Pov. Eva.
L'aria natalizia quell'anno la sentivo per davvero. Indossavo un pullover rosso vino e un pantalone nero a vita alta con degli stivali neri. I capelli cadevano ad onde morbide sulle spalle e finalmente avevo tolto il tutore. Mancava poco alla partenza verso Bruxelles, sentivo le mani tremare e il cuore accelerare il suo battito. Non ero mai stata su un aereo e la fibrillazione che avevo addosso si notava da cento miglia, esattamente come la mia felicità.
«Sei in ansia?» Domandò Dries, sedendosi al mio fianco sull'aereo. Ero seduta esattamente tra lui e il finestrino, volevo godermi quel viaggio e vedere la mia bella Napoli dall'alto. Non c'ero mai stata lassù, tra le nuvole.
Pensai a quando, da bambina, mi illudevo che le nuvole fossero fatte di zucchero filato e le volevo mangiare ad ogni costo, oppure quando mi stendevo sull'erba al parco, sotto un albero, e gli attribuivo delle forme strane. Mi mancava la mia infanzia...
Lo guardai sorridendo malinconica. «Un bel po'.» Risposi sincera.
Lui mi prese la mano e fece intrecciare le nostre dita, quel gesto era magnifico e mi regalava mille brividi, proprio come la prima volta che gliela strinsi. Arrossì a quel ricordo e guardai fuori. Non eravamo partiti eppure le persone già sembravano minuscole.
«Sono felice che sei venuta con me.» Sussurrò accarezzandomi la guancia col naso, prima di posare un bacio su di essa.
Sentì la guancia andare al fuoco, mi girai e trovai i suoi occhi e il suo sorriso ad un passo da me, potevo sentirmi già tra le stelle senza aver preso quota?!
Lo stavo per baciare ma lui mi anticipò, appena sentì i suoi denti mordere il mio labbro inferiore, non persi tempo e approfondì quel contatto. Non capivo perché ogni volta che ci baciavamo dovevamo dar l'impressione di voler scopare all'istante, forse perché ogni bacio aveva un desiderio nascosto e bruciava di desiderio.
Ci allontanammo quando l'hostess iniziò a parlare all'interfono, i nostri lucidi e le labbra rosee esprimevano al meglio ciò che provavamo in quell'istante: pura felicità.
Lo guardai di sottecchi, dopo aver appoggiato la testa sulla sua spalla. «Anche io sono felice di stare con te.» Sussurrai.
...
Quando uscimmo dall'aeroporto il freddo gelido del Belgio mi colpì in pieno. Mi strinsi nel mio cappotto, sbuffando una nuvola bianca questa volta non causata dal fumo. Vidi Dries tremare e riscaldarsi come se fosse ad un allenamento, sorrisi vedendo quei gesti.
Ero follemente innamorata di lui.
In una mano aveva la valigia e nell'altra stringeva il mio arto, coperto da un guanto nero, soffrivo fin troppo il freddo per restare con una parte di pelle scoperta, non capivo come facessero a convivere con questo freddo infernale, io che non sopporto neanche la pioggia.
Camminammo per un po', Dries però si fermò di colpo, aveva l'aria preoccupata ed era abbastanza nervoso, non ne capivo il motivo. «Hey, ora sei tu quello in ansia?» Scherzai ma vidi i suoi occhi puntati a terra, pensierosi. «Dries... cosa c'è?» Chiesi mettendomi di fronte a lui, accarezzandogli il viso.
Quegli occhi di cui mi innamoravo ogni giorno di più mi scrutarono affondo, poi mi sentì avvolta tra le due braccia che sapevano di casa e ricambiai l'abbraccio. Lasciò un bacio sulla nuca e si staccò di nuovo, mi stava facendo preoccupare.
«Mi fai preoccupare facendo così.» Ammisi sbuffando, fino a poco fa era felice.
«È solo che...» Si leccò il labbro e sorrise imbarazzato. «... sei la seconda ragazza che porto a casa e mi crea... imbarazzo.» Ammise e vidi le sue guance diventare un po' rosee.
Sorrisi, non riuscendo a trattenermi, e gli presi la mano. Mi grattai il naso e in quel momento mi imbarazzai io. «Bhé, se la cosa può rincuorarti: io non ho mai conosciuto i genitori di Alessandro, quindi è difficile. Cioè imbarazzante per me, visto che...» Non sapevo neanche che dire.
«Visto che?» Il suo pollice accarezzava la mia guancia, piegai la testa per sentire tutto il suo calore e morsi il labbro, arrossendo di colpo.
«I-Io non ho capito cosa siamo e lo so, può sembrare stupido ma, non ho mai avuto una relazione da dopo Ale e con lui avevo 13 anni e non mi so rapportare in queste cose. Ecco.» Sentivo il viso in fiamme, abbassai di colpo lo sguardo quando dissi queste parole, rendendomi conto che i miei stivali erano molto più interessanti del ragazzo che avevo d'avanti.
Due dita presero il mio mento e mi fecero alzare la testa. Trovai Dries che sorrideva felice, accompagnando quel gesto da una luce insolita nel suo sguardo, non mi aveva mai guardato così, mi sentì bene. «Io voglio provarci a stare con te, perciò ti ho portato qui. Per me la nostra relazione è iniziata già molto tempo fa. Sei mia, Eva. Mia e di nessun altro.»
Ora entrambe le mani sfioravano le mie guance, i nasi si sfioravano e le mie iridi si perdevano nelle sue, legandosi ancor prima delle nostre labbra, delle nostre lingue che fecero una danza solo nostra. Allacciai le mani dietro il suo collo e lui le mise su i miei fianchi, per farmi aderire al suo corpo.
Era un momento perfetto.
Il nostro momento perfetto.
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REGALINO! ♥
Ditemi cosa ne pensate!
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Prima Prova di Maturità: Fatta!
Ne mancano altre 3!Per oggi non aspettatevi altri capitoli perché dopo 6 ore a scrivere un tema sul confine il mio cervello è in fumo. Ahahahahahah
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Into my eyes || Dries Mertens
Fanfic-PRIMA STORIA SU DRIES MERTENS! MIRA COMO TE MIRO È una storia di una ragazza che si trova catapultata in una situazione a lei molto imbarazzante ma conveniente grazie al suo Tutor Universitario. Eva, studentessa di fisioterapia, fa il tirocinio al...