Cap. 13 - Abisso

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Non posso credere che Lucifero mi sia entrato così sottopelle, come un veleno. L'immagine di lui e Megan è stampata a fuoco sulle mie retine e vorrei tanto della candeggina per cancellarla dal mio cervello.
Ripensando a loro due sento una spiacevole sensazione strisciarmi addosso e avvolgermi nelle sue spire, proprio uguale al serpente che quella stronza ha tatuato sul braccio. È come se non volessi vederlo insieme a lei perché so che è qualcuno di cui non ci si può fidare.
Montano in me anche la rabbia e la confusione. Vorrei che Megan sparisse. Mi infastidisce il tentativo di baciarmi di Lucifero, il salvataggio da parte sua e infine per coronare il tutto si porta a letto quella serpe? O forse per lui non sono altro che un passatempo molto divertente da infastidire quando gli va.
È ovvio che sbaglio io. Devo essermi infatuata di lui più di quanto pensassi e Cameron aveva ragione.
Cammino verso la porta da cui è uscito prima e la spalanco.
Vengo accolta dal buio e da una serie di fiaccole incastonate nella pietra. Il corridoio è lungo e silenzioso, come quello opposto. Si sente solo il rumore dei miei passi; infine mi ritrovo un'altra porta davanti. Certo che quaggiù amano le porte, sono ovunque. Appena la apro il bagliore del fuoco, anzi, di migliaia di fuochi, scotta la mia pelle. Fa caldissimo qui fuori e non so dove andare.
Strizzo gli occhi e mi accorgo che quelli che ho davanti sono alberi. O meglio, alberi morti che bruciano senza consumarsi e che agitano i loro rami in un vento invisibile. Le fiamme si propagano verso l'alto e sembra quasi di stare in mezzo a un rogo. Procedo a passo svelto e mi addentro in questo bosco di fuoco e fiamme. Per curiosità tocco uno dei tronchi e lo trovo freddo, faccio scorrere una mano sul legno ruvido e lo guardo bene. Credo di vedere un viso dentro a tutti quegli intarsi. Un viso piuttosto raccapricciante a dire il vero. È stravolto in un'espressione di puro dolore mentre quello dell'albero accanto urla, con la bocca e gli occhi spalancati. Tiro via la mano e sussulto. Mi vengono i brividi, questo posto è veramente da psicopatici, peggio di una casa degli orrori.
Chi sono queste persone? Che cosa gli è successo?
Un rumore mi distrae, così mi affretto a sparire dal posto in cui mi trovo. E se qualcuno dovesse beccarmi e riportarmi dentro con la forza?
Cerco di non farmi distrarre dagli alberi, continuando a camminare in avanti.
Voglio uscire da questo posto, ora più che mai. So che ho promesso di rimanere qui, ma al momento vorrei rivedere i miei genitori, sapere come stanno, farmi abbracciare e coccolare e avere un po' di libertà da tutto ciò che riguarda l'Inferno.
Incespico in avanti e il bagliore che producono gli alberi viene sostituito da un accumulo di pietre grigie. Alzo lo sguardo e mi accorgo che le pietre non mi permettono di vedere ciò che c'è oltre, così comincio ad arrampicarmi. Il vestito non mi dà tanto fastidio visto che davanti è più corto rispetto al retro. Fortunatamente le pietre sono enormi ed è facile salirci sopra e destreggiarsi tra di esse. Appoggio una mano sul masso sopra di me, metto un po' di forza nelle braccia e mi tiro in su. Sono riuscita a salire e quello che vedo è sconvolgente.
Un abisso nero e senza fondo, come se fosse il letto di un fiume, circonda gli alberi di fuoco e il palazzo di Lucifero che da questa altezza si vede molto bene. Non pensavo di aver fatto una strada in salita o forse l'Inferno ha delle regole che vanno oltre la fisica, come per il giardino.
Quassù regna un silenzio strano, inframmezzato solo dal crepitio del fuoco degli alberi, mentre dal baratro sottostante sento delle voci fioche, quasi dei sussurri o dei bisbigli, ma scommetto che laggiù sono urla, imprecazioni, e sofferenze atroci.
Come faccio ad attraversare quest'oscurità? Devo arrivare dall'altra parte, dove mi attendono altre rocce, in una posizione più elevata.
Il mio sguardo vaga sulla strada che devo percorrere e si sofferma su un ponte, piantato saldamente alle estremità con delle corde molto spesse. Mi avvio in quella direzione, sperando che nessuno mi veda e mi riporti indietro a palazzo, in modo da evitare Lucifero il più possibile.
Lo strozzerei con le mie mani, ma mi sento anche ferita, perché pensavo che mi desiderasse. Sono proprio una sciocca.
Appoggio male un piede su una roccia acuminata e questa si sposta, facendomi cadere verso destra, nel baratro.
Sento un dolore affilato che mi prende tutto il polpaccio, mentre il respiro si mozza quando mi accorgo che sto andando giù e non riesco ad aggrapparmi in tempo. Morirò di una morte stupida per essermi comportata come una bambina gelosa a cui hanno portato via il giocattolo.
-Presa!-
Una voce triste e malinconica si fa strada nel mio cervello accecato dal terrore. Cameron.
Mi ha afferrata per un braccio, con i piedi si tiene ben ancorato a terra e cerca di aiutarmi a rialzarmi.
-Forza! Aggrappati con l'altra mano.-
Faccio quello che mi dice e in poco tempo sono tornata coi piedi per terra e non più penzoloni nel vuoto. Tremo come una foglia e ho il respiro talmente corto che ho paura di svenire seduta stante.
D'impulso lo abbraccio e lo stringo forte. È già la seconda volta che un demone oggi mi salva la vita. Cerco di fare respiri profondi per calmarmi e pensare che sono al sicuro, anche se ormai la sicurezza è qualcosa di sopravvalutato.
All'inizio Cameron rimane fermo con le braccia lungo i fianchi, poi mi accarezza i capelli e mi stringe la vita. Affondo il viso nel suo collo respirando profondamente. Profuma di mare e di legno da camino, un mix strano ma avvolgente.
-Grazie per avermi salvata Cameron.- Bisbiglio, la voce ancora tremolante.
-Ogni volta che avrai bisogno di me sai dove trovarmi.- Utilizza a modo suo le parole che ho usato prima con lui e mi fa piacere.
All'improvviso un lampo di un celeste così puro da ricordare il cielo d'estate si fa largo nel suo mare, insieme a un uccello con le ali bianche in lontananza. Sento la gioia provenire da Cameron, ma non riesco a spiegarmi queste immagini. Ma non c'è solo la gioia, anche la nostalgia e la malinconia sono presenti e col passare dei secondi il suo mare ritorna freddo e scuro.
All'improvviso si stacca borbottando un: -Ma che cavolo?!-
Si solleva leggermente la maglietta bianca sul fianco e noto il tatuaggio di un gattino nero sull'osso del bacino. Il tatuaggio prende vita sotto i miei occhi spalancati e con estrema lentezza si stiracchia, allungandosi e uscendo dalla sua pelle ambrata. Atterra con grazia ai suoi piedi e fa le fusa in modo vistoso, appoggiando le zampine sui jeans e conficcandoci gli artigli minuscoli. Sento gli occhi bruciare per qualche secondo, così li tengo puntati a terra dove c'è il micio che gironzola intorno a Cameron. Solo quando mi passa il bruciore oso rialzare la testa. Non voglio che mi consideri stramba.
Lui si gratta la nuca e osserva il paesaggio intorno a sè, alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Si abbassa e lo prende in braccio, la testolina del micio che struscia contro le sue dita.
Non posso fare a meno di contemplarlo, con quegli occhi azzurri dal taglio triste e i capelli color sabbia che gli scivolano sul viso.
Alla fine anche l'anima di Cameron mi è stata svelata ed è comparsa la sua parte animale, un piccolo gatto nero che fa le fusa come se fosse un trattore.
Quindi ogni peccato ha un animale che lo rappresenta. Lucifero ha l'aquila, Cameron il gatto e Megan il serpente; chissà gli altri che animali possiedono.
Ritorno in me ascoltando il gatto che, per essere così piccolo si fa di certo notare, fa le fusa.
Devo ammettere che sono un'accoppiata vincente questi due, ti basta guardarli per capire di cosa stai peccando.
Cameron fissa gli occhi nei miei, si schiarisce la voce e dice: -Paris ti presento Sirio, la mia metà animale.-
-Posso?- Con voce titubante allungo una mano verso il musetto del gatto mentre Cameron annuisce. Sirio mi annusa le dita e poi ci si sfrega contro.
-Non so cosa gli sia preso. Non si manifesta quasi mai.-
-Magari è la mia presenza...- Propongo come teoria.
Si acciglia. -Non credo, è strano e inusuale. Ma d'altronde chi non lo è quaggiù?-
Ridiamo insieme poi mi ritorna in mente che voglio andarmene da qui.
-A proposito di quaggiù, tu sai come si fa a uscire?- Gli chiedo.
-Perché lo vuoi sapere? E perché dovrei dirtelo?- Assume un'espressione di indifferenza, al quale non so come rispondere. Dopotutto appartiene a questo posto e io sono una novellina, non avrei dovuto chiedergli le indicazioni per una cosa del genere. Sicuramente Lucifero lo verrà a sapere e io sarò fregata ancora una volta.
Passa qualche attimo di silenzio poi Cameron comincia a camminare verso il ponte.
-Hai visto Lucifero, giusto?- Mi chiede con voce triste.
-Io... Si.- Non c'è motivo di nasconderlo. Lo vedo annuire e procedere in avanti.
Il suo passo è lento e calmo, così posso stargli accanto senza dovergli correre dietro.
-E non ti è piaciuto ciò che hai visto.-
-No. Per niente. Ora capisco cosa volevi dirmi prima.-
Gli racconto la scena e lui alla fine sospira.
-Lucifero è fatto così. Prendere o lasciare. Però seguimi. Ti porterò all'uscita.-
Alzo le sopracciglia e lo guardo meravigliata. Perché sta facendo questo per me? Non dovrebbe cercare di tenermi qui in ogni modo possibile? -Perché lo fai? Potresti essere punito.-
Cameron fa spallucce. -Peggio di così non possono fare. Ho già il mio fardello da sopportare, non credo che Lucifero si preoccuperà. E poi tu non hai avuto scelta, proprio come me. Ma ti voglio aiutare. Trova il tempo per capire da che parte vuoi stare veramente Paris. Con noi o contro di noi.-
Queste sono parole troppo buone per un demone, o forse i miei pensieri stanno partendo per la tangente perché sono stanca e stressata e ho appena rischiato di morire. Magari il fatto che sia il peccato d'Accidia lo rende più saggio su certe questioni e io sono solo una povera scema, perché non so se accettare la sua via d'uscita o restare qui.
Mi guarda intensamente per poi farmi cenno con la mano di camminare davanti a lui. Ormai la decisione pare presa: si va avanti. Pian piano nel silenzio ci avviciniamo al ponte e siamo pronti per passare dall'altra parte.

Lucifero - l'altra metà del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora