Pov. Eva.
Sentì la bile in gola, le mani tremare accompagnate da un mal di testa tremendo. Uscì da casa stringendomi nel giubbotto per colpirmi dal gelo, a Napoli non faceva mai così tanto freddo ma quando succedeva io non ero mai preparata, abituata a vestirmi leggera anche a Natale.
Corsi in macchina, sotto la pioggia e guidai fino al Centro, un nodo alla gola mi accompagnò finché non entrai nella sala medica, ormai la mia seconda casa. Sistemai le cartelle mediche e cercai di non pensare al peso che mi opprimeva il cuore.
Passai svogliatamente una mano sul viso e morsi forte il labbro; non avevo notizie di Alessandro e Luce da ben 4 giorni. I giorni passati dalla rivelazione, loro due sono fratelli ed io non ne sapevo nulla, le lacrime riemersero negli occhi ma cercai di rimandarle indietro. Avevo pianto troppo in quei giorni.
Alessandro mi mancava, volevo sue notizie. Neanche Stefano mi diceva cosa succedeva, Alessandro era ritornato dalla famiglia, lasciandomi sola... di nuovo.
La porta si aprì rivelandomi un portiere alquanto distrutto: le cose tra lui e Luce non andavano per niente bene anche se il 25 cercava in tutti i modi di riconquistare la bella mora.
«Un po' di caffè?» Chiese porgendomi un bicchierino di plastica.
Annuì e presi il bicchiere dalla sua mano. «Un caffè non si rifiuta mai.» Dissi leccandomi le labbra.
«Hai delle occhiaie spaventose.» Osserva guardandomi meglio.
«Lo so.» Sospirai. Le occhiaie mi accompagnavano da 4 giorni, non riuscivo a dormire la notte, sognavo di continuo le mani di Alessandro su di me, il mio pianto, i suoi occhi vuoti... ero rimasta ferita nel profondo, non riuscivo a dimenticare e riparlarne mi aveva trasportato in un passato oscuro e sofferto... nonostante tutto mi mancava il ragazzo che consideravo il mio migliore amico.
Sentì la mano di Pepe asciugarmi una guancia e capì di star piangendo. «Non hai notizie di Ale?» Chiese cauto.
Non capì e ne ero felice. «No... Tu Luce la senti?» Mi leccai le labbra sentendo il sapore salato delle lacrime.
Reina negò con la testa e appoggiò i gomiti sulle sue ginocchia, prendendosi la testa tra le mani. «Eva... ho fatto una cazzata.» Sorrise amaro. «Non dovevo baciare Yolanda. Ieri mi ha chiamato ma non l'ho risposta. Voglio Luce nella mia vita, non lei.» Ammise mordendosi le labbra.
«Lotta per lei, sai quanto ti ami e quanto sei importante nella sua vita.» Parlai ripensando a ciò che avevo detto a Luce il giorno che andai da lei... lo stesso giorno in cui Ale mi fece la sorpresa.
Sospirai triste e Pepe mi abbracciò, come faceva a mancarmi una persona che mi aveva distrutto? Come potevo tenerci così tanto? Ancora non lo capivo.
Sciogliemmo quell'abbraccio sentendo la porta aprirsi, José ci guardò accigliato leccandosi le labbra. «Ho interrotto qualcosa?» Domandò dubbioso.
Negai con la testa e sorrisi. «Mi ha solo portato il caffè. Dimmi tutto.» Sorrisi allo spagnolo dopo aver salutato Pepe che uscì dallo studio.
«Dottorè, come stai?» Chiese Lorenzo, entrando dopo poco.
«Avete saputo tutto?» Sospirai nervosa. I calciatori si lanciarono un'occhiata e ritornarono con lo sguardo su di me, annuendo. «Come potrei stare?» Chiesi retorica. «Sto 'na merda, ecco come sto. Alessandro mi ha nascosto di avere una sorella, ha detto che il padre era morto e invece è vivo e vegeto. Lui sa tutto, tutta la mia vita per filo e per segno, lui mi ha sempre mentito. Sempre.» Morsi forte il labbro e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio.
«Provi qualcosa per lui?» Mi accarezzò la schiena José.
Scossi forte la testa, sorridendo sincera. «No, non lo amo più da molto tempo, ho capito di volere un'altra persona al mio fianco. Alessandro è parte della mia vita: passata, presente e futura. Lo voglio con me perché è l'unica persona che non riuscirei ad odiare mai.» Dichiarai. Era la verità, la verità assoluta: io volevo amare un altro ragazzo, di nazionalità belga che era entrato nel mio cuore abbattendo tutte le barriere che avevo innalzato, l'unico che c'era riuscito.
«Io non capisco come fai.» Disse José. «Insomma... ti ha stup...»
«Non dirlo.» Sbottai infastidita, non avevo mai usato quel termine, nemmeno nella mia mente, nemmeno con Dries o Alessandro. Mai avrei avuto il coraggio di pronunciare quella parola, era stato uno sbaglio, un bruttissimo sbaglio causato dalla droga.
«Non riesci nemmeno ad ammetterlo a te stessa.» Parlò questa volta Lorenzo, guardandomi male. «Mi spieghi come fai? Neanche Dries riesce a capirlo!» Si alzò dalla sedia sbottando. «Vi siete baciati avanti a lui, come pensi ci sia rimasto, eh? Anche lui tiene a te ma nella tua testa c'è solo un fottuto nome: Alessandro!» Quasi non urlava.
Leccai le labbra guardandolo da sotto le lunghe ciglia, quanto si sbagliava. «Quando lui si è baciato con Khatrin però nessuno ha detto niente, vè? Sono io quella che sbaglia, quando non ricambia nemmeno. Sono io quella che fa soffrire le persone, quando alla fine ho fatto ciò che ha fatto lui a me. Sono io quella che ha solo un nome in testa? Lorè stai zitto p favor.» Parlai acida, più tagliente del dovuto. «Alessandro è l'unico che sia rimasto al mio fianco, nonostante tutto.»
«No Eva, stai sbagliando.» Si intromise José. «Sei tu quella che gli è rimasta accanto, nonostante tutto. Ha approfittato di te in tutti i modi possibili e tu non ti sei mai ribellata, mai una volta che te ne sei andata quando lui l'ha fatto spesso. Ora dov'è? Perché non ti chiama? Può fare ciò che vuole e tu rimani a mangiarti l'anima quando lui non se ne fotte visto che resterai per sempre.» Spiegò tranquillamente il numero 7. «Allontanati anche tu e pensa a te stessa. Da quanto non senti Dries?» Chiese poi.
«4 giorni.» Sussurrai colpevole.
«Ti piace, lo vuoi, eppure di lui non te ne fott nu cazz.» Disse Lorenzo, prima di uscire dalla stanza, seguito da José.
Sentì il cuore sprofondare ancora di più, ero così presa a pensare ad Alessandro che mi ero dimenticata di chiamare Dries, l'unica vittima in questo triangolo di merda. Era da così tanto tempo che non l'abbracciavo o non scherzavamo insieme, sorridendoci come solo i bambini possono fare.
Presi il cellulare, misi da parte Alessandro e chiamai il numero 14 sempre presente nella mia mente. Ora avrei messo me stessa davanti a chiunque altro, avrei lottato per far innamorare Dries di me.
Volevo essere felice e con lui lo sarei stata.
«Pronto?» La sua voce mi fece sorridere, era la medicina al mio malessere interiore.
«Sono Eva.» Risposi semplicemente.
«Sto venendo da te.» Disse prima di chiudere la chiamata.
Poco dopo la porta si aprì, regalandomi la visione più bella del mondo: il ragazzo di cui mi ero innamorata, appoggiato alla porta dello studio che mi sorrideva. Gli andai incontro per abbracciarlo e lui aprì le braccia per accogliermi sul suo petto. Spostò una ciocca di capelli dal mio viso e sorrise sulle mie labbra prima di lasciarmi un bacio su di esse.
Avevo trovato il mio posto nel mondo.
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Una piccola sorpresinaaa. Che ve ne pare della dolcezza a fine capitolo?! *-*
Io li amo troppo! ♥Spero che con questo capitolo sarete felici, mi prendo una piccola pausa dallo scrivere su Wattpad perché devo finire di studiare per l'esame che ci sarà a fine giugno.
Ho pubblicato una nuova storia: Ho trovato Te.
È su Jovetic, spero che l'andiate a leggere.Lasciatemi un commento e grazie per tutte le visualizzazioni e per i voti!
VI AMO, DAVVERO! ♥
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Into my eyes || Dries Mertens
Fanfiction-PRIMA STORIA SU DRIES MERTENS! MIRA COMO TE MIRO È una storia di una ragazza che si trova catapultata in una situazione a lei molto imbarazzante ma conveniente grazie al suo Tutor Universitario. Eva, studentessa di fisioterapia, fa il tirocinio al...