17.

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Uno squillo acuto la svegliò dal sonno tranquillo.

Guardò lo schermo, decidendo di non rispondere appena vide chi la stava chiamando. Non adesso.

Si appoggiò di nuovo sul cuscino, girandosi lentamente per non svegliare Simone. La circondava con un braccio, la presa salda sui suoi fianchi. Dormiva tranquillo, con un'espressione felice sul viso.

Anna non lo voleva svegliare: aveva davvero bisogno di riposo. Le lenzuola bianche avvolgevano disordinate il suo corpo. Le ultime settimane erano state piene di emozioni e lavoro per lui. Gli passo dolcemente la mano sul viso, memorizzando ogni particolare. Quando dormiva così beatamente era ancora più bello. L'ombra scura sotto gli occhi si era schiarita notevolmente rispetto alla sera prima, la carnagione scura priva di qualsiasi imperfezione. La barba cresceva ogni giorno di più, ma ad Anna piaceva: per quanto fosse possibile gli dava ancora più carattere. Si sentì arrossire ricordando la sera prima, quando quella barba le solleticava ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere.

Fissando il soffitto, cercò di calmare la sensazione di calore che sentiva al basso ventre; solo pensare a Simone riusciva a farla eccitare in quel modo anche di prima mattina. Quella notte era stata una delle più belle della sua vita: si erano abbandonati l'uno all'altra quasi con disperazione, come se mancasse loro l'ossigeno. Sarebbe rimasta tra le sue braccia ogni minuto per il resto della sua vita, se avesse potuto. La malinconia la assalì all'improvviso. Se stare lontani anche solo un giorno era diventato così difficile, come avrebbero fatto? Simone aveva ancora un paio di settimane piene di impegni con la Juventus e subito dopo la finale di Coppa Italia sarebbe partito per il ritiro con la Nazionale in vista degli Europei di Francia. Anna era sicura che non sarebbe riuscita a seguirlo. Non poteva permettersi di fare programmi a lungo termine con la laurea alle porte. Il suo piano era quello di discutere la tesi, che ormai era ultimata, entro un mese. Ma se non si fosse sentita pronta avrebbe dovuto rimandare il tutto a settembre. Gli attacchi di ansia erano stati molto più frequenti in quell'ultimo periodo rispetto al solito, dovuti, secondo lei, alla tensione causata dall'indecisione per la sua relazione e da tutta la sofferenza accumulata.

Le faceva ancora un certo effetto pensare di aver risolto le cose con Simone. Lui aveva scelto lei. Aveva deciso che non poteva stare senza di lei; l'aveva inseguita per mezza Italia, facendole cambiare idea, provandole che non era un omuncolo qualsiasi, che valeva la pena lottare per stare insieme.

"Già così pensierosa di prima mattina?"

La voce roca del suo ragazzo la fece arrossire di nuovo. Si voltò verso di lui, trovandosi quelle assurde iridi marroni puntate addosso. Nonostante fossero ancora velati dal sonno, gli occhi di Simone erano già accesi di allegria. Era suo.

"Ti amo," riuscì a dire Anna, vincendo il nodo in gola e le farfalle nello stomaco. Simone le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance arrossate. La baciò dolcemente, stringendola a sé.

"Anch'io," rispose. "Mi sa che dovrò annullare i nostri programmi di oggi, se non hai nulla in contrario."

Anna lo guardò, confusa.

"L'unica cosa che voglio è rimanere qui con te a fare le capriole. Abbiamo un sacco di attività fisica arretrata da recuperare," precisò lui.

La ragazza sorrise. Non chiedeva di meglio. Ma il suo stomaco parlò per lei.

"Giusto. Prima è meglio mangiare e accumulare energie," disse Simone, con un sorrisetto malizioso. La baciò di nuovo, con passione, facendola rimanere senza fiato. Portandola sotto di sé, le torturò il collo e il petto, scendendo poi verso l'ombelico e mordendola piano.

Non è mai semplice/ Simone ZazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora