La bocca impastata e le mani formicolanti.
Mi svegliai con il braccio di mio fratello sul busto e la sua testa appoggiata alla spalla, eravamo sul divano del salotto e la luce del sole filtrata dalle serrande semi abbassate mi aveva svegliata meglio di ogni tipo di sveglia in commercio in Australia.
Non volevo svegliarlo perchè sembrava davvero sereno, però dovevamo andare a scuola e il professore di chimica ci aveva già avvisati che avrebbe chiamato i nostri in caso di un'eventuale assenza futura.
Sarebbe stato divertente, noi non avevamo genitori.Ci addormentavamo davvero spesso insieme sul divano, magari dopo un film o solamente per non rifare due letti la mattina dopo.
Tornai a guardare la sua fronte senza rughe e la bocca rosa rilassata, aveva i capelli di un verde davvero troppo acceso, ma dopotutto funzionava.
Ti riusciva a distrarre dalle sue occhiaie scure e dagli zigomi leggermente scavati.Scossi il suo braccio dal mio ventre e cercai di alzarmi per andare a prepararmi.
Avrei incontrato di sicuro Bridgette all'uscita e l'ultima cosa che volevo mi dicesse era un rimprovero per i miei capelli disordinati e i puntini di mascara che puntualmente mi sporcavano il resto della palpebra.Entrai in bagno senza chiudere la porta, tanto Michael stava dormendo.
Sciacquai il viso e mi spruzzai il deodorante prima di infilare una felpa a caso naturalmente nera e i miei pantacollant.
Decisi direttamente di saltare tutto ciò che implicava l'avvicinarsi esageratamente allo specchio del bagno e il concentrarsi su fare linee sul quale neanche la professoressa di disegno tecnico avrebbe voluto valutarti e mi specchiai per intrecciare i capelli in una treccia bassa che si sarebbe di sicuro sciolta alle terza ora.Infilai le vans nere e tornai in salotto per svegliare definitivamente Raperonzolo.
Sarebbe stato un peccato distruggergli il momento perfetto durante il suo sogno, ma "Michaeell, muoviti che almeno entri in seconda!" gli urlai senza preoccuparmi di accarezzargli la guancia o di massaggiargli i capelli.
Appena vidi che aveva ricevuto il concetto e si era contorto fino a far penzolare testa e braccio dal divano sfilai una giacca di jeans chiara dall'appendiabiti del salotto e uscii di casa lanciandomi su una spalla lo zaino.••
Arrivai alla fermata dell'autobus e svogliatamente come al solito mi buttai sulla panchina di metallo congelata.
Tirai fuori dalla taschina dello zaino le mie Lucky Strike, me ne misi tra le labbra una e la accesi con un accendino nero trovato in tasca.
Sempre dalla stessa tasca presi le cuffiette dell'iphone e con la mia delicatezza feci cadere tutto a terra, perfetto.
Mi piegai in avanti e raccolsi il pacchetto di sigarette e l'accendino.
Li chiusi nello zaino e cominciai a districare i miliardi di nodi presenti nel filo delle cuffiette, appena finii le attaccai al telefono con lo schermo rotto e feci partire la mia playlist preferita.Tiro dopo tiro osservavo gli uomini con giacca e cravatta uscire dai portoni dei palazzi di fretta e correre verso la propria auto con la valigetta nera di pelle in mano, oppure la solita signora che andava a fare la spesa prima di accompagnare i figli a scuola.
La routine mi aveva sempre annoiato e mi faceva passare qualsiasi voglia avessi.
Invece in quel momento mi sentii adatta, era come se fosse lei ad assicurarmi un posto stabile nel mondo. Non era male svegliarsi e fare tutto senza metterci neanche la testa per quante volte lo avevo già fatto.Avevo più tempo per pensare.
Ad esempio, se non fossi stata nella routine e non avessi saputo a che minuto preciso sarebbe passato l'autobus non mi sarei permessa di pensare all'accendino che avevo usato per la mia Lucky Strike.

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Isabelle [lh]
Hayran KurguCi addormentammo così, uno abbracciato all'altra su un divano troppo piccolo per noi. Era la metafora perfetta delle nostre vite incastrate in una scomoda e stretta. Dopotutto non era un caso se io e Michael fossimo così diversi, ma con gli angoli p...