Confessioni..

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Stefano mi aveva lasciato tutti i moduli, le cartelle mediche e gli esami di Mertens, il fisioterapista mi sarebbe stato accanto solo il primo giorno poi avrei fatto tutto da sola. Oltre all'ansia e alla paura di sbagliare dovevo sopportare anche la tristezza che portavo dentro. Era fidanzato e mi aveva mentito. Io gli avevo raccontato una cosa importante fidandomi e invece...

Mi guardai di sfuggita il collo e la macchia viola si vedeva con tutto il fondotinta. Dovevo essere indifferente, non pensarci, il dolore lo potevo, lo dovevo sopportare, come sempre.

Sentì la porta spalancarsi e vidi Mertens entrare nella sala medica, mi guardò e sembrava volesse dirmi qualcosa ma si bloccò quando notò Stefano.

«Oggi ti seguo io, poi da domani ci pensa Eva.» Spiegò Stefano.

Gli fece fare degli esercizi. Me li segnai, non volevo sbagliare nulla, doveva essere in forma per le altre partite. Appena finimmo Stefano ci lasciò per andare dai ragazzi in campo mentre io continuai a compilare i moduli del numero 14 che restò con me.

«Possiamo parlare?» Chiese all'improvviso, sedendosi di fronte la scrivania dove c'ero io.

«Tra poco arriva Luce e sinceramente ho meglio da fare.» Risposi secca. Non l'avrei perdonato.

«Ho bisogno di chiarire, soprattutto dopo questa mattina.» Si passò una mano tra i capelli e si leccò il labbro, avevo una voglia di baciarlo incredibile ma non dovevo cedere, sarei stata male. «Ti prego Eva, hai frainteso.» Si poggiò alla scrivania e mise due dita sotto il mio mento per farmi alzare lo sguardo.

Mi spostai di stacco e leccai le labbra scocciata. Non doveva toccarmi. «Ho frainteso? Cosa? Mi avevi detto che era finita eppure oggi ti ha chiamato amore e ti ha baciato. Sono felice per te ma non rompere il cazzo adesso.» Dissi fredda, incazzata. Avevo pianto per lui, fin dove mi ero abbassata?!

«Non la amo più, ma lei è la mia "persona più importante". Perché non capisci?!» Sbottò, aveva lo sguardo dispiaciuto, gli occhi erano bassi e anche la bocca aveva assunto una smorfia all'ingiù.

«Alessandro è stato la mia prima volta, il mio primo bacio, sono scappata con lui, ma non lo bacio. Lo voglio bene, come voglio bene ad un amico ad un familiare. Ma non lo bacio. Non so il tuo passato con lei e neanche lo voglio sapere. Quindi rispetta la mia decisione e lasciami stare.» Finivo di spezzarmi il cuore con quelle parole ma era un dolore necessario, per andare avanti e poter lavorare con lui. «Avremmo un atteggiamento professionale, preferisco così.» Morsi il labbro e ritornai a compilare il modulo, nei suoi occhi si era spenta una scintilla, quella scintilla che li rendeva così belli.

«Stai scherzando vero? Tu mi piaci troppo per far finta di nulla, per far finta che non sia successo niente.» Sussurrò ferito.

«Non è successo niente! Dries non abbiamo scopato, ci siamo baciati, basta. Possiamo andare avanti.»

«Tu mi stai uccidendo per un bacio che la mia ex mi ha dato.» Sbuffò.

Lo guardai e risi, davvero pensava che fossi così stupida? Così poco attenta? «Peccato che non ho solo io segni viola, qualcuno ti ha ripagato con la stessa moneta.» Gli toccai il petto, dallo scollo della maglia usciva un bellissimo succhiotto viola, non gliel'avevo fatto io, non li so fare e non mi piacciono, mi danno fastidio. «Sono felice per te Dries. Ora, ti prego, non parlarmi più; solo durante la fisioterapia, per il resto io e te non ci conosciamo.» Sentenziai, sarei stata vendicativa.

Con lo sguardo basso se ne andò e finalmente potevo buttare la testa all'indietro e cedere, le parole che avevo detto facevano male prima a me, come avrei potuto dimenticare il nostro, primo, bacio? Era una stronzata, lo so, ma per me significava tanto, significava cambiare vita, voltare pagina e dimenticarmi di tutto il resto.

Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora