Dopo due ore dalla visita di Costia, Clarke entrò nella stanza dove Lexa riposava, l’espressione della giovane Heda era così serena, sembrava che stesse sognando qualcosa di bello. La bionda si sedette vicino all’amata, le prese la mano sinistra e se la portò alla guancia, voleva sentire il calore del suo corpo, voleva sentire il tocco delle sue morbide mani. La stette a guardare per un po’ e poi iniziò a raccontare di sé.
“Sai, quando ero piccola, correvo per tutti i corridoi dell’arca insieme al mio migliore amico, per poi farci sgridare dai nostri superiori per aver recato loro disturbo e ogni volta che ci punivano, rinchiudendoci nelle nostre camere, disegnavo. Amavo disegnare. Ho sempre avuto questa passione per l’arte, mi rendeva libera, spensierata, era un modo per fuggire dalla realtà e crearne una tutta mia, una dove potevo correre, giocare e divertirmi senza che nessuno mi potesse sgridare. Ho smesso di ritrarre nel momento in cui sono atterrata qua, esattamente non ho avuto molto tempo per farlo, poi sono capitate troppe cose e ne ho avute molte altre di cui preoccuparmi.” Clarke smise di parlare per un attimo, la sua voce iniziò a tremare e i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
“Lexa… Ho perso troppe persone, prima mio padre, poi Wells, il mio migliore amico e, infine Finn, non posso perdere anche te perché senza di te, io non sono niente. Non sono niente. Tu mi hai resa la persona che sono oggi, tu mi hai resa forte, saggia e mi hai fatto capire che anche se l’amore fa male, vale sempre la pena di combattere per ciò che ci sta più a cuore. Ricordo che volevi farmi visitare la tua capitale, allora fallo, portami a visitarla, svegliati e portami a visitarla. Ho bisogno di sentirti dire il mio nome, ho bisogno che mi ordini di restare dove sono per tenermi al sicuro, voglio rivedere il tuo magnifico sorriso, voglio che tu mi insegni a combattere e a difendermi e, se vorrai, in cambio ti insegnerò a sparare. Ho bisogno che mi riassicuri ogni volta che sono spaventata, dicendomi di non esserlo perché tutto andrà bene, desidero risentire la tua voce, rivedere quei tuoi bellissimi occhi, sentire il tuo profumo e sentire sul mio corpo il calore del tuo. Ho bisogno di tutte queste cose Lexa, ho bisogno di te. Vorrei avere tutta quella tranquillità che stai avendo adesso, sembri davvero in pace e vorrei che la condividessi con me. Sei la Heda di 12 clans, sei la mia Heda, non puoi farmi innamorare follemente di te per poi lasciarmi, non te lo lascerò fare.” Continuò piangendo e singhiozzando.
Abby era seduta per terra, davanti alla porta della sua stanza e stava piangendo, i sensi di colpa per non essere stata una buona madre la tormentavano. Quando Marcus la vide, si affrettò ad avvicinarsi e si mise seduto davanti a lei. Le spostò delicatamente i capelli, mostrando il suo viso rosso, pieno di lacrime, la guardò dolcemente e le chiese a voce bassa: “ehi, che succede?”
“Nulla, va tutto bene” mentì la donna
“Se andasse tutto bene, non staresti piangendo adesso. Abby, ti puoi fidare di me, qualsiasi cosa ti sia successa, puoi dirmelo e ti prometto che farò di tutto per sistemare le cose, così non ti vedrò più piangere e potrai essere più tranquilla”
“Grazie..” Disse con una voce tremolante
“Ma ciò che ho fatto non può essere sistemato. Apprezzo il tuo aiuto, Marcus, ma a questo ci devi pensare io. Da sola.” Continuò il cancelliere
“Devi smetterla di rinchiuderti in te stessa, lascia che qualcuno ti aiuti, lascia che io ti aiuti. Abby, qualunque cosa tu abbia fatto non è così grave da non poter rimediare e te lo dice uno che ha fatto tantissimi errori ma che ha ottenuto il perdono della gente. Quindi, che è successo?”
“Ho lasciato che mia figlia soffrisse. Ho lasciato che Clarke fosse coinvolta da qualcosa decisamente più grande di lei e l’unica cosa che le ha portato tutto ciò, è solo e unicamente dolore. Se n’è andata perché non riusciva a sopportare il peso delle morti che aveva causato, è scappata dalla sua stessa casa e dalla sia famiglia e si è addentrata in un luogo che nemmeno conosceva, si è innamorata di una ragazza che l’ha tradita e che adesso giace in un letto a lottare tra la vita e la morte, è stata quasi coinvolta in una guerra e ha rischiato la pelle per quanto ne so io. E in tutto questo io non c’ero, non c’ero. Ero qua a fare chissà che cosa invece di stare con mia figlia. Aveva bisogno di me Marcus, aveva bisogno di me” Disse con le lacrime che scendevano
Lui l’abbracciò istintivamente, vederla in quello stato, gli distruggeva il cuore.
“Tu eri qua a prenderti cura del tuo popolo, le hai permesso di fare tutte quelle cose perché era ciò che voleva, e sappiamo benissimo che è testarda quanto la madre perciò le avrebbe fatte comunque anche senza alcun permesso. La tragedia di Mount Weather, la abbiamo sulla coscienza anche noi, c’è chi ha bisogno di più tempo e c’è chi ne ha bisogno di meno, Clarke, è della prima categoria, aveva solo bisogno di un po’ di tempo per riflettere, voleva capire se ciò che aveva fatto, fosse la cosa giusta e lo è stata. Non potevi sapere di loro due perché nessuno lo sapeva e comunque saresti stata l’ultima persona a saperlo anche se non fosse andata così,perché te lo avrebbe tenuto nascosto in ogni caso. Non incolparti per qualcosa che nessuno poteva prevedere, vivi il presente e fa sì che il futuro sia migliore di ciò che stai vivendo. Continuando a rimuginare nel passato, non cambierà quello che è successo quindi adesso alzati, perché tua figlia ha ancora bisogno di te” rispose Kane, alzandosi e porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese, si mise in piedi e guardando dritto negli occhi l’uomo che le stava davanti, si asciugò le lacrime e disse “Grazie, non so cosa farei senza di te”
Lui annuì e le ordinò “Adesso vai, Clarke ti sta aspettando”
Prima di fare un passo verso la stanza di Clarke, ne fece uno per baciare Marcus, quest’ultimo rimase abbastanza sorpreso dell’iniziativa intrapresa dalla donna, ma contraccambiò il bacio e non la lasciò andare per qualche minuto. Una volta che le labbra si staccarono tra loro, si guardarono per un attimo negli occhi e lui le sussurrò “Adesso vai, avremo tempo per questo”
Abby annuì e se ne andò, lasciando Marcus in piedi, fermo a guardarla.
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Clexa's story
FanficÈ il continuo dopo la seconda stagione, incentrata su Clarke e Lexa.