Cap. 5 - Furbizia e inganno

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In poco più di mezz'ora sono a casa. Ho camminato per buttare fuori l'energia, per sfogarmi, ma anche per pensare al comportamento di Fabio, che negli ultimi giorni si è fatto strano. Mi sta più vicino di Selene a momenti. Ricevo un sacco di occhiatacce per questo, solo perché gli rimango accanto. Perché parliamo del più e del meno.
Ma anche Luc non scherza. Voglio dire, ci conosciamo solo da ieri sera, ma trattarmi così non ha il minimo senso. Prima maleducato, poi gentile e poi ancora maleducato. Non lo capisco.
Entro in casa e il silenzio mi assale. I mie genitori sono ancora al lavoro. Con lentezza salgo le scale e mi chiudo in camera, mettendo un cd dei Muse nel lettore.
Parte undisclosed desires, la mia canzone preferita.

I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognize your beauty is not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart

Le sento dentro queste parole e per qualche strano pensiero che mi frulla in testa mi fanno venire in mente Luc. Sono parole che sembrano descriverlo molto bene, però mi piacciono e le faccio mie. Comincio a muovermi per la stanza, non ballando, perché sono un'incapace, ma muovendo i fianchi e alzando e agitando le braccia. Chiudo gli occhi e cerco di seguire il ritmo, anche se è molto particolare.
Un tuono mi riscuote dal mio torpore e mi accorgo che sta diluviando. I fulmini serpeggiano nel cielo, come aquile sulla preda. Apro la finestra per far entrare il rumore della pioggia e dei tuoni, poi cambio musica. Accendo il PC e trovo YouTube pronto ad aspettarmi, con la musica che uso di solito per studiare. Il concerto per pianoforte numero due di Rachmaninoff esce dagli amplificatori posizionati negli angoli della stanza e la melodia prodotta dal pianista mi tranquillizza, quindi comincio a ondeggiare per la camera, seguendo il ritmo. È meraviglioso lasciarsi andare ogni tanto.
-Ora sono sicuro che in te ci sia qualcosa di strano, ma devo ancora riuscire a spiegarmi che cosa.-
Mi irrigidisco. In un secondo afferro l'arma più vicina a me, una delle katane che tengo attaccate al muro. La sfilo dalla custodia e la punto contro l'intruso in camera mia.
Luc.
Che se ne sta appollaiato con grazia sul davanzale interno della finestra.
A momenti lo infilzavo, l'idiota.
Lui spalanca gli occhi e alza le mani in segno di resa.
-Si può sapere che problemi hai? Sei uno psicopatico! Come hai fatto a entrare?- E addio alla mia facciata di calma che stavo cercando di riconquistare con fatica. Luc ha l'incredibile talento di farmi uscire dai gangheri in un nanosecondo
-La finestra era aperta, come pensi che sia entrato?-
-Perché per te è normale entrare dalla finestra. A casa mia gli sconosciuti non entrano da lì. Bussano alla porta.-
Alza un sopracciglio ma non commenta.
-Puoi abbassare la spada per favore? Sei inquietante.-
Sbuffo e lo guardo minacciosa. -Senti chi parla. Sei per caso uno stalker, un serial killer o altro? Perché sono gli unici a fare questo genere di idiozie.- Gli faccio notare senza abbassare la spada dal suo petto, per fargli capire che non mi fido di lui.
-Il tuo fidanzato potrebbe fare una cosa del genere.- Ammicca e sposta con le dita la punta della spada dal suo corpo, per entrare in camera mia come se fosse sua. Nonostante abbia spostato la spada la riporto di nuovo contro di lui.
-Non ho il ragazzo, spiacente. E poi fammi capire. Piove e non sei bagnato. Come hai fatto a scalare la parete?-
-Sono incredibilmente atletico.
-Si, certo. Ma ti manca la modestia.- Sono il ritratto dell'imperturbabilità in questo momento. Ho accettato il fatto che sia entrato così, ma non gliela farò passare liscia.
-Cosa vuoi da me, si può sapere?- Luc si avvicina lentamente, senza staccarmi gli occhi di dosso. Sono ipnotizzata da lui e la cosa non mi piace neanche un po', come un serpente che gioca con il topo. Ogni suo piccolo gesto esprime raffinatezza e sicurezza, i gesti regali simili a quelli di discendenti di famiglie molto ricche e potenti. Visto che non ho ancora abbassato l'arma lo fa lui, poggiando una mano affusolata sulla lama e spingendola in basso.
Me la toglie agilmente di mano e la sposta lontano da noi, poi mi costringe a retrocedere verso il letto, senza lasciarmi via di scampo. La finestra è chiusa e non riuscirei  comunque a saltare dal secondo piano e la porta è il più lontano possibile da me.
Non ha detto una parola, mi ha solo guardata negli occhi ed è come stare sotto incantesimo. La mia mente è contraria, ma il corpo non ascolta.
Mi sdraio sul letto e lui mi segue, mettendosi a cavalcioni su di me. Il suo corpo sul mio mi fa scaldare, ma rimango immobile. Mette le mani ai lati della mia testa e mi guarda. Non so cosa stia cercando di vedere, ma la sua espressione rimane la stessa anche dopo un paio di minuti. Il mio corpo traditore comincia a formicolare, sotto il suo.
-Cosa vuoi?- Gli ripeto.
-Perché hai baciato Fabio?- Chiede con voce inespressiva.
Rimango in silenzio. Tante domande mi girano in testa, ma non so se farle e ottenere delle risposte che non voglio, oppure giocare di furbizia per vedere fino a che punto arriva. Quello che mi sorprende è che mi abbia fatto una domanda del genere.
-Avresti qualche problema?-
Stringe gli occhi. -No, direi di no.-
Però il fastidio permea la sua voce e la sua espressione.
-Chi è il geloso adesso? Ti comporti da fidanzatino anche se non sei nessuno per me.-
Mi ride in faccia. -Io non sono geloso proprio di nessuno, piccolo corvo.- Mi fa scorrere una mano nei capelli, accarezzandoli e girandoseli tra le dita.
Si vede benissimo che il gesto di Fabio gli ha dato fastidio, ma non ha il motivo per diventare geloso o vantare non si sa quale pretesa su di me.
Non so perché mi sento quasi in obbligo di rassicurarlo. Intraprendo una discussione con la mia volontà, e alla fine vince la parte rassicurante. Da questo si capisce che sono una causa persa.
-Non l'ho baciato.-
Vedo un barlume di sollievo farsi largo sul suo viso angelico, per poi essere oscurato subito dalla rabbia. Con tutte le ragazze che potrebbe avere, si preoccupa di me. Ci saranno un sacco di esseri di sesso femmine e anche maschile di tutte le età che farebbero carte false per passare del tempo con lui. Io che ho questo privilegio però non ne sono così entusiasta.
-È stato lui a baciarti.- Annuisco.
-Anche se stiamo dalla stessa parte giuro che prima o poi lo uccido.- sussurra ad occhi chiusi.
Lo rassicuro ancora. -Era un bacio sulla guancia, Luc. Non c'è mai stato niente tra di noi; Fabio è sempre stato un buon amico per me.- Non so in che modo sono riuscita a evitare di arrossire e mettermi in imbarazzo da sola ripensando alla scena di oggi, ma se ce la faccio, meglio così.
Luc alza lentamente le palpebre e rivela due pozzi senza fondo in cui potrei perdermi.
-Spiegami perché vi ho visti a terra che scherzavate come due fidanzatini, allora.- È teso e questa tensione si estende al suo corpo, che si irrigidisce contro il mio. In questo momento assomiglia vagamente a un blocco di marmo.
-L'ho provocato.- Rido del ricordo del muffin rubato.
-Tu? Tu hai provocato Fabio?- Sembra curioso adesso.
Il problema è che il suo corpo, che si è rilassato, a contatto col mio sembra reagire a ogni suo minimo movimento e questa cosa mi infastidisce parecchio, quindi cerco di distrarmi.
-Si stava mangiando ciò che mi aveva offerto. Non si fa Luc. È da maleducati.- Rido ancora, perché non riesco a smettere se penso alla faccia esterrefatta di Fabio.
-Come è da maleducati entrare in casa di altri senza bussare, farli spaventare e prendersi certe libertà come stai facendo tu adesso. Quindi levati di dosso.- Lo ammonisco.
Non accenna a spostarsi di un millimetro, anzi. Si sfrega contro di me, lentamente. Il mio corpo è evidente che lo desideri, ma il mio cervello è contrario.
-Ti piace, non è vero piccolo corvo?
-Smettila.- la voce mi esce strozzata mentre con le mani cerco di allontanarlo da me. Oltre ad essere imbarazzata, quello che dovrebbe essere piacere di trasforma in fastidio e paura. Mi blocca i polsi sopra la testa con una mano, mentre l'altra scivola tra i seni, sulle costole e sui fianchi. Mi balena in mente un'idea, anche se non so quanto possa funzionare. E sopratutto se ho il coraggio di farcela, però potrebbe essere l'unico modo per liberarmi di lui.
Prendo un bel respiro e seguo il mio corpo. Allaccio le gambe ai suoi fianchi e assumo un'espressione che spero sia maliziosa.
I suoi occhi si illuminano leggermente, come se pensasse di aver vinto. Faccio per alzare una mano, ma mi guarda male, così con uno strattone gli dimostro che voglio solo mettere la mano tra i suoi capelli, e così faccio. Sono veramente morbidi come immaginavo. Il cuore mi batte all'impazzata e spero che non se ne accorga, perché palesemente quello che provo non è desiderio.
Finalmente mi libera, così riesco a tirare il suo viso più vicino al mio. All'ultimo secondo, prima che riesca a mettere le labbra sulle mie, affondo il viso nel suo collo, inspirando il suo profumo. E per essere l'odore della sua pelle è parecchio particolare, visto che non sembra essere una colonia o un dopobarba. Ha un profumo di arance misto a cannella e cioccolato. Tutte cose che mi piacciono. Chissà perché non me ne sono accorta prima.
Si immobilizza e io mi rilasso un po', forse anche grazie al suo odore. Muovo il naso su e giù lungo il suo collo e decido che voglio vedere una sua reazione. Gli lascio un paio di baci sulla pelle bollente e sospira. Si rilassa quel tanto che mi serve per ribaltare la situazione. Ora sono io a cavalcioni su di lui. Posizione perfetta. Se allungo una mano posso prendere il pugnale che tengo sul comodino. Mi muovo con cautela e utilizzando la sua distrazione a mio vantaggio gli punto il pugnale alla gola. Spalanca gli occhi, ma poi sorride.
-Cosa pensi di fare, Paris?-
Affondo la lama finché non vedo uscire delle gocce di sangue. So che potrei finire in qualche controversia legale solo per il fatto di avergli puntato un coltello alla gola e quello che stai facendo non è giusto legalmente parlando, ma io mi sento minacciata da lui. Non ho intenzione di farmi prendere in giro da Luc, tengo in conto l'avvertimento di Selene e persino quello di Fabio.
Mi alzo dal letto e invito lui a fare altrettanto. Cammina all'indietro per via del pugnale e lo faccio retrocedere fino alla porta di casa.
-Sei mia Paris.- Ride sprezzante.
-Fai silenzio. Io non appartengo e non apparterrò mai a nessuno.- Sono confusa e arrabbiata e smarrita. Tutte le cose che dice per me non hanno il minimo senso e mi sta venendo il mal di testa. Ho solo voglia di urlare.
-Tu ancora non lo sai, ma sei già dei nostri.-
Con un gesto che riesco a malapena a vedere, ma lo sento benissimo, mi prende la testa e me la sbatte contro il muro. Giusto un paio di volte e in modo violento. Credo di aver perso conoscenza dopo la seconda botta violenta e così il buio mi avvolge nelle sue braccia accoglienti.

Lucifero - l'altra metà del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora