30. Un bacio (Dan)

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Elizabetha Corsknov mi porge una fetta di torta di mele ed un bicchiere di tè alle erbe; lo sorseggio lanciando un'occhiata a Luce seduta accanto a me sotto il gazebo di legno. Mi chiedo come io e lei siamo finiti qui sotto, quando stavamo semplicemente facendo una passeggiata nei giardini della Reggia.

«Vi ho visti soli, so che voi ragazzi volete stare soli, ma ho pensato che una fetta di torta ed un bicchiere di tè vi avrebbero fatto bene», sorride la donna. Non posso nascondere quanto questa sua gentilezza mi sorprenda, la trovo esagerata, sproporzionata, talvolta anche fuori luogo, ma mi limito a ricambiare mostrandole il massimo rispetto.
Nè io né Luce siamo stati capaci di rifiutare l'invito a prendere il tè insieme a lei, forse Elizabetha Corsknov è semplicemente una donna molto sola.

«Lei ha un compagno?» le domando, non sapendo cosa dirle.

Il volto della capoclan si rabbuia, i suoi due smeraldi lucenti si trasformano in due occhi spenti, tristi. Credo di aver toccato un tasto dolente. «Sono sola» dichiara, immergendo un biscottino nella sua tazza di porcellana, contornata da fiori rosa, lilla e viola. «Avevo un compagno, ma è morto tanto tempo fa».

Capisco di aver davvero toccato un tasto dolente, non avrei dovuto farle quella domanda. «Io... non so come scusarmi, sono così dispiaciuto» mormoro, portandomi una mano alla bocca.

«Non potevi saperlo» esclama, mentre un sorriso folle le si dipinge sul viso. «Gradite altro tè, ragazzi?».

Trovo il suo atteggiamento molto strano, è passata dalla tristezza alla follia, perché quella luce che è passata sul suo volto sembra proprio essere follia. Io e Luce ci voltiamo l'uno verso l'altra nello stesso istante, scambiandoci uno sguardo sorpreso ed enigmatico, poi entrambi scuotiamo il capo.

Non so perché, ma vorrei andare via di qui al più presto. Questo posto comincia a farmi paura e, seppur non ci sia un apparente motivo, una brutta sensazione si fa spazio dentro di me. È come se tutta quest'atmosfera di benessere, felicità e gentilezza, celasse qualcosa che ostentano a tenere nascosto.

Con Elizabetha fingo sorrisi e scambio parole, mentre lei parla vagando di argomento in argomento. Racconta, esprime pareri, opinioni, lusinghe, ogni tanto ridacchia e si lascia andare. Io e Luce rimaniamo immobili ad ascoltarla, talvolta le rispondiamo ed il tempo passa così, tra tazze di tè, biscottini e fette di torta alle mele. La mia mente non fa altro che ripetere voglio andare via, ma questa donna continua a tenerci ancorati sotto questo gazebo di legno. 

Non mi resta che intervenire, devo fare qualcosa o io e Luce potremo dire addio alla nostra passeggiata insieme. Mi schiarisco la voce, proprio dopo che Elizabetha ha finito di raccontare di quando aveva organizzato una caccia al tesoro nella sua Reggia per far sì che tutti gli abitanti fossero in competizione e, al tempo stesso, collaborassero tra di loro. Nella sua voce, nella sua persona e nelle sue parole, leggo solitudine, leggo la ricerca disperata di avere qualcuno al proprio fianco con cui trascorrere le proprie giornate ed i momenti della propria misera vita. 

«È stato un piacere chiacchierare e prendere il tè con lei, Elizabetha, e noi la ringraziamo ancora per la gentilezza e l'ospitalità» mi alzo in piedi, spostando all'indietro la poltrona di vimini sulla quale ero prima seduto, poi afferro la mano di Luce «ripeto, è stato davvero bello chiacchierare con lei, ma adesso se non le crea alcun problema, io e la mia amica Luce vorremmo sgranchirci un po' le gambe e fare una passeggiata nel suo meraviglioso giardino!». Dovevo avere il coraggio di alzarmi di qui molto tempo fa.

Elizabetha Corsknov annuisce. Un'ombra scura le passa sul viso, mi spaventa e poi va via, sostituita da uno dei suoi soliti sorrisi gentili. «Buona permanenza nei giardini della Reggia. Io credo che andrò a riposare nelle mie stanze» e detto ciò si alza anche lei, per poi congedarsi e darci le spalle. La coda del suo abito tocca appena il terreno, si tratta di stoffa semplice, così come lo è anche il vestito.
I suoi capelli corvini sono raccolti in una treccia che ondeggia sulla sua schiena mentre lei procede spedita verso l'interno della Reggia.

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