Cap. 12 - Confessioni

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Non appena esco dal giardino mi dirigo in camera mia, ma qualcuno mi ferma. Qualcuno che è ubriaco oltre ogni dire, ovvero Fabio. Si aggrappa a me e borbotta sottovoce. Seth pare infastidito e vola via, per appollaiarsi sulla sedia di Lucifero.
-Cosa?- Non riesco a sentire quello che dice così mi inclino verso di lui.
-Volevo parlare con te.- Biascica.
-Okay... ti ascolto.- Sto per aiutarlo a sedersi sulle scale ma perde improvvisamente l'equilibrio e in un attimo siamo per terra, aggrovigliati come lucine per l'albero di natale. Non si accorge che i miei vestiti sono fradici e continua imperterrito a tirare nella parte opposta, che non ci permette di scioglierci.
-Uh, sei pesante ragazzo mio, mi stai schiacciando una gamba e un braccio.-
Riusciamo a districarsi con un po' di fatica e alla fine mi tolgo anche le scarpe, che hanno fatto il loro tempo infastidendomi per tutta la serata.
-Scusa...- È carino quando biascica e tra l'altro ha un sorriso da bambino sulla faccia. Mi viene voglia di strizzargli le guance, ma non sarebbe il massimo.
-Ti porto in camera tua, va bene?- Muove la testa in modo sconnesso ma suppongo che possa voler dire sí. Gli faccio passare un braccio sulla mia spalla e ne stringo uno sulla sua vita, in modo da tenerlo in piedi, sperando che non cada un'altra volta trascinandomi con sè.
Salire le scale a piedi nudi non è male, visto che il tappeto è morbidissimo, ma avere un peso maschile addosso che non coopera non è il massimo. A furia di passi strisciati, imprecazioni e inciampi vari, riusciamo ad arrivare alla sua stanza. Appena entriamo lo aiuto a raggiungere il letto, dove si lascia cadere in modo pesante. Batte la mano accanto a sè per indicarmi di sedermi accanto a lui. Lo accontento e subito si sposta dalla sua posizione per appallottolarsi contro di me, con la testa e un braccio sulle mie gambe. Mi vuole impedire di andarmene e rido.
-Guarda che non vado via... hai detto che dovevamo parlare, no?-
-Io... mi dispiace per tutto quello che è successo, non voglio che tu finisca per odiarmi.- Sembra riacquistare lucidità molto velocemente, visto che le parole sono ben scandite, anche se parla piano.
-Non sono capace di odiare le persone Fabio. Non è mai successo in tutta la mia vita e dubito che comincerò adesso.-
-Ma pensavo... Dopo quello che hai sentito quando sei arrivata qui... Pensavo che non volessi più avere a che fare con me.- Gli trema la voce e mi fa preoccupare. Qualcosa di bagnato mi cade sulla gamba e capisco che sta piangendo.
-Ehi ehi, va tutto bene, sono qui.- Gli accarezzo i capelli per cercare di calmarlo un po'. Ogni tanto il suo corpo sobbalza, ma alla fine smette.
-Sai, mi ricordi molto mia sorella maggiore, prima che morisse e io diventassi quello che sono adesso. Era sempre gentile e mi aiutava ogni volta che avevo bisogno di lei. Mi accarezzava anche lei i capelli quando mi sentivo triste e poi tutto tornava normale.- Mi dispiace sentire una cosa così triste e non voglio vederlo soffrire, ma non so cosa fare.
-Quindi a scuola ti sei avvicinato a me perché assomiglio a tua sorella?- Gli chiedo con gentilezza, continuando a passare le dita tra le ciocche folte dei suoi capelli.
-La prima volta che ti ho visto sono rimasto paralizzato in mezzo al corridoio. Pensavo che sarei morto se non ti avessi chiesto scusa e non ti avessi tenuta stretta. Vedi, è stata colpa mia se Agnes è morta... Stavo morendo di fame, ero ammalato e non potevamo permetterci praticamente niente che non fosse pane raffermo e minestra riscaldata. Mia sorella uscì di casa cercando di fare qualche soldo facile per prendermi delle medicine. Faceva la domestica, aiutava nelle consegne, tutto quello che le capitava per le mani. Sono rimasto steso a letto per settimane con una febbre che non mi permetteva di fare niente e mangiavo a malapena. Ero diventato uno scheletro e mia sorella stava impazzendo dalla preoccupazione. Un giorno chiese in prestito al suo padrone una piccola somma di soldi per comprare le medicine che mi avrebbero aiutato a guarire. Ma il suo padrone le chiese qualcosa di cento volte peggiore in cambio. La violentò, la ridicolizzò e poi la uccise. Dopo qualche giorno morii anche io di stenti. Lucifero mi diede una scelta...- Fabio ricomincia a piangere e mi si stringe il cuore. Lo stringo a me e gli do un bacio sulla fronte.
-Io sono qui, non me ne vado. Ero solo un po' arrabbiata e delusa, ma ho deciso di restare qui e non me ne andrò. Sono tua amica e lo rimarrò fino alla fine.- Sussurro con delicatezza.
Fabio si rilassa pian piano tra le mie braccia e sento il suo respiro farsi più pesante.
Ripenso a tutta la storia che mi ha raccontato e divento una bestia. Come si può essere così senza cuore quando una persona viene a chiederti aiuto per il fratello che sta morendo? Il mio corpo si scalda in fretta e la voglia di ammazzare lo stronzo che ha ucciso sua sorella con le mie stesse mani infuria dentro di me.
-Sei così calda e morbida...-Borbotta a occhi chiusi. Credo che sia ancora mezzo addormentato. Mi guardo intorno e vedo una coperta piegata sopra un cassettone sotto una finestra sbarrata da assi di legno. Non mi faccio domande inutili e mi alzo lentamente per andare a prendere la coperta.
-No, non andare via...- Mi implora.
-Prendo solo una coperta.- Bisbiglio. La afferro e lo copro per bene, poi mi risistemo accanto a lui. Si accoccola ancora contro di me, ma questa volta lo sento russare in modo distinto.
Dovrei farmi una doccia e riscaldarmi un po', ma non vorrei che si risvegliasse dato che dorme così profondamente. Chiudo per un attimo gli occhi perché alla fine la stanchezza mi ha assalito e mi risveglio dopo non so quanto tempo sdraiata sul letto con Fabio che palesemente mi ha preso per un cuscino, perché è svaccato su di me. Con delicatezza mi sposto e scendo dal letto, senza che lui si svegli.
Sto quasi per uscire dalla stanza che lo sento mugugnare: -Cibo...-
Mi scappa un sorriso e quando mi giro un'ultima volta per guardarlo colgo i frammenti della sua anima. Il colore è completamente diverso da quella di Lucifero. L'anima di Fabio sembra soffice e fatta di cioccolato. Dentro ci distinguo nettamente dei cupcakes e dei lecca-lecca colorati. Ne sento anche il sapore sulla lingua stranamente, come se li stessi mangiando per davvero. Devo dire che questa capacità non è affatto male, anche se mi permette di sbirciare quello che provano gli altri e non è  una cosa molto carina.
Dopo essere uscita Seth ritorna sulla mia spalla, come se fossi un trespolo. Scuoto la testa e mi infilo in camera mia. Sbatto leggermente la porta e Nur si sveglia, alzando di scatto la testa e fissandomi.
-Ah. Ci siamo svegliati finalmente.- Lui inclina il muso e mi punta con i suoi occhi intelligenti. Il suo sguardo si sofferma sulla spalla dove è poggiato Seth, imperturbabile. Un leggero ringhiare serpeggia tra i suoi denti affilati. Credo che gli dia fastidio il fatto che un altro animale mi stia accanto.
-Nur, questo è Seth, l'aquila di Lucifero.- Appena dico il nome del sovrano degli Inferi Nur smette di ringhiare e scende dal letto scodinzolando come una furia, come se avesse trovato un nuovo amico per la pelle. Come non detto. Mi siedo sul letto e penso che non so che ore sono. La cena è finita da un bel pezzo, insieme a tutti gli eventi degni di nota al seguito.
Il vestito non è più così inzuppato d'acqua, ma mi aderisce al corpo in modo fastidioso e sta diventando molto freddo.
Mi passo una mano tra i capelli e mi rimane impigliata nella piuma che avevo trovato nel giardino. È diventata sottile, alcune barbe si sono staccate e così ci sono dei pezzi vuoti, come se fosse stata tagliata. La slego e la appoggio sul comodino, vado in bagno e preparo la vasca. Cerco tra i vari contenitori una fragranza che non sappia di rose, perché dopo il mio quasi annegamento l'aria era satura dell'odore di quei fiori. Riesco a trovarne una al profumo di cioccolato, strano a dirsi, ma potrei mangiarlo, altro che usarlo come bagnoschiuma. Mi spoglio velocemente e mi immergo nell'acqua calda, i brividi che mi scorrono lungo il corpo.
I mie pensieri prendono una direzione che vorrei evitare. Lucifero mi ha salvato e in qualche modo sono riuscita a vedere la sua anima. Ci sono ancora un sacco di cose che devo capire e tante altre da scoprire, ma direi che per una sera mi posso rilassare. Il mio stomaco gorgoglia disperato e sento i morsi della fame attraversarmi.
Mi lavo in fretta e una volta asciutta trovo un vestito da indossare. È blu come la notte, stretto intorno alla vita, da cui parte una gonna circondata da drappi di seta. Questo abito è meraviglioso, uno svolazzo di tessuto pregiato, che fa sembrare la coda del vestito come un mantello. In questo armadio ci sono vestiti sempre più eleganti e metterli solo per scendere a mangiare qualcosa mi sembra uno spreco enorme.
Seth, l'aquila di Lucifero, sbatte le ali e fa scattare il becco più volte, rimanendo in equilibrio sul bordo di una sedia. Mi avvicino cauta e passo la mano sulla sua testa piumata. -Dai Seth, ti riporto da Lucifero.- Così oltre che mangiare restituisco l'animale al suo legittimo proprietario. Due piccioni con una fava.
Mi picchietto una spalla e con grazia l'animale che rappresenta la superbia ci si accomoda.
-Nur? Tu non vieni?-
L'interpellato gironzola un po' per la stanza e poi si sdraia per terra.
-Figurarsi se alzavi le chiappe. La tua pigrizia è superiore alla mia.- Ridacchio ed esco dalla stanza. Scendendo le scale trovo seduto a tavola Cameron, che mangia svogliatamente. Un lampo di grigio e azzurro scuro mi si parano davanti. L'anima di Cameron è un miscuglio di colori del mare durante l'inverno, freddi e in burrasca. Tutta la sua anima si muove, a ricordare le onde feroci nella tempesta, ma le sensazioni che mi avvolgono sono tutt'altro che tempestose. Sento una profonda malinconia, la voglia di fuggire o di nascondersi da qualche parte e smettere di vivere per un po'. Sono sensazioni negative, pericolose e mi fa male solo sentirle provenire da qualcun altro.
-Ehi Cameron. Va... tutto bene?-
Mi siedo accanto a lui e i suoi occhi azzurri mi trafiggono come spade. -Ciao Paris. Oh si, a meraviglia. Quando la vita non ha senso è tutto fantastico, no?- Usa il sarcasmo per difendersi, come se avesse paura di un mio attacco verso di lui. Seth emette un verso stridulo, facendosi notare.
Cameron Sgrana gli occhi e guarda la mia spalla. -Perché Seth si trova... - Non sa più nemmeno cosa dire, quindi lo indica.
-Oh. Lo sto riportando a Lucifero.-
-E come mai lo hai tu?- Colgo un lampo di curiosità che illumina il suo mare, facendo risplendere l'acqua scura. Rimango abbagliata da questa visione.
-Ehm... Non so se posso dirtelo, credo che spetti a Lucifero farlo.- Non vorrei svelare intenzionalmente cose che magari non è mio diritto rivelare.
Rimane in silenzio per qualche secondo poi parla. -Va bene, ma ti avverto. Seth è un bastardo.- Gli lancia un'occhiataccia e ritorna a mangiare, mentre Seth lo osserva indifferente.
Corrugo le sopracciglia. -Perché bastardo? Cosa ti ha fatto?-
-Mi ha quasi cavato un occhio una volta. Stavo cercando qualcuno per rinfoltire i ranghi dell'accidia, ma non avevo il permesso per uscire da questo posto, così Lucifero ha mandato la sua bestiola.-
-Ah, allora siete piuttosto disobbedienti.- Penso al fatto che nessuno potrebbe impedire loro di fare ciò che vogliono e sento Cameron ridere. Ha una bella risata, coinvolgente, e in men che non si dica ci stiamo sganasciando dalle risate.
-Altrimenti saremmo all'inferno per cosa?- Gli manca il fiato quando parla e io non riesco a replicare.
Riprendo a respirare dopo un po' in qualche modo.
Cameron mi guarda e rimango assolutamente stupita da quello che dice. -Grazie Paris. Era tanto tempo che non ridevo così. È stato veramente piacevole.- Mi sorride apertamente e rimango stupefatta dalla sua bellezza.
-Quando hai voglia di fare quattro chiacchiere o ti senti solo sai dove trovarmi.- Sorrido e mi alzo.
-Un ultimo avvertimento. Stai attenta a Lucifero. Si vede lontano un miglio che ti piace. Ma ti farà solo del male.- Non pensavo che la cosa fosse tanto evidente, devo darmi una regalata, quindi annuisco.
-Vedrò di stargli alla larga.- Mi tornano in mente le parole di Selene. Quanto mi manca la mia confidente.
-Ci si vede in giro Paris.-
Cameron si alza con dell'uva in mano e sparisce oltre una porta, dirimpetto a quella che porta agli alloggi di Lucifero.
Mi incammino nel lungo corridoio buio con l'unico conforto di avere Seth con il suo peso sulla spalla.
Appena mi avvicino alla porta sento dei rumori strani. Apro la porta sussurrando: -Lucifero è tutto a...-
Rimango paralizzata dalla scena che mi si para davanti.
Lucifero e Megan, nudi sul letto, nel bel mezzo di un amplesso.
-Non ti hanno insegnato a bussare?- Si rivolge a me Lucifero infastidito, mentre va avanti imperterrito a toccare e accarezzare Megan. Arrossisco violentemente. Non riesco a distogliere lo sguardo dai loro corpi intrecciati mentre il mio cervello accumula dettagli su dettagli, alcuni perfettamente inutili. Megan mi fulmina con lo sguardo, ma non ci faccio caso perché su tutto il braccio destro ha tatuato un serpente verde. È carino per essere tatuato su una stronza come lei.
Lucifero invece è una visione. Il corpo tonico e snello, le spalle ampie e lo sguardo ferino che mi rivolge quando si accorge che lo sto fissando.
-Vuoi unirti a noi?- Sento malizia allo stato puro e lussuria nel suo tono roco di voce. Mi stupisco di essere riuscita perfino a distinguere queste cose. Prima non ne sarei stata in grado.
-V-veramente ero venuta a portarti ciò che è tuo.- Inghiotto a vuoto mentre osservo Lucifero darsi da fare con la Rossa. Vorrei distogliere lo sguardo, ma c'è qualcosa di molto animalesco in tutti e due e mi riesce difficile.
Seth si stacca dalla mia spalla e si appoggia sulla schiena del sovrano degli Inferi. Sotto i miei occhi increduli Seth sparisce sotto la pelle candida e si tramuta in un tatuaggio enorme e molto dettagliato.
-Deduco che ti piaccia fissare la gente in rapporti intimi o sbaglio piccolo corvo? Sei una voyerista?- Lucifero lecca il collo di Megan, che emette un gemito roco e poi mi fissa con superiorità.
-No! Io non...-
-E allora sparisci!- Mi guarda con rabbia e cattiveria e io non posso fare altro che scappare dalla stanza, prima che succeda qualcosa di enormemente spiacevole.

Lucifero - l'altra metà del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora