5. Catturati (Chantal)

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Non posso credere che Dylan mi abbia davvero costretta ad utilizzare i soldi rubati ad una donna per acquistare dei vestiti da indossare. Vestiti che utilizzano gli umani, tra l'altro, nulla in confronto alla bellezza degli abiti angelici e alla raffinatezza delle nostre stoffe.

Osservo bene il mio abbigliamento. Addosso ho un paio di jeans aderenti, una canotta bianca e una camicia a scacchi, tipica; ai piedi, invece, un paio di scarpette da ginnastica di una marca che so a malapena pronunciare... Converse.

Di solito utilizzo sempre i tacchi, nel mio mondo, ma siccome suppongo che sarà un viaggio lungo e faticoso, ho preferito optare per un paio di scarpe più comode e pratiche.

Tra l'altro, qui nel mondo umano non c'era un negozio che vendesse gli stivali bianchi in pelle che arrivano alle ginocchia. Ho chiesto in tutti i negozi e la risposta è stata "Ci dispiace signorina, ma questa non è la stagione degli stivali!" e mi hanno guardata nello stesso modo in cui si guarda un pazzo!

Roba da non credere, io gli stivali in Paradiso li utilizzo ogni giorno.

Dylan ovviamente si è messo a ridere e mi ha presa in giro dicendomi: «Vedi che qui gli stivali d'estate con questo sole non si portano!».

In Paradiso non esiste il caldo o il freddo, l'estate o l'inverno. Il clima è sempre lo stesso, non cambia mai e si adatta al nostro corpo. Io non sento niente, nessuno di noi sente niente, sa solo di stare bene a quella temperatura.

Ora Dylan è qui affianco a me, indossa anche lui un semplice jeans aderente, un paio di converse nere e una t-shirt che lascia scoperto uno dei suoi magnifici tatuaggi. In più, ha comprato una felpa da portare con sé.

«Allora, sei pronta a riaprire il portale?», mi domanda

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«Allora, sei pronta a riaprire il portale?», mi domanda.

Siamo in un luogo isolato, un vicolo chiuso tra due case, che sembra disabitato. Con noi ci sono solo dei gatti neri e brutti, intenti a saltare da un bidone dell'immondizia all'altro. «Sì, io sono pronta».

«Questa volta lo facciamo insieme, per favore, o esaurirai tutte le tue forze, Chantal», ricordo com'è andata a finire questa mattina e annuisco.

Ancora non so dosare bene la mia potenza, anche perché non so quanta ne possiedo e come si fa. Forse devo solo cercare di non concentrarla tutta in una volta e tutta in un punto.

È molto più facile a dirsi che a farsi!

«Dammi la mano», il biondo allunga la sua mano verso di me ed io faccio lo stesso con la mia, allungandola verso di lui.

Poi gliela stringo e sono subito brividi. Le sensazioni non sono cambiate sin dalla prima volta che mi ha sfiorata. Anzi, adesso si sono intensificate, sono maggiori e sicuramente più belle.

«Sai cosa devi fare, o c'è bisogno che io te lo spieghi?» continua, ma la mia attenzione è tutta concentrata sulle nostre mani intrecciate, racchiuse l'una nell'altra.

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