Pov. Luce
La festa era quasi al termine e sentivo una terribile ansia nel petto, avevo deciso di parlare con Pepe dopo aver festeggiato, non volevo rovinare l'atmosfera allegra ma avevo il bisogno di capire, di mettere in pace il cuore e continuare a vivere la storia che avevo voluto e sperato in questi 2 anni, senza quella ragazza di mezzo.
Guardai il mio ragazzo, sì il mio ragazzo, cosa che dovevo ancora metabolizzare, salutare i suoi compagni di squadra e abbracciare Eva, avevano stretto un bel rapporto quei due e mi faceva piacere, non ero gelosa della mia amica, lei era cotta di Dries e tifavo per loro.
Salutai tutta la squadra anch'io e aspettai Eva, visto che la dovevamo accompagnare a casa. La vidi corrermi incontro e abbracciarmi, sembrava una bambina. «Mi accompagna Mauro a casa.» Disse con fare malizioso. Vidi Dries irrigidirsi e risi. «No, ok. Non pensare male. Avevamo scommesso su una cosa e lui ha vinto.» Sussurrò quando notò Dries avvicinarsi, mi fece segno di stare zitta e annui.
«Allora divertiti.» Feci l'occhiolino avendo in risposta una risata. «Non saltagli addosso e se lo dovessi fare, usate le precauzioni. Non voglio che procrei prima del previsto.» Sbuffai ironica e lei arrossì violentemente.
Poi si fece seria e mi guardò negli occhi. «Parlargli, levati tutti i dubbi, non voglio che stai male per colpa sua. Hai capito?!» Riuscì a trasmettermi la forza che in quel momento mi mancava e l'abbracciai in risposta.
Avevo trovato un'amica in mezzo agli infami. L'unica a sapere cosa dire nel momento del bisogno e non lasciarmi durante gli uragani che muovevano la mia vita.
Sentì prendermi per mano e i brividi che susseguirono quel gesto mi fecero sorridere. «Andiamo?» Chiese Pepe, ormai al mio fianco. Annuì e iniziammo a camminare verso l'auto.
Il silenzio faceva sì che il mio cuore rimbombasse nelle orecchie. Dovevo parlare e ringraziai il cielo quando Pepe mi mise una mano sul ginocchio e parlò. «Cos'hai?» Nella sua voce traspariva la preoccupazione.
Sospirai e abbassai lo sguardo sulle mie mani intrecciate. Avevo paura di litigare con lui, di perderlo e... ero paranoica ma quella ragazza significava tanto per lui, come lui significava tanto per me.
«Ho saputo che Yolanda è tornata a Napoli...» Sussurrai quando decisi a parlare. Visto che non mi rispose lo guardai e i suoi lineamenti erano contratti e quando arrivammo sotto casa sua si girò per ricambiare il mio sguardo, purtroppo non riusciva a reggerlo. «Lo sapevi?» Mi leccai le labbra timorose e lui sospirò.
Lo sapeva...
«Come l'hai saputo?» Domandò dopo un po'.
«Me l'ha detto mio padre e ho visto una foto su instagram.» Risposi. «Tu come lo sapevi?» Domandai alzando un sopracciglio. Si morse il labbro e scese dall'auto, aspettò fin quando non feci lo stesso e insieme entrammo nella sua casa.
Ci sedemmo sul divano e, dopo aver passato una mano sulla testa, parlò. «Mi ha chiamato ieri sera...» Spalancai leggermente gli occhi e senza che glielo chiedessi rispose al mio sguardo allibito. «... non te l'ho detto per non farti preoccupare.» Dichiarò.
«Cosa ti ha detto?» Sussurrai. Si irrigidì, non era un buon segno. Ormai lo conoscevo e avevo capito e metabolizzato tutti i suoi gesti, scatti, sguardi, modi di fare quindi non erano più un segreto per me. «La verità per piacere.» Mi spazientì.
«Voleva vedermi.» Sospirò. «Io ho risposto di no...»
«Ma?!» Lo spronai.
«Questa mattina è venuta qui. Si è scusata, ha detto che quella sera che mi ha tradito era ubriaca, non voleva farlo, mi rivoleva con lei.» Non riusciva a guardarmi negli occhi. Trattenevo ancora il fiato, aspettando di sentire il resto, anche se i miei polmoni chiedevano pietà. «Le ho spiegato che ormai sono impegnato con un'altra ragazza e ho capito di non essere più innamorato di lei.» Disse, finalmente alzò lo sguardo verso di me, ma quello che vidi nei suoi occhi non fu la verità ma solo un lampo di dispiacere.
«Perché non me l'hai detto?» Sussurrai ferita, sentivo una brutta sensazione, era successo qualcosa tra di loro, volevo sapere la verità ma allo stesso tempo volevo ignorare tutto e stringermi al petto di quell'uomo che mi sedeva d'avanti.
«Non volevo ferirti. Mi dispiace...» Sussurrò.
Un dolore sordo nel petto mi fece annebbiare gli occhi. Il fiato mi mancava e non era per colpa mia, ma sua.
«C-Cosa è successo?» Balbettai, sarei scoppiata di lì a poco. Sembravo una bambina e me ne rendevo conto.
Quanto mi odiai in quel momento.
Pov. Reina.
Guardai la mia ragazza tremare e sospirare, non volevo che succedesse tutto ciò e lei stava crollando a causa mia. Massaggiai gli occhi con il pollice e l'indice e sospirai. Non sapevo come dirglielo, se ne sarebbe andata e non ero pronto a perderla.
«Luce...» Sussurrai avvicinandomi a lei, cercai di abbracciarla ma si allontanò di scatto. I suoi occhi seguivano attenti i miei movimenti, aspettavano ansiosi una risposta e dovevo trovare al più presto una risposta. «...mi ha baciato e io ci sono stato.» Sospirai. Non ero stato per niente delicato ma era meglio non girarci intorno.
La vidi sgretolarsi piano piano, aveva realizzato ciò che era successo ed ora mi odiava, lo capì dai suoi occhi azzurri diventati di ghiaccio. Alzò la testa fiera e mi tirò uno schiaffo che mi fece voltare la testa. I tacchi rimbombarono nella stanza e sentì la porta aprirsi.
Mi alzai e corsi da lei, bloccandola per un polso sul viale di casa. «Ti prego Luce. Non andartene, non ora. Ho fatto una cazzata, lo so, ma...»
«Ma cosa?! Ti ha baciato e tu ci sei stato!» Sbottò bloccandomi.
«È vero ci sono stato ma solo per capire se provassi ancora qualcosa per lei! Devi credermi se ti dico che non ho provato nulla, solo ribrezzo per me stesso quando ho realizzato ciò che avevo fatto!» Dissi esasperato, disperato.
Strattonò il braccio, ancora stretto nella mia mano, e mi guardò con odio. «Sei stato tradito, sai ciò che si prova! Come potrei crederti?!» Chiese parlando tra i denti, lo faceva sempre quando si arrabbiava.
«Luce, devi credermi appunto perché so come ci si sente!» Risposi ovvio. «Sta venendo a piovere, non fare la bambina ed entra dentro.» Mi resi conto solo dopo aver parlato di ciò che avevo detto.
Se uno sguardo potesse uccidere, in quel momento sarei stato già al campo santo.
«Per te sarò sempre e solo una bambina, quindi torna dalla tua donna vissuta e resta con lei. Mi fai schifo e ti odio.» Disse acida.
La guardai andare via, senza fare nulla. Mi rendevo sempre troppo tardi di ciò che facevo o dicevo. Per troppo tempo avevo fatto soffrire Luce, a volte senza nemmeno rendermene conto, eppure in quel momento mi sentì perso senza di lei, senza la mia Luce.
Ormai l'avevo persa.
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Spazio Autrice!
reinadaminhavida AMAMI!
Per oggi, questo è l'ultimo capitolo! Spero di poter aggiornare domani altrimenti alla prossima settimana, maturità permettendo! Un bacio :* ♥
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Into my eyes || Dries Mertens
Fanfiction-PRIMA STORIA SU DRIES MERTENS! MIRA COMO TE MIRO È una storia di una ragazza che si trova catapultata in una situazione a lei molto imbarazzante ma conveniente grazie al suo Tutor Universitario. Eva, studentessa di fisioterapia, fa il tirocinio al...