13. Incontri inaspettati (Chantal)

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Dylan scoppia a ridere, sembra contento e divertito, mentre io non capisco. Ector è qui e noi potremmo essere nei guai e lui cosa fa, ride?

Con grandi falcate si avvicina all'amico e lo saluta con una pacca sulla spalla. «Ah, vecchio mio, sapevo che ce l'avresti fatta!», esclama soddisfatto.

«Forse ci ho messo più tempo del previsto, ma eccomi qua» risponde l'altro, anch'egli sorridente. Poi punta lo sguardo su di me. «La trovo in splendida forma», commenta, come se io non ci fossi.

Dylan annuisce. «Non ci facciamo mancare nulla, sai come son fatto».

«In realtà no, non lo so. Non avrei mai creduto che tu, proprio tu, potessi salvare l'Angelo Speciale, un esemplare che il clan dei Warriors cerca da anni», replica il biondo, la sua voce è così confusa. Non riesco a capire cosa stia accadendo.

«Sai, io invece sono sempre stato certo che tu mi avresti aiutato anche in questa pericolosa missione». Un momento, cos'ha detto? Aiutato? Ector ha aiutato Dylan? Ha aiutato noi?

Scrolla le spalle, come a volersi difendere. «Solo perché forse non mi è tanto antipatica», ribatte divertito.

A questo punto, avanzo, sbattendo un piede a terra. «Potreste piantarla di parlare come se io non ci fossi e spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?».

«Non nominare il nome di Lucifero invano, o lui potrebbe sentirti e arrecarti molto dolore, è solo un consiglio eh biondina» mi avverte la mia ex guardia, facendomi sbuffare e alzare gli occhi al cielo.

Forse mi sono sbagliata, non sono felice di vederlo e sicuramente lui non mi è mancato affatto.

«Ector ci ha portato viveri, vestiti e qualcos'altro di utile» mi spiega Dylan, ma questo non fa altro che confondermi ancora di più.

Com'è arrivato fin qui? Da solo? Come ha fatto a trovarci in questo vasto bosco? Perché lo ha fatto? Ma soprattutto, lui sapeva già tutto?

Ector mi lancia uno zaino e fa lo stesso con il suo amico; quando lo afferro mi rendo subito conto che è molto più pesante di ciò che sembra. «Ecco a te, fanne buon uso», mi dice, strizzandomi poi l'occhio.

Do una sbirciatina al suo interno e scorgo vestiti, cibo, acqua e altra roba più o meno utile.

«Continuo a non capire come tu possa essere qui, perché e...» cerco di far luce in questa situazione, ma la mia ex guardia mi interrompe all'istante.

«Ci sediamo?» propone ed entrambi annuiamo. Oramai non ci serve più partire tanto presto, siccome abbiamo ricevuto i viveri per qualche giorno.

Prendiamo posto all'ombra di un grande albero, non che qui ci sia molto sole; leggeri e flebili raggi penetrano soltanto tra le fessure che formano i rami. Ector prende una bottiglietta d'acqua e ne beve un sorso, per poi passarla agilmente a Dylan seduto di fronte a lui con le gambe incrociate.

«Guarda qua», esclama la mia ex guardia «Indovina un po' che cosa ti ho portato!», agita in aria un pacchetto bianco e rosso con la scritta Marlboro. Ad occhio e croce mi sembrano...

«Sigarette! Ma quelle sono, sigarette!», esclama il ricciolino contento e soddisfatto. Ne prende una dal pacchetto e non esita nemmeno un attimo ad accenderla. «Ah, quanto mi erano mancate! Grazie amico, questa sì che è stata un'ottima mossa».

Ector fa un'espressione imbronciata. «Solo questa? Non vorrai dimenticare tutto ciò che ho fatto per te?».

Dylan scuote la testa. «Ma certo che no» e mi sembra di notare del sarcasmo nella sua voce.

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