infuriai. «Cosa hai da ridere eh? Ti sbatti Antonella sullo stesso letto in cui ti sei sbattuto me? E ridi? Io spero per te che ci sia una spiegazione per tutto questo altrimenti...» Gli misi un dito davanti alla faccia, ma in quello stesso momento me lo prese e si portò tutta la mano all'interno dei pantaloni.
«Altrimenti cosa?» Sghignazzò.
Io tolsi la mano bruscamente.
«Non mi vedrai mai più.» Scossi la testa. «Ah giusto, tanto a te che te ne frega no? Un bel niente! Mi hai usata per portarmi a letto, ma di me e dei miei fottuti sentimenti te ne sei fregato! Tu, Alvaro...siete uno peggio dell'altro! Siete tutti dei cretini!» Presi fiato. «Hai 3 secondi per dirmi che cazzo è successo dopodiché, se non lo farai, me ne andrò.»
Abbassò la testa e la scosse, per poi tornare a guardarmi negli occhi subito dopo. Erano occhi da angelo, occhi che non avrebbero mai potuto fare del male a qualcuno, ma solo del bene. Erano occhi che fregavano, eccome se fregavano.
«Non ti ho tradita, non è niente di quello che hai detto tu...Antonella mi ha ricattato e io ho fatto quello che voleva. Fine della storia.» Detto questo se ne andò in cucina, lasciandomi lì come una scema.
«Tu non stai bene.» Lo seguii. «Non riuscirò mai più a guardarti nello stesso modo in cui ti guardavo una volta.» Lui non si girò nemmeno a guardarmi, continuò a fare quello che stava facendo. Una lacrima cadde dalla mia guancia e andò a finire sul pavimento.
«Sii felice con Antonella, me ne vado.»Corsi di sopra a fare le valigie e lui mi corse dietro gridando.
«Dove vai?» Mi chiese. Io continuavo a mettere roba dentro alla mia valigia, non gli davo importanza come aveva fatto prima lui con me.
«Mi rispondi?» Insisté. «ALLORA!?» Mi prese per un braccio e mi voltò verso di lui.
«Me ne vado, te l'ho già detto.» Risposi fredda.
«DO-VE?» Scandì le ultime due lettere.
«Lontana da te e non provare a seguirmi.» Guardai il mio braccio che era ancora stretto dalla sua mano. «E mollami.» Lui mollò subito la presa.
«Quindi mi lasci così?» Mi chiese. «Non mi credi?»
Non risposi; continuavo a fare le valigie.
«Io ti amo Faby. Cazzo...»
Presi le due valigie e iniziai a portarle di sotto, lui continuava a seguirmi in giro per la casa e a pregarmi di non andare via. Alla fine, quando andai verso la porta di uscita, presi le chiavi della macchina e mi girai a guardarlo. Stava là e mi guardava con uno sguardo triste, amareggiato, colpevole...
«Io...» Provai a trattenere le lacrime. «Lei ti merita sicuramente di più.» Sbattei la porta e andai alla macchina, piangendo.
[...]
2 mesi prima...
Erano due mesi che non parlavo con Paulo. Lui non aveva provato a chiamarmi, a mandarmi un messaggio, proprio come gli avevo chiesto. Stavo seduta al tavolino di un piccolo bar del centro e sorseggiavo il mio caffè, quando vidi entrare Alvaro con una ragazza bionda.
Appena mi vide abbassò lo sguardo, senza nemmeno salutarmi. Io mi sentivo profondamente ferita; a lei stava dando tutte le attenzioni che a me non aveva mai dato...allora era vero: il problema ero io.[...]
Paulo's POV
Caro Paulo,
Grazie. Grazie per avermi mostrato come amare. Grazie per avermi fatto vedere tutto il bene che non ero mai riuscita a vedere in me stessa. Grazie per avermi amata e per avermi fatto amare te. Grazie per tutti i ricordi, i sorrisi, i baci, gli abbracci, le lacrime. Grazie per ogni singolo "ti amo" che è uscito dalla mia bocca ed è entrato nelle tue orecchie. Grazie per avermi regalato le giornate più felici e belle della mia vita...grazie per oggi.
Non so come dirtelo, ma...sono finita.
Io solo...non posso continuare ad annegare in questo mondo di rammarico e tristezza. Ansia e morte. Non posso continuare ad annegare quando non c'è nemmeno acqua.
Avrei dovuto farlo prima, ma ho voluto aspettare.
Aspettando te. Volevo che il mio ultimo giorno da viva fosse il giorno più bello che ho avuto da viva. Adesso posso annegare per la mia strada. Pacificamente e felicemente nell'acqua.
Ti chiedo scusa se ti ho fatto del male, ma adesso puoi andare ed essere felice con un'altra persona felice. So che c'è una ragazza là fuori che ti ama quando ti amo io. Per favore tienila stretta, non lasciarla andare, dille che la ami.
Adesso è l'ora di andare per me, sarò con mio padre...annegando felice, ti amo Paulo.
Con amore la tua strana, spezzata, sciocca, ex fidanzata.
~FabyAvevo trovato questa lettera sul mobiletto all'entrata...era da parte della Fabiana. Mi chiedevo cosa volesse dire tutto quello. Aveva deciso di suicidarsi? Per colpa mia...?
Sentii delle gocce d'acqua cadere per terra: provenivano dal bagno. Appena entrai quello che vidi era orrendo: Faby era stesa per terra, senza vita, l'acqua tutta intorno a lei. Si era affogata, ed era stato per colpa mia. Provai a rianimarla, a farle la respirazione bocca a bocca ma nulla, allora chiamai l'ambulanza che, appena arrivò, la portò subito in ospedale.
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Take me home...{Paulo Dybala}
Fiksi Penggemar«È una promessa?» Gli chiesi. «Si. È una promessa.» Rispose fermamente. [QUESTO LIBRO POTREBBE CONTENERE SCENE DI SESSO ESPLICITE!]