Passeggiando tranquillamente per strada, i suoi problemi si ridimensionarono. Lieta che il giorno dopo Giulia l'avrebbe raggiunta e avrebbero sicuramente fatto festa, optò per un cappuccino non troppo impegnativo al bar in fondo alla via dove abitava. Conosceva tutti in quel posto: spesso passava i suoi pomeriggi a parlare con Diego, il cameriere che aveva frequentato il suo stesso corso di studi. Avevano molte cose in comune ed era anche molto carino, ma per Anna ormai non c'era storia. Simone era diventato praticamente insostituibile.
Entrò nel locale, salutando il barista e il titolare e sedendosi al suo solito tavolo, che quella sera era miracolosamente vuoto. Per la maggior parte degli studenti, quello era periodo di esami; quindi la maggior parte dei giovani se ne stava rintanata in casa a studiare fino a tardi. Nonostante la penuria di gioventù, il bar era comunque pieno di persone.
Diego le si avvicinò. Che bello che è...ma perché non può piacermi lui? Sarebbe tutto più semplice...
"Ciao bellezza...tutto bene? Ti vedo strana..."
"Ciao...no no...tutto apposto, sono solo un po' stanca. Puoi portarmi un cappuccino?"
"Un cappuccino, Anna? Di venerdì sera? Fatti almeno una birra...mica muori!"
Anna sorrise al forte accento di Roma del ragazzo, e accettò l'offerta. Diego le fece l'occhiolino e si allontanò. Era il classico ragazzo per cui ogni donna perderebbe la testa: moro, occhi verdi e con un fisico incredibile da nuotatore. Spaccone e arrogante quanto bastava. E incredibilmente faceva il filo proprio a lei.
Erano usciti insieme per un po', prima che Anna incontrasse Simone. Poi la ragazza si era gradualmente allontanata; ma secondo Diego, lei aveva solo bisogno di finire l'università. Dopodiché avrebbero potuto tornare a frequentarsi normalmente. Era solo un periodo di stress pre-laurea.
Anna non lo aveva smentito, e per questo si sentiva una codarda. Ma non ci poteva fare niente: il suo lato egoista le suggeriva di tenersi buono quel bel cameriere; le sue attenzioni le risollevavano il morale e davano una notevole spinta alla sua autostima.
Diego tornò con la birra e si appoggiò al tavolo, fissandola con malizia mentre lei beveva direttamente dalla bottiglia.
"Non è che dopo quella birra dovrò accompagnarti a casa? Oppure la tua tolleranza dell'alcol si è magicamente alzata?"
Inevitabilmente, il ricordo della prima notte con Simone la colpì come una fucilata, più vivo che mai. Faticò a mantenere neutra la propria espressione, cercando di scacciare il ricordo dei baci infuocati del calciatore.
"Ehm..no...ma una birra riesco ancora a reggerla," rispose, sorridendo imbarazzata.
Il cameriere interpretò il rossore apparso sulle guance della ragazza come un invito a continuare.
"Beh...anche se non dovessi avere bisogno, a me non dispiacerebbe portarti a casa...".
"Magari un'altra volta Diego."
Le mancava di nuovo l'aria. Si sentiva oppressa e intrappolata. Prese il telefono dalla tasca della giacca, sperando che il ragazzo la lasciasse in pace. Il suo piano funzionò e Diego, dopo aver capito che non era serata, si allontanò, ricominciando a fare il proprio lavoro.
Anna notò che le era arrivato un messaggio vocale su whattsapp. Lo aprì senza controllare chi glielo avesse mandato.
"Dio mio, Anna...come vorrei che tu fossi qui con me...non hai neanche idea di quello che vorrei farti..."
Le tremarono le mani. La voce calda di Simone e l'effetto della misera birra che stava bevendo le fecero girare la testa. Di sicuro quel ragazzo sapeva come tenersi stretta una donna, anche a chilometri di distanza.
Non gli rispose. Bloccò il telefono e, tenendo la bottiglia di birra in mano, si alzò avvicinandosi al bancone per pagare.
"Ma come Anna? Te ne vai già?" le chiese Massimo, il titolare.
"Si guarda...sono davvero stanca. Mi puoi dare un'altra birra? Me la porto a casa."
"Certo dolcezza, ecco a te. Tranquilla...stasera offre la casa."
"Grazie Massimo...buona serata."
Uscì in strada, respirando l'aria fresca a pieni polmoni. Quando entrò in casa, il cellulare squillò di nuovo.
Simone la stava chiamando.
Anna non sapeva cosa fare. Voleva rispondergli con tutta sé stessa, ma il suo lato razionale le diceva di non fare la ragazza-zerbino. Di farlo penare un po', come lui stava facendo penare lei.
Appoggiò il telefono sul tavolo e si tolse la giacca e le scarpe con movimenti meccanici. Stappò la birra, prendendo un sorso più che generoso.
Sentendosi le gambe molli per lo stress e la stanchezza, prese il cellulare tra le mani e andò a distendersi sul divano.
Fissò lo schermo, cercando di riordinare le idee. Se Simone aveva intenzione di farla impazzire ci stava riuscendo benissimo.
Il telefono iniziò a suonare per la terza volta. E Anna si rassegnò.
"Pronto?"
"Ehi...dov'eri?"
"In giro, Simone," sospirò Anna.
"Con chi?" chiese lui, curioso.
"Con gente che non conosci, Simone," mentì lei, spazientita.
"Ah...."
"Dimmi Simone,"
"Nonostante io stai facendo di tutto per evitarlo, non posso fare a meno di pensare a te. Per questo motivo volevo dirti che ho cambiato idea."
"Cambiato idea?"
"Sì, riguardo lunedì..."
A quanto pareva, Simone aveva preso la decisione per tutti e due.
Capitolo flash prima del weekend. Spero che lo passiate bene e che vi divertiate! Un bacio e scusate eventuali errori!
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Non è mai semplice/ Simone Zaza
Romance"Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi. "Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."