THREE || FEAR

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THREE || FEAR


Diciamolo, Priya non era la solita ragazza povera, inesperta, che non aveva mai avuto un ragazzo, che non aveva mai baciato nessuno, che doveva lottare con le unghie e con i denti per ottenere quello che voleva; No, lei era parte di una famiglia benestante, lei ha sempre vissuto in Inghilterra, proprio come suo fratello, loro erano inglesi, ma lei aveva sempre desiderato tornare – o meglio andare – in Pakistan, quella terra che diceva così poco di lei ma così tanto di suo padre. Suo padre e suo fratello erano gli unici uomini di cui lei si sia mai fidata veramente, ne ebbe la conferma dopo che fu tradita dal suo ultimo ragazzo, e soprattutto quando entrò nelle grinfie di Barney. Purtroppo il padre di Priya morì qualche anno prima e lei superò con grandissima fatica la perdita, forse non ancora completamente.


Si arricciò meticolosamente le punte dei lunghi capelli corvini e li fece ricadere dolcemente sulla schiena prima di sporgersi in avanti verso lo specchio per tracciare lentamente una precisa linea di eye liner nero sulle sue palpebre olivastre, riaprì l'occhio sinistro e osservò il luminoso contrasto tra la linea appena tracciata e i suoi brillanti e luminosi occhi azzurri. Soddisfatta ripeté lo stesso procedimento sull'occhio destro e infine corresse il confine delle rosee e carnose labbra con un lucidalabbra color pesca – suo padre diceva che adorava come quel colore decorasse al meglio il suo volto.


Diede un ultimo sguardo alla sua esile figura riflessa nello specchio, un abito nero, corto fino a metà coscia, attillato ma non troppo impegnativo, con lunghe maniche di pizzo coperto da un caldo cappotto bianco la avvolgeva, e, solo dopo aver sistemato dietro le orecchie nascoste dalla chioma nera gli occhiali verdoni, afferrò la borsa e scese di fretta le scale del portico ed entrò nella macchina di Austin che la stava aspettando, prima che Barney parcheggiasse nel vialetto di casa sua e il suo incubo iniziasse.


"Stai benissimo Priya"


La voce sicura e dolce di Austin la rassicurò scacciando dalla sua mente le orribili conseguenze che la sua 'fuga' avrebbero causato.


"Grazie"


Cercò di risultare il più tranquilla possibile, e nel giro di pochi minuti tutto il suo corpo si abituò alla presenza sincera di Austin. I suoi biondi e spettinati capelli ricadevano disordinatamente sulla sua fronte, e Priya dovette combattere il suo istinto di passargli una mano attraverso per sistemarli, tuttavia non appena arrivati alla casa di Josh – così si ricordò che si chiamava il ragazzo che dava la festa – lui si passo da solo una mano tra i capelli, dopo di che avvolse un braccio intorno alla vita della ragazza e la guidò lungo il sentiero che tagliava il giardinetto verde della casa. Priya notò come i verdi ciuffetti di erba verde che sbucavano dalla coperta bianca di neve risaltassero nel buio che regnava quella sera – la speranza è l'ultima a morire pensò.


"Bevi qualcosa tesoro?"


Josh le porse un bicchiere sgocciolante pieno di un cristallino liquido che emanava un odore alquanto invitante, lei decise di accettare, giusto per affogare, come faceva ogni tanto, i suoi dolori nell'alcool – non diventerò un'alcolizzata per un bicchiere di vodka concluse e bevve.


Nel giro di un paio d'ore si ritrovo a piedi nudi, seduta sul bancone del passa bevande della casa, a gambe aperte e con in mezzo un ragazzo che sicuramente non era meno ubriaco di lei, che le succhiava disperatamente la pelle sotto al lobo dell'orecchio, staccandole con i denti l'orecchino di falsa bigiotteria che vi era agganciato, il quale volò a terra e si perse tra la massa di diversi rifiuti sparsi sul pavimento.


Quando anche lei stava per cedere alle incessanti richieste di piacere rivoltele dal ragazzo appollaiato tra le sue morbide gambe, quest'ultimo le venne strappato di dosso e due mani delicate la sollevarono e la riportarono coi piedi per terra.


"Andiamo Priya, ti riporto a casa...mi dispiace che ti sia successo tutto questo, non avrei dovuto lasciarti sola"


La sua voce tesa e agitata richiamò per qualche secondo Priya alla realtà, ebbe giusto il tempo di allacciarsi le scarpe prima che Austin la reggesse tra le sue braccia e la accompagnasse a casa.


"Puoi lasciarmi all'inizio del viale?"


Si strinse nel suo cappotto bianco prima di pronunciare quelle sottili parole con un filo di voce, si era appena ripresa dalla sbronza grazie alla breve passeggiata fino alla macchina, fatta mentre era avvolta tra le forti braccia di Austin, che ripetutamente si scusava per averla lasciata da sola nel breve tempo in cui lei si era ubriacata. La sua voce rassicurante usciva dalle sue labbra carnose insieme a piccole nuvolette bianche, la neve sul marciapiede gli impediva di camminarci sopra così i due ragazzi furono costretti a camminare sulla strada pulita dagli spazzaneve.


"Ti ringrazio..."


Lei lo ringraziò e un vortice di paura, terrore e anche dolore la avvolse non appena mise piede fuori dalla macchina, subito dopo che lui la salutò con un caldo bacio sulla guancia, pensando a cosa le sarebbe accaduto quando avrebbe incontrato Barney.


L'unica cosa che era in grado di sentire era il ticchettio delle sue francesine che rimbombava nella strada vuota, Priya controllò l'orario sul suo Blackberry e si rese conto che erano le 2:00. Affrettò il passo e notò all'incrocio della via un'ombra, qualcos'altro di bianco alla sua altezza, la luce dei fari di una macchina illuminò per un istante la persona che provocava quell'ombra e a lei parve di vedere con la coda dell'occhio un ragazzo. Per quanto si sforzasse inconsciamente di distinguere chi fosse non ci riuscì, certa però che l'aveva già visto, da qualche parte.


"Ecco dov'eri puttanella"


Quella voce la penetrò fin nelle ossa, si bloccò istantaneamente e per un attimo pensò di scappare.

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