Luce

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Entrai per la seconda volta in due giorni al Centro Sportivo del Napoli.

Quel giorno l'appuntamento era alle 16.00, dopo aver seguito più di due lezioni la mattina all'Università, era davvero complicato rimanere sveglia, per il tirocinio.

Andai dritta verso la sala medica, dopo essermi persa varie volte, e quando varcai la porta trovai Reina alle spalliere a petto nudo ed un ragazzo, della primavera, al percorso segnato con Stefano che lo seguiva nell'esercizio.

C'era una ragazza seduta alla scrivania del Fisioterapista che compilava dei moduli ma ogni tanto faceva vagare lo sguardo per la sala e lo puntava sul portiere.

«Eva! Come sono andate le lezioni?» Mi chiese Stefano quando mi vide entrare.

«Ho il cervello in fumo, ma tutto ok. La saluta il professor Molini.» Dissi andando a posare la borsa e il giacchetto di pelle sulla sedia avanti alla ragazza.

Reina mi salutò con la mano ed io avvampai ricambiando il saluto, non sarei mai riuscita ad abituarmi a lavorare con loro, almeno non così in fretta. Vidi lo sguardo della ragazza su di me e pensai che se uno sguardo potesse uccidere io in quel momento sarei morta. Scossi il capo e sorrisi.

«Sono la nuova tirocinante: Eva.» Allungai il braccio e alzai un sopracciglio. Non volevo problemi a lavoro, già ne avevo troppo nella vita.

«Luce.» Strinse la mano controvoglia e continuò a scrivere su quei moduli.

Quando lei parlò il ragazzo della Primavera si girò e le lanciò uno sguardo veloce per poi continuare a fare quell'esercizio. In mente mi balenò una stramba idea ma mi morsi il labbro per non far vagare i pensieri, quindi mi sedetti sulla poltroncina e presi la cartella che stavo leggendo ieri, quella di Mertens.

Ogni tanto sentivo Luce che sospirava quando i suoi occhi chiari cercavano la figura del portiere, la mia idea si faceva sempre più limpida nella mente e sorrisi.

Luce, quel nome mi piaceva molto, mi ricordava un libro Fantasy che avevo letto tempo prima, parlava di una ragazza innamorata di un Angelo e per mezzo c'erano tante complicazioni ed un triangolo amoroso e non so come mai ma penso che anche lei, proprio come la protagonista, sia infatuata di un ragazzo ma allo stesso tempo incastrata in un triangolo, forse non se ne accorge nemmeno lei. Anche l'aspetto era molto simile alla protagonista: occhi chiari, capelli neri, pelle immacolata. Gli occhi mi ricordavano quelli di Stefano e mi chiesi se fosse una parente.

«Luce.» La richiamai. «Ma quel ragazzo chi è?» Chiesi sporgendomi leggermente per non parlare a voce alta.

«Alberto Grassi.» Rispose scocciata, alzai gli occhi al cielo e mi poggiai con i gomiti sulla scrivania.

«Non mi interessa Reina, sono nuova e...» Mi bloccò.

«Perché me lo stai dicendo?!» Diventò rossa e morse il labbro.

«Si nota che ti piace e ti posso assicurare che a me non interessa.» Alzai le spalle e lei si rilassò.

«Scusa per come mi sono comportata ma... è così bello.» Si erano formati gli occhi a cuore, avevo capito tutto solo con uno sguardo e mi sentì felice visto che avevo chiarito. «Papà ti ha chiamato?» Chiese poi.

La guardai dubbiosa e lei sorrise, poi lanciò un'occhiata a Stefano.

«È tuo padre? Sembra giovane, nonostante i capelli brizzolati.» Spalancai gli occhi incredula.

«Non sembra che ha quasi 60 anni con quel fisico eh?» Rise notando la mia faccia.

«Per niente!» Scossi la testa. «Il professore ha chiesto a tuo padre un aiuto per me ed eccomi qui. Tu invece?»

«Aiuto mio padre con i verbali e nel frattempo studio per diventare avvocato. Ho 22 anni e niente... che ne dici di andare a prendere un caffè? Quelle cartelle avanti ad un caffè si capiscono meglio, esattamente come questi moduli.» Sbuffò cordiale.

Andammo verso il bar e ci sedemmo, prendemmo il caffè e Luce chiese un po' di me.

«Vivo con Alessandro, il mio coinquilino, da ben 4 anni. Cerco di finire in tempo l'Università il pomeriggio, o la mattina, e la sera lavoro. Ho 22 anni anch'io e niente...» Sintetizzo, queste sono le informazioni che dico a tutti, non c'è motivo per spiegare la mia vita.

«Incasinata insomma, poi con il tirocinio.» Dice alzando la spalle.

«Più di quanto immagini.» Sorrido per poi finire il mio caffè.

D'un tratto il bar si riempì, Luce si era persa a scrutare Pepe che parlava con Higuain, Callejon e Insigne, si unì a loro anche Mertens e sorrisi abbassando lo sguardo verso la sua cartella clinica, perché mi faceva sorridere?

Io non ero una ragazza da colpo di fulmine ma ieri quando mi ha sorriso ho sentito uno strano fremito al braccio e alla schiena. Morsi il labbro ed alzai lo sguardo verso quel gruppetto, sentivo i ragazzi ridere e mi incantai quando incrociai le iridi di Dries. Un altro colpo al cuore e strinsi forte il labbro.

«Ho capito perché Pepe non t'interessa.» Sussurrò Luce ammiccando verso Mertens.

Lui dal suo canto, alzò la tazzina con il caffè e mi regalò un bellissimo sorriso.

«Sbagli.» Risposi sicura di me.


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Spazio Autrice.

Rieccomi! Fatemi sapere cosa ne pensate per me è importante! Un bacione a tutti ♥♥♥♥♥


Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora