Mi aveva stregato

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Erano passate due settimane da quando avevo iniziato il tirocinio come fisioterapista al Napoli e finalmente avrei potuto assistere Stefano al San Paolo durante una partita: Napoli-Fiorentina.

Ero agitatissima, non avevo idea di cosa dovevo fare e in più l'emozione arrivava alle stelle; per la prima volta mi sarei seduta con i giocatori in panchina, con il quale ho legato in queste settimane, e avrei assistito da bordo campo la partita e per di più gratis! A volte anche per la curva spendevo un bel po' di soldi, ma per vedere il Napoli avrei fatto di tutto.

«Agitata?» Chiese Gonzalo mettendomi un braccio sulle spalle.

«Tantissimo, sembra che debba giocare io sta partita.» Risposi mordendomi il labbro. Higuain rise e mi diede un bacio sulla fronte.

«Anche noi siamo agitati prima delle partite, poi scarichiamo tutto sul campo.» Disse alzando le spalle.

«Io spero che nessuno si faccia male... non sono mentalmente pronta a seguirvi passo passo anche in campo.» Sospirai nervosa, avevo paura e tremavo, non ero pronta per lavorare sul campo e appena sarebbe finita questa partita mi sarei andata a riposare per distendere i nervi, ne ero sicura.

Il bomber mi abbracciò e lo lasciai fare ricambiando l'abbraccio, lo chiamavo "l'orso buono", mi dava sempre buoni consigli e quando mi buttavo giù per uno sbaglio lui era pronto ad aiutarmi, stava diventando il mio confidente e davvero con poche persone avevo un rapporto simile.

«Visto che non ti abbiamo fatto ancora la festa di benvenuto dopo questa partita, e si spera vittoria, usciamo tutti insieme per rilassarci e festeggiare. Che ne dici?» Domandò subito dopo aver sciolto l'abbraccio.

Annui in risposta e lui mi diede un altro bacio prima di uscire per andare sul campo, lo seguii e mi sedetti affianco a Stefano.

Quando l'arbitro fischiò l'inizio della partita tutta l'agitazione che avevo si trasformò in adrenalina, ero felice di poter stare a stretto contatto con quella squadra e i suoi giocatori. La mia gamba continuava a muoversi su e giù e mi stavo torturando le mani a furia di mangiare pellicine; era la mia reazione ogni volta che il Napoli giocava ed io non potevo fumare. Lanciai una rapida occhiata alla Curva A e sospirai... avevo passato più tempo in quella Curva che a casa, a volte entrando anche illegalmente.

Venni distolta dai miei pensieri quando una mano si poggiò sul ginocchio e dei brividi improvvisi si formarono sulla pelle, mi girai e vidi che il numero 14 stava guardando attentamente la partita e sussultava ogni volta che un suo compagno si mangiava un goal. Sorrisi a vederlo così concentrato, era bello per davvero. Sorrise quando notò che lo stavo fissando ed avvampai per l'imbarazzo.

«Non arrossire, non riesco a concentrarmi.» Sussurrò mentre si avvicinava lentamente a me.

Morsi il labbro per non sorridere e gli rivolsi uno sguardo. «Queste cose le dovresti dire alla tua ragazza, non a me...» Sussurrai in risposta.

Come scottato dalle mie parole si allontanò da me ma non tolse la mano dalla mia gamba, anzi la strinse un po' prima di rispondermi: «Volevo portare te a quella cena, non lei... mi dispiace.» Mi guardò e capì che stava dicendo la verità; i suoi occhi erano limpidi e la mascella contratta lo rendevano ancora più affascinante. Mi leccai le labbra e tornai a guardare la partita.

«Mi puoi portare stasera alla festa della vittoria... logicamente se arrivasse questa vittoria.» Ammiccai e vidi un luccichio nei suoi occhi.

«Se vincessimo la festa si farebbe a casa mia, puoi venire subito dopo la partita se vuoi.» Ammiccò a sua volta sorridendomi.

Into my eyes || Dries MertensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora