Trento.
Nei suoi numerosi viaggi, Simone non era mai stato a Trento. Rimase colpito da tutto quel verde, tutti quei prati; incredibilmente, quel paesaggio gli ricordò la sua terra. La natura era stata domata solo in parte e la sua incredibile forza era palpabile. Arrivato in stazione, scese dal treno con un salto, rischiando di travolgere una signora che attendeva il suo turno per salire.
Non avendo bagagli, corse direttamente verso l'uscita, fermando il primo taxi disponibile. Dopo aver detto l'indirizzo che doveva raggiungere al tassista e aver ricevuto un'occhiataccia, si accasciò sul sedile posteriore della vettura,tenendo gli occhi fissi sul panorama che scorreva fuori dal finestrino. Riusciva ad immaginarsi Anna da bambina, mentre correva su e giù per quei prati, si arrampicava sugli alberi, leggeva tranquilla al sole. Una fitta dolorosa gli trafisse il petto.
Era successo tutto troppo in fretta per i suoi gusti; si era reso conto di non poter stare senza quella ragazza nel momento in cui l'aveva persa. Come succede nelle grandi storie. Ma non era sicuro di quale sarebbe stato il finale per loro.Si chiedeva chi dei due avrebbe ceduto per primo, essendo entrambi testardi come muli.
Ma quello che lo faceva preoccupare di più era lo sguardo di Anna mentre usciva da casa sua: vuoto, spento.Quasi non le importasse più di nulla. O così volesse far credere.
Il taxi inchiodò improvvisamente,riportando Simone alla realtà. Guardò con aria interrogativa il tassista.
"La casa che cerca è alla fine di quel sentiero; se vengo con la macchina probabilmente non riuscirò più a fare inversione; mi dispiace, deve proseguire a piedi."
Simone annuì, pagando la tratta e salutando l'uomo, che partì sgommando non appena il ragazzo ebbe chiuso la portiera.
Bene...dai Simo. Una passeggiata non ti farà male, anzi. Niente è meglio di un allenamento in montagna per mettere alla prova la tua resistenza!
Si mise in marcia, camminando velocemente sul sentiero ripido. Il terreno era accidentato e le radici degli alberi sbucavano da tutte le parti, creando delle trappole micidiali per gli ignari passeggiatori. Simone dovette usare tutta la sua concentrazione per riuscire a percorrere incolume da quella stradina.
Il percorso sembrava non finire mai;dal prato in salita, il sentiero portava poi in un bosco lussureggiante. Il ragazzo continuò imperterrito, ringraziando il cielo per la bella giornata: se avesse piovuto, sicuramente si sarebbe perso. Dopo quelle che sembrarono ore, il sentiero iniziò ad allargarsi e gli alberi a farsi meno fitti. Senza fiato per lo sforzo, Simone si appoggiò ad un albero per riposarsi. Seguì con lo sguardo il percorso che ancora lo aspettava, notando che il sentiero si interrompeva con una ripida scalinata in pietra. Deciso ad andare fino in fondo, proseguì. Iniziò a salire quei gradini, che lo condussero inaspettatamente in un giardino. Si guardò intorno,cercando qualche segno di vita e scorse una casa interamente in legno sulla sua destra; era piccola, con dei vasi pieni di fiori colorati posizionati sui davanzali delle finestre.
Si preparò per affrontare gli eventuali abitanti di quella casa, quando un ringhio sordo lo congelò sul posto. Voltandosi in direzione di quel suono, notò un enorme cane bianco che gli bloccava la strada, i lunghi denti scoperti con ferocia. Evidentemente, la sua presenza in quel giardino era stata intesa come un'intrusione.
Simone alzò istintivamente le mani insegno di resa, cercando di non fare movimenti bruschi che potessero aizzare ancora di più quella bestia contro di lui.
"Buono bello....buono..." sussurrò il ragazzo. Il cane iniziò ad abbaiare, avvicinandosi sempre di più,ricacciandolo indietro verso la scala.
Prima di avere il tempo di decidere se morire lì o cercare di salvarsi, Simone udì un fischio e, con suo stupore, il cane smise di ringhiare e si allontanò.
La porta della casa di legno si aprì.
"Simone?"
Anna comparve sulla soglia, fissando meravigliata il calciatore. Gli andò incontro con calma.
Per Simone fu la visione più bella del mondo. Non solo perché gli aveva salvato la vita. I lunghi capelli castani erano sciolti e formavano dei riccioli morbidi attorno al suo viso e indossava un vestito corto di cotone bianco. I piedi nudi sull'erba. Sembrava una fata.
"Che ci fai qui?"
Il ragazzo aveva la gola secca.Controllò attorno a sé per controllare che il cane non sbucasse di nuovo dal nulla; quando lo vide in lontananza disteso al sole, si tranquillizzò.
"Sono venuto per chiederti scusa,"iniziò Simone. Durante il viaggio, aveva preparato un fantastico discorso del quale, in quel momento, non ricordava una singola parola.
Anna rimase in silenzio, in attesa che continuasse.
"Sono un grandissimo coglione e un'emerita testa di cazzo. In fondo ho sempre saputo che tu provavi qualcosa per me, ma ho sempre cercato di accantonare quel pensiero. Non me la sentivo di affrontare una relazione, a distanza per di più. Pensavo che bastasse dirti che non volevo niente di serio per proteggerti da me, che tu ti saresti automaticamente difesa. E mi sbagliavo; non solo perché tu non sei riuscita a mettere da parte i tuoi sentimenti. Ma anche perché non ce l'ho fatta nemmeno io. Dal momento in cui ti ho vista, quella sera a Sassuolo, ho iniziato a voler stare con te; ti provocavo e tu mi rispondevi, e questo non faceva altro che incuriosirmi ancora di più. Se fossi rimasto a Sassuolo, le cose sarebbero probabilmente andate diversamente. Probabilmente, mi sarei reso conto prima che mi stavo innamorando di te. Non ci sono giustificazioni per il mio comportamento. Sono stato uno stronzo. Ma se tu vorrai ricominciare da zero, io..."
Simone si interruppe, guardando la figura maschile appena apparsa sulla porta della casa di legno.
Un ragazzo a petto nudo osservava la scena a braccia conserte, con aria minacciosa.
"Vedo che hai compagnia. Beh in questo caso non vedo perché io debba continuare a sprecare il mio tempo qui," disse Simone, sentendo montare la rabbia dentro di sé.
"Non credo che tu possa dire nulla;in fin dei conti, non sono io che mi sono scopata mezza Torino,"ribatté Anna.
"E io sono venuto fin qui per una stronza del genere? Ho girato mezza Italia per trovarti e hai ancora il coraggio di puntare il dito?" urlò Simone, avvicinandosi alla ragazza.
"Non ci posso credere Simone! Con che coraggio mi dai la colpa delle tue cazzate? Non ti ho chiesto io di venire qui!" gli gridò Anna di rimando.
"Giusto! È vero! Tu sei sempre la santa della situazione. Infatti io sono venuto a dirti che ti amo e scopro che stai con un altro!"
"Che cosa hai detto?" bisbigliò lei.
"Che tu stai con un altro. Quindi è meglio che me ne vada subito. Tanto sto sprecando il mio tempo."
"No, stupido! Prima di quello...ripetilo."
"Lo sai cosa ho detto."
"Voglio sentirtelo dire di nuovo."
Simone si avvicinò ancora di più,prendendole il viso tra le mani.
"C'è il tuo amichetto che ci guarda, non ti importa?"
"No."
"Ti amo," le sussurrò Simone,prima di fare unire le loro labbra.
Ciao a tutti!! Come promesso sono stata un fulmine! Fatemi sapere che ne pensate!
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Non è mai semplice/ Simone Zaza
Romance"Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi. "Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."