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"Oddio... e adesso cosa gli rispondo? Ho una voglia matta di vederlo...ma se cedo di nuovo questa storia non finirà mai..."

Anna aveva ormai consumato il tappeto del salotto a furia di camminare. Era confusa, indecisa. Il cuore diviso a metà: una parte le diceva di mettere in chiaro le cose e di farla finita il prima possibile. Ma l'altra parte continuava a ripeterle che, se avesse portato avanti il suo piano, lo avrebbe perso.

Cosa se ne faceva uno come Simone di una ragazza che si lamenta e che vuole un rapporto stabile, quando ne può avere cento che non aprono bocca e sono pronte a scattare ad ogni sua richiesta?

Perché le faceva quell'effetto?

Anna si rendeva conto che più passava il tempo e più si innamorava dell'idea di lei e Simone insieme.

E anche se sapeva che era improbabile, lei non faceva altro che sperarci.




Parcheggiarono la macchina e si incamminarono verso il pub.  Davanti al locale c'erano quattro ragazzi molto rumorosi, che ridevano e urlavano. Neanche avessero quindici anni.

Giulia accelerò il passo, lasciando Anna qualche metro indietro, e si fece avanti, salutandoli. Alcuni di loro la presero in braccio, abbracciandola e scompigliandole i capelli, mentre Anna rimase in disparte.

Quando Giulia riuscì a liberarsi dai saluti, si voltò verso di lei, presentandola al gruppo.

"Ragazzi miei, questa è Anna, la mia migliore amica."

Anna si costrinse a sorridere e a salutare.

Si presentarono uno ad uno, ma la ragazza si dimenticò i loro nomi pochi secondi dopo. Non le importava molto. Era solo curiosa di vedere come reagiva la sua amica davanti al ragazzo altissimo che aveva detto di chiamarsi Emanuele.

Anna era sicura di averli già visti tutti da qualche parte, ma non riusciva a fare mente locale.

Guardandosi intorno nervosamente, si accorse che un ragazzo del gruppo la stava guardando con insistenza. Era alto, come quasi tutti i suoi amici, con un fisico tonico e ricoperto di tatuaggi. Aveva un che di pacchiano, forse dovuto a tutte quelle collane, bracciali...e agli orecchini.

Anna non sopportava i ragazzi con gli orecchini: li aveva sempre identificati come quelli che passavano ore davanti allo specchio e ci mettevano più tempo di lei a prepararsi.

Distolse lo sguardo, voltandosi e prestando attenzione a Giulia, che stava facendo la gattamorta con il suo "Romeo". Intanto, gli altri due ragazzi facevano gli stupidi, prendendosi in giro e continuando a ridere.

"Devi dire alla tua amica che quella non è la tecnica giusta." disse qualcuno alle sue spalle.

Anna si girò trovandosi di fronte il ragazzo tatuato.

"Come scusa?" rispose lei, seccata solo per il fatto che le avesse rivolto la parola.

Lui sorrise malizioso. "Se Giulia vuole fare colpo su Ema, non sta usando la tecnica giusta. Lui non sopporta le civette."

"Chi ti dice che lei ci stia provando?" rispose Anna.

"Beh giudica tu stessa," le disse lui, prendendola per le spalle e facendola voltare verso i due che chiacchieravano tranquillamente. In effetti, Giulia gli teneva una mano sul braccio come se niente fosse, e continuava ad appoggiarsi a lui quando rideva.

'Neanche fosse ubriaca! ' pensò Anna, sentendosi in imbarazzo per la sua amica.

Voltandosi di nuovo verso il suo interlocutore, incrociò le braccia al petto.

"E come dovrebbe fare secondo te, maestro seduttore?"

"Intanto fa bene a non essere acida come te...ma dovrebbe fare un pochino la difficile. Sai, acidella, a noi uomini piace rincorrervi. E quelle che ci muoiono dietro sono solo delle prede facili che danno poca soddisfazione."

Continuava a guardarla negli occhi mentre parlava. E la intimidiva. Anna si sentiva in soggezione, e non capiva per quale motivo.

"Comunque, piacere. Simone" disse lui tendendo la mano.

"Anna" gli rispose lei, stringendogliela. Aveva la pelle liscia e una presa salda, sicura.

E il suo sguardo non la lasciava un attimo. Anna stette al gioco, rifiutandosi di abbassare gli occhi.

"Ehi, voi due. Se avete finito, potremmo anche andare a bere qualcosa no?"

La voce di uno dei ragazzi li fece sobbalzare.

Raggiunsero tutti insieme il pub, prendendo posto nei tavolini all'esterno del locale. Anna si sedette in parte a Giulia che non le prestò la minima attenzione per il resto della serata. In compenso chiacchierò con gli altri componenti del gruppo, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Simone. Sguardo che, puntualmente, sentiva bruciarle addosso.

"Allora Anna...cosa studi? E poi perché Ravenna e non Bologna?" le chiese Nicola, il ragazzo moro e molto simpatico che si era seduto accanto a lei.

"Studio conservazione dei beni culturali. Mi mancano solo la tesi e la laurea. E studio a Ravenna perché Bologna non offriva il corso di studi che faceva per me" rispose pragmatica.

"Wow! Beni culturali!" esclamò Domenico. "Deve essere interessante."

"Lo è. Ed è sempre stato il mio sogno, curare e conservare le nostre opere d'arte. In Italia siamo talmente sommersi da tutto questo che ormai ci abbiamo fatto l'abitudine."

"Aspetta! Ma se ti manca solo la laurea, allora quanti anni hai?"

"Devo farne 23 ad agosto."

Mentre parlava, Anna si accorse con la coda dell'occhio, che Simone non la smetteva di fissarla. Continuò a parlare con i due ragazzi, che continuavano a farle domande.

"Ma da dove vieni? Non hai un accento ravennate." disse Nicola, perplesso.

"Mi sono trasferita a Ravenna solo per studiare. Io sono di Trento."

"E il fidanzato lo hai lasciato là?"

Si voltò di scatto verso Simone, che aspettava una risposta, fulminandolo con lo sguardo.

"No. Non l'ho lasciato da nessuna parte."

"Buono a sapersi," rispose lui, di nuovo con quel sorrisetto malizioso.





Scusate gli errori! Besos!

Non è mai semplice/ Simone ZazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora