Il pomeriggio passò veloce visto che aiutai Stefano facendo fare esercizio a dei ragazzi della Primavera. Finalmente potevo rendermi utile in qualcosa invece di leggere solo le cartelle mediche e di sicuro aiutare i ragazzi della Primavera era una responsabilità grande visto che non sapevo nulla di loro, sotto il punto di vista medico. Stefano mi aiutò a capire come fare degli esercizi e ad ogni cosa mi dava un punto, mi aveva detto che il tirocinio non era solo formativo e dopo un mese pieno avrei avuto i crediti necessari per laurearmi e lui mi avrebbe preso felicemente come assistente a posto fisso. Avrei potuto lasciare quel lavoro di merda e dedicarmi ad uno che amo per davvero, mi serviva solo la laurea.
Mi stravaccai sulla sedia e buttai la testa all'indietro, ero stanchissima e volevo solo dormire ma purtroppo sia Alessandro che il lavoro mi aspettavano. Chiamai Alessandro che rispose dopo vari squilli.
«Alessà.» Dissi reprimendo uno sbadiglio.
«Merda che vuoi?» Chiese, in sottofondo sentì uno schiocco, di sicuro era l'accendino.
«Ancora non sei partito da casa?»
«C'è Andy, non vengo. Prenditi il treno.» Disse prima di chiudere la chiamata.
Trattenni un urlo, ma calciai comunque la sedia lontano da me, per fortuna in sala non c'era nessuno ma, purtroppo, il rumore che fece la sedia quando sbatté a terra fece entrare qualcuno nella stanza. Appena mi alzai per raccogliere la sedia, sentì la testa girarmi a causa di un profumo fin troppo forte sbandai un po' e ritornai a sedermi con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani.
Il ragazzo che possedeva quel profumo mi passò una mano tra i capelli e dopo poco poggiò una mano sulla gamba. Sapevo chi era, la scossa di brividi piacevoli che mi attraversavano la schiena li avevo dal primo giorno che mi strinse la mano. Levai le mani dal volto e lo guardai; si era abbassato per stare alla mia altezza e aveva un'espressione preoccupata sul volto.
«Tutto bene?» Chiese guardandomi intensamente negli occhi.
«S-Si.» Dissi incerta.
«Allora perché piangi?» Alzò un sopracciglio di scatto e con il pollice mi asciugò una lacrima.
«Sono stanca...» Sorrisi amaramente.
Soltanto pensare che avrei dovuto prendere il treno per andare a casa e correre poi a lavoro mi faceva soffrire, quella merda del mio coinquilino non ci pensava che l'unica a pagare le tasse ero io e lui non faceva un cazzo dalla mattina alla sera; solo mettermi di più nei casini con i suoi fottuti vizi. Morsi il labbro per non singhiozzare, non era il momento per sfogarmi e rendermi ridicola, non avanti a lui che di sicuro non avrebbe capito.
«Dai, Eva, che hai?» chiese il numero 14 sedendosi di fronte a me, sulla sedia che aveva alzato.
Il mio sguardo seguì le sue iridi scure e ingoiai a vuoto; mi lasciava senza fiato, tutta colpa del suo sorriso e i suoi occhi.
Dries Mertens non aveva una bellezza da toglierti il fiato, non era alto ma aveva un fisico da dio e degli occhi dolci esattamente come il sorriso. Non era di quella bellezza comune e di sicuro molte ragazze pensavano che fosse brutto ma per me era stupendo e proprio come il giorno prima pensai che fosse una magnifica visione. Sì, Dries Mertens, per me era davvero fantastico e andava bene così, le bellezze comuni non mi affascinavano come aveva fatto lui dal primo giorno.
«Devo tornare a casa con il treno perché mi hanno appeso e...» Abbassai lo sguardo verso i pollici che si muovevano nervosi. Presi fiato e riparlai. «...e devo lavorare, non ce la faccio a questo ritmo.» Ammetto. Almeno mezza verità gliela devo, visto il suo interessamento.
STAI LEGGENDO
Into my eyes || Dries Mertens
Fanfiction-PRIMA STORIA SU DRIES MERTENS! MIRA COMO TE MIRO È una storia di una ragazza che si trova catapultata in una situazione a lei molto imbarazzante ma conveniente grazie al suo Tutor Universitario. Eva, studentessa di fisioterapia, fa il tirocinio al...