29. Ricominciare (Dan)

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Ed anche l'ultimo bottone della camicia blu notte che fascia le mie spalle muscolose è chiuso. La cintola dei pantaloni è stata tirata verso l'alto, ho indossato finanche queste scomodissime scarpe moderne, adesso sono davvero pronto per andare a pranzo.

Lancio un'occhiata all'orologio a pendolo che si trova sulla parete della camera nella quale sono stato sistemato e mi rendo conto di essere in anticipo. Strano, la puntualità non è mai stata il mio forteSo a cosa è dovuta tutta questa velocità e precisione: prima andrò a pranzo, prima incontrerò Chantal. Non vedo l'ora di stringerla tra le mie braccia, di incontrare i suoi occhi ingenui ormai maturi e di annusare il dolce profumo dei suoi capelli biondo oro.

Chantal mi ha salvato la vita e per questo devo anche ringraziarla. È stata lei a portarmi al baratro, ma fortunatamente mi ha anche riportato a galla. 

Charlie è venuto poco prima, quando Harriet ha avvisato tutti che mi ero ripreso. Il mio amico mi ha spiegato molte cose, ora so dove mi trovo, che cosa ci faccio qui, quale sarà il nostro destino da questo momento in poi.

Mi stendo sul letto e sprofondo la testa sul cuscino, fissando il soffitto che si trova sopra di me. Quante peripezie abbiamo passato prima di arrivare a questo punto. Ripenso ad ogni cosa e mi soffermo sui ritratti nascosti nella stanza di Dylan, ne avevo rubato uno, ma adesso devo averlo perso. Qualcuno mi ha cambiato gli abiti, non so che fine abbia fatto il mio pantalone e non vorrei che quel disegno finisse nelle mani sbagliate.

Qualcuno bussa alla porta, facendomi sobbalzare. Sono due colpi secchi. Chi vuoi che sia a quest'ora? Probabilmente una guardia, sarà venuta a chiamarmi per il pranzo.

Mi aggiusto le maniche della camicia e mi do una sistemata ai capelli, tirandoli all'indietro con le mani. Poi, a passo svelto mi avvicino alla porta e con lentezza la apro.

La figura che si trova in piedi oltre l'uscio mi fa spalancare la bocca, lasciandomi senza parole. La mia mente si svuota da ogni pensiero, ogni paura, ogni problema, guardo incredulo ogni parte di lei. I suoi capelli biondi, leggermente allungati e non perfetti ed ordinati come sempre, i suoi occhi azzurri che mi scrutano sorridenti, il suo corpo fasciato da un bellissimo abito – seppur nero – e le sue labbra che si aprono per pronunciare due semplici parole: «Ciao, Dan».

Oh, Chantal. Quale docile canto odono le mie orecchie, quale melodia armoniosa. Era da tanto che le tue labbra non pronunciavano il mio nome con voce delicata.

Colpito da una grande felicità e incapace di controllare le mie azioni, le getto le braccia al collo trascinandola all'interno della stanza. La sua guancia sfiora la mia ed il profumo dei suoi ricci d'oro mi inebria le narici. «Chantal, non posso credere che tu sia davvero qui», sussurro al suo orecchio, per poi richiudere la porta con un calcio.

Comincio a girare stringendola saldamente tra le mie braccia, fino a quando non la trascino sul letto facendola scivolare sul materasso morbido e cadendo proprio sopra di lei.

Mi fermo, puntando i miei occhi nei suoi, ci guardiamo per interminabili secondi e mi godo la bellezza delle sue goti imporporate di un rosso acceso. Le sue labbra mi invitano a baciarla, mi attirano come una calamita e così mi avvicino sempre di più, pronto a sentire il suo dolce sapore ancora una volta.

E proprio quando sono così vicino da credere che sia arrivato il momento di sfiorare le sue labbra con le mie, Chantal posa un dito sulla mia bocca, bloccandomi di colpo. Con la mano libera mi sfiora il petto e mi spinge delicatamente lontano da lei. «Non posso, mi dispiace», mormora. Capisco che la situazione la sta mettendo a disagio, così mi alzo e le do la possibilità di sedersi, accomodandomi al suo fianco.

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