Gelosie (Pt.2)

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Pov. Luce.

Eva uscì dalla casa barcollando e si sedette accanto a me, mise un braccio attorno alle mie spalle ed io appoggiai la testa sulla sua spalla sospirando.

«Mi arrendo.» Sentì il cuore distruggersi a quelle parole, eppure io provavo qualcosa di indescrivibile per quel portiere che in 2 anni aveva rapito i miei pensieri e ne aveva fatti suoi. Solo lui nella mia mente e nel mio cuore. Sospirai.

«Hey, sh. Che ti ha detto.» Chiese Eva asciugandomi gli occhi.

«Che per lui sono una bambina.» Morsi il labbro, faceva così male.

«Ti direi di far vedere che splendida donna sei, ma non sarebbe divertente. Ti ha distrutto e lui è chiaramente geloso.» Sorrise pensierosa e si leccò il labbro. «So cosa devi fare!»

«Non gli piaccio.» Sbuffai, allontanandomi da lei e guardandola negli occhi.

«Chissà perché non gli credo.» Rispose mentre si accendeva una sigaretta. «Alza quel splendido culo che ti ritrovi, entra in casa con uno dei tuoi migliori sorrisi e distruggilo, come lui ha distrutto te.» Improvvisamente si fece seria e i suoi occhi si scurivano mentre guardava un punto indefinito avanti a se, con la sigaretta tra le dita. «Sono vendicativa su queste cose. Lui dice che tu sei una bambina, bene. Mostragli ciò che vuole e poi sbattigli in faccia quanto tu sia matura, ma solo dopo. Non ti sto dicendo di usare un ragazzo, o di fare la troietta. Ma di divertirti.» Ritornò a guardarmi e sorrise. «Com'è che si dice? 'O purpo s'adda cocere cu' l'acqua soja.» [N/A]

Si alzò, buttando la cicca e allungò la mano nella mia direzione. L'accettai volentieri e mi aiutò ad alzarmi. Parlare con Eva mi aveva aiutato a capire che Pepe doveva rimanerci male esattamente come me. Doveva rodere e magari nasceva davvero qualcosa tra me e Alberto... chissà.

Entrai in casa e incrociai lo sguardo di Alberto che bruciava, ardentemente, su di me e gli sorrisi. Mi fece segno di sedermi sulle sue gambe e così feci, allacciò le sue braccia forti al mio bacino e incrociò le mani su di esso.

Mentre io ridevo, partecipando ancora al gioco che io stessa avevo proposto, il naso di Alberto mi solleticava la spalla scoperta, dove posò un bacio.

«Sei illegale con questo vestito.» Mi sussurrò all'orecchio. Sorrisi compiaciuta per quel complimento.

Mi leccai il labbro e lo guardai. «Anche tu sei molto carino stasera.» Ed era la verità, quella camicia nera gli fasciava il per bene il fisico e i muscoli del petto e delle braccia, un fisico stupendo per un ragazzo di 20 anni.

«Ti riaccompagno a casa dopo?» Domandò con una certa luce negli occhi.

Non sapevo il vero scopo della domanda così annuì semplicemente, sorridendogli e sfiorandogli le labbra di proposito sotto lo sguardo del numero 25.

Potevo comportarmi da bambina, ma non ero scema, volevo fargli capire che non potevo stare sempre appresso a lui, 2 anni per me già erano troppi, già mi sarei dovuta arrendere eppure non ci riuscivo.

Guardavo Pepe sbraitare con José nell'altra stanza e pensai che, forse, il mio piano stava funzionando.

Ormai la festa stava finendo, Eva si era addormentata sul divano, con una bottiglia di birra in mano e sulle gambe di Dries. La svegliai leggermente e la salutai.

Così andai a prendere il mio giacchetto nero e mentre stavo uscendo dalla stanza, per andare da Alberto che mi stava aspettando all'uscita, una mano mi afferrò il polso, per la seconda volta quella sera, facendomi voltare.

Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora