16.

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Camminavano in silenzio, stretti l'uno all'altra. Il braccio di Simone le cingeva le spalle, mentre Anna gli stringeva forte i fianchi. La ragazza non aveva idea di dove stessero andando, né di quanto tempo sarebbero stati insieme, ma non le importava molto. Pensava solo a godersi ogni singolo istante che trascorreva insieme a Simone, quasi fosse un dono del cielo. Il vicoletto che stavano percorrendo non era molto affollato e la presenza del calciatore passò inosservata, nonostante indossasse il completo elegante della società bianconera.

La sconfitta non aveva intaccato il suo buon umore: essere insieme alla donna che amava era l'unica cosa che gli interessava; le bisbigliava smancerie all'orecchio, guadagnandosi o un bacetto sulla guancia o una gomitata sullo stomaco, a seconda di cosa le diceva. La risata di Anna gli scaldava il cuore in una maniera che non avrebbe creduto possibile prima di conoscerla.

La condusse in un locale poco affollato, facendo un cenno col capo al titolare che li stava aspettando. Aveva organizzato tutto con la massima cura.

Anna si lasciò guidare verso un tavolo appartato, si tolse la giacca di pelle, appoggiandola allo schienale della sedia e si sedette, fissando poi la sua attenzione sullo splendido uomo che le stava di fronte.

Era stanco, Anna glielo leggeva in faccia. Nonostante gli occhi fossero accesi di entusiasmo, erano cerchiati da pesanti occhiaie.

"Simone, stai crollando. Non è che partiranno senza di te?"

"Gli ho detto io di partire. Li raggiungerò fra un paio di giorni. Il mister ci ha dato altri giorni liberi: dobbiamo solo preparare la sfida con la Sampdoria e poi sarà tutto finito."

"Ah...e quindi? Vai a dormire da Emanuele?" chiese la ragazza, facendo finta di niente.

"In effetti pensavo che avremmo potuto trascorrere quello che rimane del weekend qui a Verona, o se vuoi andare da qualche altra parte. Per me non è un problema. Mi basta passare del tempo con te," le disse Simone, allungandosi sul tavolo e prendendole le mani fra le sue. Era un gesto del tutto naturale, ma il cuore di Anna perse comunque un battito.

"Aspetta Simone, io non ho niente da mettermi, se non i vestiti che indosso. Non pensavo di fermarmi, e il treno..."

"Ho pensato a tutto io. Fidati di me."

Ordinarono un paio di panini e due birre, e rimasero a chiacchierare fino a quando il titolare del locale, un omone che avrebbe potuto tranquillamente fare concorrenza ai pesi massimi, li raggiunse al tavolo.

"Se vuole, signor Zaza, la camera è pronta. Abbiamo provveduto come da Sue istruzioni."

Simone la fece alzare dal tavolo, tenendola sempre per mano. Passando davanti al bancone, Anna non poté fare a meno di notare le occhiate cariche di invidia che le riservavano le cameriere.

Strinse ancora di più la mano di Simone, che la baciò teneramente sulla fronte.

L'omone li portò al primo piano, chiacchierando tranquillamente con Simone e congratulandosi per la partita giocata nonostante la sconfitta. Si congedò poi, lasciandoli davanti ad una porta di legno massiccio e consegnando a Simone una chiave magnetica.

"Saremmo a vostra disposizione a qualsiasi ora; per ogni vostra necessità, potete chiedere direttamente a me."

La camera era splendida. Moderna e arredata con gusto, rifornita di tutti i confort. Un enorme letto matrimoniale spiccava al centro esatto della stanza e dalle finestre si poteva ammirare la città semi addormentata. Una televisione a schermo piatto era appesa al muro e sulla scrivania accanto alla vetrata era appoggiato un secchiello con del vino. Un bel vassoio con fragole e cioccolato completava il tutto.

"Oddio, Simone...". Anna rimase affascinata. Sopra il letto c'era un piccolo trolley da viaggio, contenente alcuni vestiti di ricambio per lei.

"Come hai fatto?"

"Ho fatto tutto l'altro giorno in treno, mentre venivo qui. Devo ammettere che Giulia mi ha dato una mano, preparando un po' di vestiti tuoi e mandandoli direttamente qui. Ha prenotato lei la stanza."

"Non ho parole..."

Anna sentì gli occhi inumidirsi, uno strato sottile di lacrime offuscarle la vista.

"Ehi, Anna. Se non ti piace o se avevi altri programmi, non importa. Posso disdire tutto e..".

Anna lo interruppe, gettandogli le braccia al collo e baciandolo con dolcezza.

Non era abituata che qualcuno le facesse quel tipo di sorprese. Che la viziasse in quel modo. Soprattutto, non si era ancora abituata all'idea che Simone potesse essere così con lei. Aveva lasciato intravedere il suo lato dolce molto di rado, preferendo nascondersi dietro alla maschera di arroganza che sempre indossava.

Le loro labbra si assaporarono, facendo dimenticare incomprensioni e dubbi. Nessuno li avrebbe disturbati quella notte.

Approfondendo il contatto, Simone le tolse la giacca, lasciando che le mani vagassero sulle spalle e sulla schiena della ragazza, stringendola a sé.

Il respiro si fece sempre più affannato; avevano bisogno l'uno dell'altra. Gemendo, Anna sbottonò in fretta la camicia di Simone, facendogliela scivolare giù dalle spalle insieme alla giacca scura. Passando le mani sul torso nudo del suo uomo, si meravigliò ancora una volta del fatto che lui potesse essere finalmente suo; senza più freni. Senza paure né insicurezze.

Con urgenza, il calciatore le sfilò la maglia, passando a torturare il collo della ragazza e stringendole il sedere tra le mani. Era un gesto che aveva sempre amato fare con lei. Il sedere di Anna era la perfezione.

La prese in braccio e la portò sul letto, facendola distendere e gettando a terra il trolley che vi era appoggiato.

"Sei mia, Anna?" chiese lui, rimanendo in piedi a bordo del letto, guardandola negli occhi intensamente.

Lei non rispose subito. Rimase confusa da quella domanda. Lei era sempre stata sua. Anche quando lo odiava; quando le dava fastidio anche solo il pensiero di trovarselo nella stessa stanza; anche quando lui la stuzzicava. Fin dall'inizio si erano appartenuti.

Si mise a sedere, avvicinandosi a Simone. Gli appoggiò le mani sugli addominali, avvicinando il viso e lasciando qualche bacio umido sul tatuaggio che gli copriva il basso ventre. Poi alzò lo sguardo verso di lui e, senza rompere il contatto visivo, gli slacciò lentamente la cintura e sbottonò i pantaloni.

Nessuno dei due aveva più la forza di aspettare. Con il respiro affannato, si liberarono in fretta degli ultimi vestiti. Portandosi sopra di lei, Simone le accarezzò il viso. Le mani gli tremavano.

Guardandola intensamente negli occhi, anche le sue ultime difese cedettero. Si era totalmente innamorato di lei; non aveva vie di fuga. Separarsi sarebbe stato un dolore fisico. Ma allontanò quel pensiero. Quella era la loro notte.

Facendo unire finalmente i loro corpi, le chiese di nuovo: "Sei mia, Anna?".

E lei, inarcando la schiena, sopraffatta dalla scarica di piacere che la stava attraversando, rispose con un sussurro:

"Sempre."







Ciao a tutti! Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo perchè non volevo cadere nel volgare.

Fatemi sapere!! Besos!!

Non è mai semplice/ Simone ZazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora