Genitori

1.1K 50 5
                                    

Eravamo appena tornati dalla cena con i genitori di Dries, l'ansia mi aveva abbandonato dopo poco e la serata passò tranquilla, parlando e ridendo quasi sempre. Anche se per un po' avevo sentito una strana morsa nel cuore, una morsa che sapeva di nostalgia.

Mi sedetti sul letto matrimoniale, in camera di Dries, e tolsi la collana che portavo sempre, quella sera la nascosi all'interno della scollatura del vestito come faccio sempre. Non la mettevo mai in bella vista, era una cosa mia e di nessun altro.

Sospirai stringendo tra le mani quella medaglietta e asciugai una lacrima sfuggita dall'occhio, caduta sulla guancia.

«Gli sei piaciuta.» Disse Dries entrando in camera, era appena uscito dal bagno e gli volgevo le spalle, strinsi più forte la collana tra le mie mani.

Avrei mai rivisto i miei genitori? Mi avrebbero rivoluta come figlia? Gli avrei mai fatto conoscere Dries? Morsi il labbro sospirando, non volevo rovinare la serata per colpa dei mille complessi che mi facevo così mi girai e gli sorrisi.

«Davvero?» Chiesi felice, perché alla fine lo ero per davvero.

«Davvero. Hanno detto che sei molto simpatica e sembri molto dolce, però devi imparare il fiammingo.» Sorrise stendendosi sul letto, accanto a me.

Indossava solo una tuta come pigiama, visto che la stanza aveva il riscaldamento acceso, il petto palestrato in bella mostra, mentre il suo sorriso richiamava la mia attenzione più di ogni altra cosa, mi sarei innamorata di quel sorriso altre diecimila volta, non mi sarei mai stancata di vederlo.

«Avrò un buon insegnante allora!» Dissi ridendo mentre mi alzavo per togliere il tubino nero che avevo indossato per la serata, ondeggiai i capelli lunghi sulla schiena nuda, poi aprì l'armadio per prendere una maglia di Dries e l'indossai come pigiama, tutto ciò sotto lo sguardo bruciante del mio ragazzo steso sul letto.

«Il migliore!» Sussurrò Dries con voce roca, mi guardava con un sopracciglio alzato e un sorriso malizioso sul volto, alzai gli occhi al cielo e mi buttai a peso morto accanto a lui, accoccolandomi sul suo petto. Gli baciai il collo quando mi strinse a se.

«Cos'è quella collana.» Chiese allungando il braccio e prendendo la collana dal comodino. «Te l'ho vista diverse volte al collo.» Disse pensieroso. «Ciro Rossini.» Mormorò leggendo la medaglietta.

Gliela presi tra le mani e la rigirai tra le mie. Sospirai a fondo mettendomi seduta. «Mio padre fece il militare e voleva diventare Carabiniere.» Sussurrai. «Ma non lo diventò mai: poco prima dell'ultimo concorso per diventare sbirro scoprì che mia madre era incinta, di me.» Continuai piano. Ogni parola mi faceva sentire la mancanza dei miei genitori in una maniera incredibile. Dires percepì il mio disagio e m'abbracciò. «Avevano 20 anni quando nacqui io. Erano giovani, pieni di sogni e di amore. Chi gliel'avrebbe mai detto che dopo 13 anni la loro meravigliosa figlia avrebbe iniziato a spacciare e a fumare? Chi l'avrebbe mai detto che a 15 anni me ne sarei andata di casa per seguire Alessandro e non sarei più tornata da loro?» Iniziai a piangere silenziosamente, tra le braccia di Dries, che ascoltava tutto con calma e cercava di tranquillizzarmi accarezzandomi la schiena e i capelli, in un gesto continuo. «Sono stata una figlia orribile.» Sospirai con il cuore a pezzi, tra i singhiozzi di un pianto molto più forte.

«Non sei stata una figlia orribile. Loro ti amano e ti ameranno per sempre.» Disse prendendo il mio viso tra le mani e asciugò le lacrime con i pollici lasciandomi un tenero bacio sulle labbra. «Loro ti vorranno sempre, che ne dici se quando torniamo a Napoli andiamo a trovarli? Non sarai sola, ci sarò io con te.» Propose sorridendo, dandomi quella forza che mi mancava.

«Non so nemmeno dove abitano... hanno cambiato casa dopo poco che me ne sono andata. Ho provato a contattarli ma... nulla.» Mi leccai le labbra, ancora rosse per via del rossetto e abbassai lo sguardo.

«Vedrai che riusciremo a trovarli.» Disse sicuro di se.

Lo baciai per ringraziarlo, ci stendemmo sul letto e continuammo a baciarci e farci le coccole fin quando non poggiai la testa sul suo petto addormentandomi poco dopo eppure sentì bene le sue parole mormorate con la voce roca. «Buonanotte amore mio. Ti amo.» 

*******************

Ok, è piccolino ma non avevo molte idee e la studio mi brucia il cervello.
(Un po' come il caffè mi rende nervosa se ne assumo a quantità industriali per rimanere sveglia e non addormentarmi su storia dell'Arte!)

Fa un po' pena e mi scuso ma appena finisce l'esame mi rimetto all'opera con capitoli migliori!

Un baciooo! ♥♥♥

Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora