12. Lettere dal Purgatorio (Dan)

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«Sì, Pantea, so già che Dylan tornerà da me. Probabilmente starà soltanto dando una lezione a quell'Angioletto da quattro soldi», nascosti dietro un pilastro decorato in ghirigori e foglie di edera, siamo in attesa che Trisha vada via insieme alla sua inquietante amica dai capelli scuri, sperando che nessuna delle due si accorga di noi. Abbiamo scelto un pessimo nascondiglio, ma purtroppo non siamo riusciti a trovarne uno migliore. «Sono certa che prima o poi si presenterà qui con un anello e un mazzo di rose rosse, o perché no nere!», esclama euforica, convinta delle sue parole.

Un rumore di passi e vedo le due Diavole avanzare nel corridoio. «Certo, certo, lo credo anch'io. Figurati se Dylan voleva davvero abbandonarti così!», ribatte l'amica e non so perché, ma noto un briciolo di falsità e di sarcasmo nelle sue parole.

«Non credevo che Trisha sognasse il matrimonio!», bisbiglia Harriet, che sembra alquanto divertita dalla situazione.

«Lei non vede l'ora di sposarsi, a dire il vero, perché finalmente Dylan sarà suo per sempre. Credi davvero che all'Inferno i matrimoni siano semplici matrimoni, come nel mondo reale?», replica invece Luce.

L'Angelo dai capelli blu la guarda perplessa e confusa. «Che vuoi dire?» domanda, spostandosi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

«Che non è come credi. Si tratta di qualcosa di più complesso» rivela l'altra. Questa sua approfondita conoscenza dell'altro clan potrebbe tornarci utile, un giorno.

Quando crediamo che Trisha e Pantea possano scoprirci, perché si dirigono proprio in questa direzione, la Diavola dai capelli scuri blocca la sua amica. «Ho dimenticato una cosa in camera tua, mi accompagni a prenderla?».

«Cosa?», sbotta Trisha scocciata.

«Il mio bracciale di cuoio con le borchie, lo avevo tolto per farmi la doccia e devo averlo dimenticato sul tuo letto!».

Il Diavolo dai capelli viola sbuffa, guardando l'amica in malo modo. «E d'accordo, andiamo!», cede infine, ma durante il tragitto continua a lamentarsi. «Possibile che tu sia sempre così sbadata, Pantea? Prima o poi perderai anche la testa!».

In realtà, quel Diavoletto a noi è stato molto utile, senza di lei probabilmente non l'avremmo passata liscia. Eppure, ha fatto tutto da sola, non di certo per aiutarci, è semplicemente troppo imbranata.

Quando siamo certi che Trisha e Pantea siano davvero entrate in camera, usciamo dal nostro nascondiglio e velocemente abbassiamo la maniglia della stanza di Dylan, richiudendoci subito la porta alle spalle, cercando di fare assoluto silenzio.

Nulla è cambiato qui dentro, solito ambiente scuro, solito letto ampio, solito aspetto tetro e profumo di boschi. Si vede proprio che questa è la stanza di Dylan Grount.

Sul letto, sono gettati un paio di boxer, un pantalone di tuta ed una t-shirt nera, a terra scorgo una serie di scarpe, sulle quali qualcuno di noi potrebbe rischiare di inciampare.

Gli Angeli che sono con me si guardano intorno, Harriet conosce già questo posto, mentre per Luce sembra la prima volta. «Adoro osservare le stanze degli altri», commenta, attirando la mia attenzione.

Trattengo una risatina, lei si sta mostrando davvero molto interessante. Ha un carattere diverso dal solito, ha qualcosa di speciale, di particolare. «Perché? Cos'hanno di così speciale?».

«Cosa non hanno di speciale, vorresti dire», risponde però lei, passando un dito lungo tutta la mensola dal colore scuro e accertandosi che non ci sia nemmeno un filo di polvere. «Disordinato, ma pulito».

Sgrano gli occhi, sorpreso. «Cosa?», ha davvero dedotto questo?

«Questo posto contiene più di quanto tu possa immaginare, Dan. L'intera vita di Dylan è racchiusa qui dentro, se vuoi scoprire davvero com'è fatta una persona, visita la sua stanza. Ti parlerà di lei», afferma girando per l'intera camera, sfiorando scaffali, sedie, vecchi ritratti, muri, finanche il letto, stando ben attenta a non toccare i vestiti.

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