Il settore ospiti del Bentegodi era gremito di gente; non che il resto dello stadio fosse vuoto. Al contrario, i sostenitori del Verona era più rumorosi che mai. E ad Anna vennero i brividi nel sentire l'amore di quei tifosi per la loro squadra. Sarebbe stata una partita importante, da non dimenticare.
Ovunque Anna si girasse vedeva striscioni in onore di Luca Toni; ripensando ai mondiali di Germania e a come quel calciatore era stato considerato un eroe dal Paese intero, la ragazza sentì un nodo in fondo alla gola. Sapere che si sarebbe ritirato e che quella sarebbe stata la sua ultima partita le lasciava un vuoto inspiegabile: come se stesse perdendo un amico. Cercò di concentrarsi sui calciatori che stavano scendendo in campo; disposti in due file ordinate ai lati della squadra arbitrale, il volto teso per la concentrazione, tenevano la schiena dritta e lo sguardo fisso verso gli spalti.
Nonostante fosse troppo in alto per poter notare ogni particolare del viso di Simone, Anna non poteva fare a meno di tenere gli occhi incollati su di lui: la prima partita da titolare in campionato dopo molto tempo. Era una prova importante per lui; un passo in avanti, per dimostrare il suo valore ancora una volta. Ma l'unica cosa che al momento le importava era che non si facesse male in qualche impeto di foga. Aveva le mani sudate e il cuore che batteva all'impazzata.
Quando la partita iniziò, Anna cercò di sfogare la tensione cantando a squarciagola con gli altri tifosi bianconeri, che si fecero sentire, dando del filo da torcere ai tifosi veronesi.
Fu una partita sfortunata per Simone; la grinta e la fame di gol non bastarono per vincere. Ironia della sorte: la squadra che sarebbe retrocessa matematicamente in Serie B era riuscita a sconfiggere i padroni indiscussi del campionato e a fermare il loro record di vittorie consecutive.
Anna pianse quando Toni fece il giro del campo applaudendo i propri tifosi e dando il suo addio al calcio. Lo stadio intero si alzò in piedi per salutare il campione. Un tributo all'eroe.
Attese con pazienza il suo turno per uscire dallo stadio, finalmente tranquilla. Si sentiva sollevata e orgogliosa: Simone si era comportato bene, aveva giocato come lui sapeva fare e non si era infortunato. Per il momento, l'Europeo non era a rischio. Mentre si lasciava trascinare dalla marea di tifosi, il cellulare vibrò nella tasca della giacca.
"Ciao!"
"Ciao bellezza." La voce calda di Simone le riempì il cuore. "Dove sei?"
"Sto cercando di arrivare all'uscita più vicina del settore degli ospiti."
"Lo sapevo che avrei dovuto prenotarti un biglietto; almeno avresti potuto assistere dalla tribuna."
La parlata arrotolata di Simone le allargò il sorriso: lui e la sua erre moscia l'avrebbero fatta sciogliere prima o poi.
"Non è un problema, anzi. Mi sono divertita e ho mal di gola da quanto ho cantato."
"Mi fa piacere che tu ti sia fatta riconoscere anche a Verona, acidella," rise il calciatore dall'altro capo del telefono. "Dimmi quando sei fuori, così ti raggiungo."
Chiudendo la telefonata, Anna iniziò ad andare in iperventilazione. Non pensava che avrebbero avuto l'occasione di vedersi. Rimpianse il fatto di non essersi messa qualcosa di carino: indossava la maglia bianconera con il numero 7 e un anonimo paio di jeans e quel filo di trucco che si era messa se ne era irrimediabilmente andato con le sue lacrime di commozione. Dannati calciatori!
Non aveva portato con sé la borsa, quindi non aveva modo di verificare le sue condizioni. Setacciò le tasche in cerca di un misero fazzoletto di carta e, quando lo trovò, iniziò a strofinarsi il viso, togliendo le ultime tracce della scia di lacrime, attirando gli sguardi curiosi della gente che la circondava.
Ma non aveva tempo per farsi paranoie e dare peso al giudizio della gente: doveva rendersi presentabile il prima possibile. Uscire dalla marea in movimento e andare al bagno più vicino sarebbe stata solo una perdita di tempo; si rassegnò all'eventualità di essere in uno stato orribile e proseguì.
Una ventata di aria fredda all'uscita dello stadio le fece lacrimare nuovamente gli occhi. Si strinse nella giacca, prendendo il telefono dalla tasca e chiamando Simone.
Lui la stava aspettando appoggiato alla parete esterna dello stadio, vicino al tunnel che conduceva al parcheggio sotterraneo.
Anna si bloccò alla vista del calciatore.
"Ti avviso che non sono nelle mie condizioni migliori, Zaza. Potrei risultare un pochino ridicola..."
Simone le si avvicinò lentamente. La barba gli dava un'aria da mascalzone che gli calzava benissimo. Solo guardandolo, Anna sentì un lieve calore afferrarle le guance. Non riuscì più a trattenersi: gli corse incontro, tuffandosi tra quelle braccia solide che la stavano aspettando.
Nascose il viso sul petto di Simone e lo tirò a sé, stringendolo. E quando sentì le braccia del calciatore stringerla, si sentì finalmente completa.
Dopo quello che le sembrò troppo poco tempo, Simone si staccò dall'abbraccio, prendendole il viso tra le mani e guardandola intensamente. Per Anna fu impossibile distogliere lo sguardo, e si perse in quei profondi occhi marroni.
"Hai pianto?" le chiese Simone dopo un'analisi attenta.
"Si nota così tanto?"
"Non ti ho mai vista con gli occhi così gonfi. Sembri una rana, Anna," rispose lui, tentando di nascondere un sorriso.
"Ecco perché le persone continuavano a fissarmi," si lamentò lei, portandosi le mani tra i capelli.
"Sei comunque bellissima. Anche senza trucco e con gli occhi gonfi," sussurrò Simone, catturando le labbra della ragazza in un bacio che non aveva bisogno di spiegazioni.
La spinse delicatamente contro il muro, approfondendo il bacio e intrecciando le loro mani sopra la testa di Anna.
Se non ci fosse stato Simone a trattenerla, la ragazza sarebbe probabilmente crollata a terra: sentiva gelatina al posto delle gambe. Poi un dubbio.
"Davvero mi vedi bellissima anche in queste condizioni?" sussurrò Anna, interrompendo suo malgrado Simone.
"Da quando hai bisogno di rassicurazioni?" rispose lui, sorridendole dolcemente. La ragazza non parlò, rimanendo in attesa.
"Ovviamente ti ho vista in condizioni migliori. Ma si, Anna, sei davvero bella."
"Meglio della Biasi?"
Anna odiava sentirsi insicura. Chiara Biasi era davvero una bellissima ragazza: non riusciva a capire come Simone potesse preferire lei alla blogger.
Il calciatore la guardò, sorpreso da quella domanda. Non era da Anna fare quel tipo di discorsi. Era sempre stata una delle ragazze più forti e ciniche che avesse mai conosciuto; diversa dalla maggior parte delle donne come il sole e la luna. Non aveva mai messo in dubbio il suo carattere e la sua tenacia. E in quel momento, con quella domanda, Simone si rese conto fino in fondo di tutto il dolore che le aveva causato. Con i suoi comportamenti l'aveva sminuita; aveva giocato con lei fino a distruggere tutte le sue convinzioni. Capì che la parte più dura della loro relazione non era stata chiederle scusa e riconquistarla. La difficoltà stava nel farle recuperare la fiducia in sé stessa. E lui avrebbe fatto di tutto pur di tornare ad ammirare la donna di cui si era innamorato. Voleva litigare con lei, punzecchiarla come aveva fatto all'inizio della loro storia. Voleva farle capire che per lui, ormai, non c'era nessun'altra. Lui non vedeva più nessun'altra. Doveva convincerla che era totalmente suo e che più nessuna lo avrebbe allontanato da lei.
La baciò di nuovo.
"Come potrei preferire la Biasi a te? Tu sei tutta da mordere. Le ossa le lascio ai cani."
Ciao!! Scusate gli errori!! Fatemi sapere che ne pensate! Un bacio!
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Non è mai semplice/ Simone Zaza
Romance"Perchè vuoi rendere le cose più complicate di quello che già sono?" le chiese Simone, fissandola dritto negli occhi. "Perchè è più semplice di quello che sembra..e quello che sta complicando tutto sei tu."