Chiamate e gelosie

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Pov. Dries.

Eva dormiva beatamente sul mio petto, un immagine più bella non l'avevo mai vista. Il candore della sua pelle liscia risaltava ancora di più a contrasto con la mia maglia nera e le stava d'incanto. I capelli scuri le ricadevano sulle spalle e sul collo, mentre stringeva la sua collana tra la mano che accarezzava il mio petto.

Avevo aspettato che il suo respiro si stabilizzasse per dirle che l'amavo, mi era uscito spontaneo; ogni volta che la guardavo il mio battito aumentava e quando sorrideva, dio, le avrei baciato ogni suo sorriso per non farla smettere mai.

La stanza si illuminò per colpa del mio I-Phone che vibrava, lo presi e vidi che era Khatrin. Staccai la telefonata e abbracciai Eva, cercando di dormire. Il cellulare vibrò altre 3 volte prima che mi decidessi a rispondere.

«Pronto?» Risposi scocciato.

«Sei con la fisioterapista?» La sua voce era fredda, esattamente come la mia.

«Si.»

«Ho incontrato i tuoi genitori, Eva ha fatto colpo anche su loro, non solo su di te.» Disse lentamente, ma sentivo emergere della tristezza nella sua voce.

«Lo so.» Sorrisi pensando alla serata e alla timidezza di Eva, era in paranoia, pensava che non l'accettassero e, invece, l'adorano. «Perché mi hai chiamato?» Chiesi riprendendomi dai pensieri.

«È strano passare le vacanze senza di te... ci possiamo vedere domani?» Parlò con esitazione, come se facesse fatica a chiedere di vederci, ma come darle torto?

«Non posso Khatrin...»

«Per Eva, vero?» Non mi fece finire di parlare ma capì subito. Sospirai. «Dai, prendiamo un caffè insieme. Non saremo solo noi 3, c'è un tuo compagno che ti vuole vedere.»

Accarezzai il volto di Eva, non sapendo cosa dire, alla fine lei con Alessandro aveva avuto un bel rapporto, prima che le lussasse il braccio. Leccai il labbro superiore e pensai a cosa dire. «Ok. Domani a che ora?»

«Alle 18 al solito posto. A domani Dries.» La sua voce era felice, spontanea, eppure io mi sentivo una merda.

Eva si spostò dal mio petto, mi volgeva la schiena ma era distante; come se avesse sentito la telefonata e si fosse allontanata di scatto. Sentì un vuoto nel petto con quel gesto, forse era dovuto al fatto che avremmo incontrato Khatrin il giorno dopo, non sapevo dirle di no, mi dispiaceva o forse ero semplicemente troppo buono. Cercai di scacciare quell'inquietudine circondandole il bacino con un braccio, stringendola forte a me, facendo aderire la sua schiena al mio addome e in un attimo anche le nostre gambe si incrociarono. Ormai quel vuoto che sentivo nel petto se ne stava andando grazie al calore del corpo di quella piccola ragazza tra le mie braccia.

.............

La luce filtrava dalla finestra, allungai il braccio per cercare Eva ma non c'era. Mi alzai di colpo, era ritornata quell'inquietudine, cosa mi stava succedendo? Feci vagare lo sguardo per la stanza e solo dopo mi accorsi della porta del bagno, adiacente alla camera, semiaperta.

Bussai alla porta e quando sentì la voce di Eva dirmi di non entrare lo feci comunque. Lanciò un urletto e si coprì come meglio poté, mi venne da ridere. Aveva un asciugamano intorno al corpo e un altro racchiudeva i capelli a mo' di turbante.

Le posai le mani sui fianchi e sorrisi notando il rossore sulle sue guance. «Buongiorno piccola.» Sussurrai ad un millimetro dalle sue labbra. Annullò la distanza mentre sorrise, poggiò le labbra sulle mie a la strinsi ancora più forte a me.

Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora