17.

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Sono passati troppi giorni, troppe settimane.
Jack non mi ha più parlato e io ho agito di conseguenza. Solo che non ce la faccio più. Sto impazzendo.
Odio stare lontana da lui; l'unico amico(?) che io abbia.

***

Mi sento uno straccio, la notte non ho dormito per niente.
Cerco di coprire quelle evidenti occhiaie, ma con scarsi risultati. Mi vesto con la prima cosa che mi capita fra le mani e filo fuori dalla mia stanza; saluto Noah e nonna ed esco, dirigendomi verso la scuola.
Arrivo davanti al cancello e lo vedo.
È lí: sul solito muretto, ma questa volta non è solo. Con lui c'è una ragazza.
Sento gli occhi iniziare a pizzicare.
Corro fino all'entrata principale della struttura, sotto lo sguardo di tutti.
Quella ragazza era bellissima, di sicuro meglio di me.
Sentivo i suoi occhi, gli occhi di Jack, su di me, sentivo che mi stava seguendo con lo sguardo.
Controllo l'ora del cellulare e qualche lacrima bagna lo schermo, si lo so: sono ridicola.
Piango sempre per delle sciocchezze, me lo dicono in molti, ma non riesco a farne a meno.
Cerco di aggiustarmi un po', invano: il risultato non cambia.
Adesso che ho pianto faccio più schifo di prima; ho gli occhi rossi e gonfi.
Esco dal bagno proprio mentre suona la campanella, vado verso la mia aula e mi siedo; pronta per due ore, stancanti, di tedesco.
I miei occhi seguono i passi di Jack, che va a sedersi in un banco, da solo.
Infatti, da quando è successo quel problema, oltre a non avermi parlato più, si è anche distaccato da me.
La nostra "amicizia" è rovinata, ed è stata tutta colpa mia.
Sono una stupida.
"Signorina Smith!" Mi richiama il professore.
In questi giorni non presto molta attenzione alle lezioni.
Ho altro a cui pensare, non so perchè.
"S-si prof." Balbetto, nella speranza che mi lasci andare.
"Questa settimana è la quarta volta che la rimprovero! Ma insomma, dove ha la testa?!" Urla, ma io sto zitta.
In effetti ha ragione, sto dedicando poco del mio tempo allo studio.
Ho la testa altrove, non ci posso fare nulla.
"Mi prende pure in giro, eh!" Continua a gridare, spazientito.
"Si becca una bella nota." Finisce, per poi prendere la penna e scrivere qualcosa sul registro di classe.
'Non poteva andare meglio!'
Penso fa me e me.

***
Sono ormai le 11:40.
Fra quasi un' ora potrò riabbracciare il mio letto.
Sento qualcosa colpirmi la faccia, per poi cadere a terra.
Mi abbasso per prenderlo e scopro che è un bigliettino.
Lo apro; c'è scritto da Jack per Tessa.
Giuro che, in questo momento, mi sento come se fossi tornata alle elementari.
'Sono stato uno stupido ad evitarti per tutto questo tempo.
Il problema Tess, è che avevo paura; paura di potermi avvicinare troppo a te. Paura di innamorarmi di te. So che starai pensando che io sia ridicolo, che non abbia il coraggio di dirtele in faccia queste cose, ma lo farei se potessi. Odio non essere tuo amico, ma odio anche esserlo.
Odio non poter vederti sorridere. Odio non poter vedere più quegl'occhi bellissimi. Odio non poter piú sentire il suono della tua voce.
Perchè si, Tessa, io ti amo.'
Finisco di leggere e qualche lacrima scende fino a far bagnare la carta.
Sento due dita sul mio mento che mi tirano su il viso.
"Hey, non piangere."
Mi dice Jack, che ormai è seduto vicino a me.
"Ma cosa fai?" Sorrido fra le lacrime.
Si avvicina pericolosamente al mio viso, con un gesto fulmineo.
"Siamo in classe, Jack." Dico,mettendo due mani sul suo petto, spingendolo via.
"Non importa." Si avvicina nuovamente, facendo sfiorare le sue labbra con le mie, ma poi si allontana.
"Forse hai ragione."
Stavo soffocando.
Le mie guance stanno andando a fuoco, me lo sento.

"Sei bella quando arrossisci."
Oh Dio.

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