"Saresti libera questo weekend? Hai voglia di venire qui a Torino? Io ho partita, ma mentre sono in hotel potresti stare da me e venire a vedermi."
L'aveva detto veramente? Non poteva essere vero. Dopo mesi e mesi di indecisione, paura, pianti e arrabbiature se ne saltava fuori con la proposta indecente di trascorrere un intero weekend insieme. Lo avrebbe avuto tutto per sé. Lo avrebbe rivisto giocare dal vivo. E sarebbe andata nella città della sua squadra del cuore.
Ma qualcosa dentro di lei le diceva di andarci piano, di soppesare con cura le parole del calciatore; poteva semplicemente trattarsi di un modo per farsi perdonare le assenze di quei mesi. Oppure un modo per prenderla in giro. Per giocare con i suoi sentimenti.
"Perché?" ebbe finalmente la forza di chiedere, dopo un lungo silenzio.
"Beh...pensavo che sarebbe carino vedersi per un po' più di tempo...sai stare insieme dei giorni e non solo qualche ora...pensavo ti avrebbe fatto piacere..."
Si disse che Simone non avrebbe avuto alcun motivo per fare lo stronzo con lei, non in quella situazione. E, mentre accettava la proposta, sperò con tutto il cuore che, per una misera volta, le cose andassero come lei desiderava. Non chiedeva molto altro dalla vita: voleva solo essere felice.
Iniziò a preparare la valigia nel momento stesso in cui chiusero la conversazione. Non le sarebbe servito molto: in fondo erano solo tre giorni. Prese mentalmente nota di ringraziare personalmente il coach Allegri per il lunedì di riposo che aveva concesso alla sua squadra. Eppure, nonostante l'euforia e il batticuore che lui le provocava, non riusciva ad essere tranquilla.
Scacciò quella spiacevole sensazione e, dopo aver selezionato i capi da portare via e quelli da indossare il giorno dopo, si lavò i denti e si infilò sotto le coperte, lasciandosi trasportare in un sonno senza sogni.
Si svegliò presto quel sabato mattina. O meglio, presto per i suoi standard; ma non le costò fatica. Si sentiva incredibilmente riposata e piena di energie.
Si vestì con calma, infilando i suoi jeans preferiti, che le fasciavano le curve alla perfezione, e abbinandoci un maglioncino leggero bianco. Vagò per casa scalza, facendo la lista mentale delle cose che aveva messo in valigia. Aveva un nodo allo stomaco per l'agitazione, ma si sforzò comunque di mangiare qualcosa. Dopo aver risciacquato il bicchiere dove aveva bevuto un po' di succo di frutta, si lavò i denti con scrupolo, si truccò leggermente e si mise le sue fidate converse nere. Completò il look raccogliendosi i capelli in una lunga coda di cavallo e con una giacca di pelle. Si specchiò un'ultima volta, per essere sicura di non essere un disastro totale: nonostante con quel look sembrasse molto Danny Zucco in Grease si sentiva a suo agio.
Decise di fare una passeggiata fino alla stazione: le strade non erano ancora affollate e il suo appartamento era abbastanza vicino alla sua meta. Le rotelle del trolley sul cemento del marciapiede era l'unico rumore che l'accompagnava. Arrivò in stazione con largo anticipo sull'orario del suo treno; prese i biglietti e si sedette su una delle panchine davanti al binario. Miracolosamente, il treno per Torino era in perfetto orario, il che le fece sperare che per una volta la fortuna fosse dalla sua parte. Una volta in treno, avvisò Giulia che il loro weekend era rimandato e che Simone le aveva chiesto di raggiungerlo. Il gridolino di gioia della sua amica la lasciò sorda da un orecchio per una buona mezz'ora. Fu un viaggio tranquillo: Anna occupò le ore andando avanti con l'elaborazione della tesi. Arrivò a Torino nel primo pomeriggio con lo stomaco che le brontolava per la fame e l'agitazione. Scese dal treno e decise che prima di avvisare Simone che era arrivata, avrebbe messo qualcosa sotto i denti. Il bar della stazione aveva una delle più ampie scelte di panini che Anna avesse mai visto; ne scelse uno a caso e lo divorò nel giro di qualche minuto. Ordinò un caffè e, dopo aver mandato un messaggio a Simone, si perse nella lettura della Gazzetta dello Sport. Non avendo articoli particolarmente interessanti, la lettura del giornale la stancò subito. Sentendo vibrare il cellulare nella tasca della giacca, lo prese e rispose senza guardare chi la stava chiamando, come al solito.
"Pronto?"
"Con la coda sei illegale."
La voce profonda di Simone le fece perdere qualche battito. Si girò di scatto, cercandolo tra la folla.
"Ma dove sei?" chiese lei.
"Proprio qui." Un paio di braccia forti e muscolose la strinsero da dietro in una morsa protettiva. Anna chiuse la telefonata, ridacchiando e appoggiando la testa alla spalla di Simone, che le baciò lentamente la guancia.
"Mi è davvero mancato il tuo profumo, acidella."
Anna sorrise, lasciandosi trasportare dalla tranquillità che solo lui ormai le poteva dare.
"Andiamo? Non posso salutarti come vorrei con tutti questi curiosi che guardano," sussurrò lui.
La fece alzare e prendendole la valigia la guidò fuori dalla stazione, dove una macchina nera li stava aspettando.
"Carico io la valigia. Sali." le ordinò Simone, tenendo la testa bassa per evitare di essere riconosciuto e, di conseguenza, fermato per qualche foto.
Anna obbedì in silenzio, salendo sul sedile posteriore e notando chi era il loro autista.
"Hola Anna! Finalmente ti conosco! Non ho fatto altro che sentire parlare di te per mesi...comunque piacere, Alvaro," disse, allungandosi verso di lei per stringerle la mano e baciarle le nocche.
"Ehi Alva...evita di provarci con la donna mia," lo ammonì Simone, prendendo posto nel sedile anteriore. "Non farci caso, Anna."
Mentre l'auto si metteva in movimento, Anna si rilassò gradualmente, rispondendo di tanto in tanto all'interrogatorio dello spagnolo. Adorava il modo in cui il suo forte accento marcava ogni parola. "Ancora non se ne parla di prendere la patente, eh Simo?" stuzzicò lei, facendo scoppiare a ridere i due ragazzi.
"E perchè dovrei? Ho il mio autista personale," rispose il lucano, tirando una gomitata scherzosa al suo amico al volante.
"Anna...tu eri a conoscenza che il nostro Zaza è una delle persone più tirchie del pianeta?" le disse Alvaro, fermandosi ad un semaforo rosso e tirando uno schiaffo leggero sulla testa di Simone.
Capitolo scritto di getto e, probabilmente, con i piedi. Spero che il vostro weekend sia stato bello e che vi siate divertiti! Io sto ancora gongolando per il gol di Simo di ieri! Un bacione e, come al solito, fatemi sapere!
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Non è mai semplice/ Simone Zaza
Romans"Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi. "Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."