TWENTY || HE MIGHT SEEMS STORNG, BUT BREAK
"Dov'è?"
La voce allarmata ma sempre dolce di Priya riempì la stanza non appena Liam spalancò la porta del lussuoso appartamento. La ragazza si precipitò al suo interno e gettò borsa e cappotto sul divano, prima di rivolgere la sua completa attenzione al ragazzo che l'aveva chiamata.
"Di sopra e sta male, ho provato a dargli della coca-"
Iniziò Liam, la sua voce seria e decisa: quella di Priya non era niente a confronto, ma ormai aveva iniziato a sentirsi sempre più a suo agio con Liam, da quando si vedevano pressoché ogni giorno.
"Ma da che parte stai Liam! Non deve prendere quella roba..voi, non dovete"
Sbottò la pakistana interrompendolo bruscamente. Come poteva Liam essere tanto egoista nei confronti del suo amico e nei suoi, come poteva ignorare gli effetti di quella roba che assumevano? D'altronde a loro sembrava la salvezza, sembrava la soluzione ad ogni problema; una striscia, qualche minuto di confusione e pazzia e alcune lunghe e tranquille ore di pace e benessere, ma cosa a confronto con l'amore? Forse era questo quello di cui aveva bisogno Harry, di amore, di qualcuno che potesse farlo stare bene sempre, senza pregiudizi o scommesse, senza soldi o favori, solo per amore.
"Sarebbe stato meglio"
Rispose egoisticamente il ragazzo dagli occhi castani, si avvicinò a Priya la quale si sistemò i capelli e gli occhiali torturandosi le mani in segno di nervosismo.
"Che importa, lo avrebbe fatto stare bene solo per poco"
Continuò lei, avrebbe potuto andare avanti all'infinito a difendere le sue ragioni e i suoi pensieri, ma ora quello che occupava la sua mente era il pensiero di Harry.
"Come vuoi"
Concluse Liam notando la preoccupazione della ragazza. Anche lui avrebbe potuto controbattere, ma preferì lasciare che lei aiutasse il suo amico; dentro di lui forse sapeva che lei era l'ultima possibilità, l'ultima medicina che avrebbe potuto salvare quel ragazzo tormentato e dipendente con cui passava le giornate.
"Stai attenta Priya"
Commentò mentre lei saliva le scale velocemente. Sapeva quanto pericoloso potesse essere Harry, soprattutto in questo stato, era in astinenza da coca da quasi tre settimane e non ne aveva sfiorato neanche un granello da allora. Come avrebbe reagito alla visione di Priya?
"Non mi farà niente"
Rispose sicura Priya; lui era il suo salvatore, lui l'aveva salvata da Barney e certo non avrebbe provato a sfiorarla neanche con un dito dopo che l'aveva protetta proprio dall'uomo che la toccava ogni notte.
Ne era sicura, no convinta..e se invece l'avesse fatto? D'altronde lui non aveva mai chiesto nulla in cambio a lei per il lavoro che svolgeva, sarebbe stato diverso ora? Il primo giorno l'aveva costretta a salire in macchina con lui e l'aveva baciata e toccata, ma era cambiato molto da quel giorno, sembrava così vicino, ma il tempo trascorso insieme era tanto, tempo in cui Priya l'aveva conosciuto e cambiato.
"Sì"
Disse semplicemente Liam, Priya non capì cosa lui volesse veramente dire con quel sì ma probabilmente era proprio quella l'intenzione di Liam; non voleva spaventare la ragazza, ma non voleva illuderla che avrebbe trovato lo stesso Harry che aveva lasciato qualche settimana prima.
Lei si accigliò in segno di confusione e Liam le voltò le spalle ignorando volutamente la reazione della ragazza. Lei proseguì la strada verso il piano superiore e verso la camera di Harry; la preoccupazione e l'agitazione aumentarono in lei con ogni passo con cui si avvicinava alla sua meta.
La porta della stanza del ragazzo era socchiusa, quando fu sul punto di bussare ed entrare sentì dei lamenti, dei respiri pesanti e il rumore di un oggetto cadere a terra e frantumarsi sul pavimento duro; un grido seguì e subito dopo niente, niente oltre ai gemiti disperati di un ragazzo. Una fitta al cuore colpì Priya sentendo Harry in quelle condizioni, come aveva potuto permettere che questo succedesse? Mentre erano insieme sembrava stare bene e poter fare a meno della coca, e ora? Cosa era cambiato in lui?
"H-Harry?"
La sua voce ridotta a un sussurro. Entrò nella stanza accaldata, aria pesante si respirava e la luce che penetrava dalla finestra illuminava la stanza in maniera abbastanza decente.
Harry era di spalle, appoggiato alla finestra, la testa piegata in avanti e i pugni stretti appoggiati contro il davanzale; Priya riuscì a immaginarsi i riccioli sudati incollati alla fronte, avrebbe in quel momento voluto correre tra le sue braccia, asciugargli il volto e baciarlo, baciarlo come non aveva mai fatto con nessuno, promettergli che non lo avrebbe mai lasciato e che lo desiderava con tutta se stessa.
L'unica risposta che ricevette fu l'aumento della velocità del respiro del ragazzo, Priya osservò come i muscoli della sua schiena si tendevano e rilassavano sotto la maglietta.
"Harry?"
Ora la sua voce un po' più forte, sapeva che lui la sentiva e che si stava controllando, ma non le rispose. Come la sua voce raggiunse le orecchie del riccio un altro gemito di dolore uscì dalla sua bocca, Priya vide i suoi pugni stringersi ancora di più, le sue nocche sbiancare e si chiese cosa avrebbe fatto se lei non fosse stata lì con lui in quel momento.
"Che cazzo ci fai qui"
La sua voce spezzata e dolorante, Priya riuscì a sentire tutto il dolore e la frustrazione che provava Harry, per un attimo desiderò poter soffrire un po' lei al suo posto, solo per alleviare parte del suo.
"S-stai bene?"
Chiese lei avvicinandosi titubante, lui si girò di scatto e lei si arrestò sul posto, non osando fare un altro passo.
"Bene..ti sembra che stia bene! Ho un fottuto b-bisogno della coca, ma per colpa tua non posso prenderla, te ne sei andata senza dirmi niente e quando spunti fuori mi chiedi se sto fottutamente bene!"
Ringhiò lui tra i denti. Priya rimase sconvolta dalla sua reazione, come ha potuto Harry incolpare lei della sua condizione?
"I-io volevo solo aiutarti.."
Sussurrò la pakistana avvicinandosi a lui, lui non si mosse e fissò il suo sguardo su di lei, che lentamente muoveva qualche passo nella sua direzione. Lo sguardo dolce e trasparente di Priya non si mosse da quello cupo e triste di Harry, non un filo di dolcezza fu persa da quegli occhi che volevano solo portare via un po' della sofferenza racchiusa nel paio verdi.
"Perché cazzo non sei più venuta, perché cazzo non ti fai più vedere..che cosa ho fatto"
Disse di nuovo lui, la sua voce più alta, si allontanò da Priya quando lei provò a sfiorare la sua mano e si riappoggiò violentemente alla finestra cercando dell'aria che forse gli avrebbe dato del sollievo a quel insopportabile dolore e bisogno che solo Priya poteva colmare.
Harry abbassò la voce pronunciando quelle ultime parole tanto che Priya non le udì probabilmente, anche se dentro di lui Harry avrebbe voluto urlarle con quanta più voce aveva in corpo, per trovare una risposta alle numerose domande che si poneva ripetutamente durante le settimane in cui Priya era scomparsa.
"Io ho sbagliato lo so..sarei dovuta venire, ma non è colpa tua"
Ammise la ragazza, forse mostrandosi colpevole si sarebbe addolcito, o almeno avrebbe conservato la sua rabbia e il suo dolore e avrebbe accolto il suo aiuto.
"Cazzo no! È colpa tua, è colpa tua se ora sto così e sembro un fottuto pezzo di merda"
Urlò contro di lei, il suo respiro pesante sfiorò il viso di Priya, prima che lui si sfogasse sul muro della camera; le nocche ora sanguinanti entrarono in contatto con la dura superficie del muro lasciando un'ammaccatura su di esso, anche se quella peggiore rimase sul suo pugno. Un grido di dolore uscì di nuovo dalle sue labbra e si strinse il pugno con l'altra mano mentre Priya cercò di nuovo di avvicinarsi.
"Non lo sembri affatto Harry!"
Disse Priya, la sua voce, ora allo stesso tono di quella di Harry, era sicura e decisa, ma senza perdere quella dolcezza e semplicità che la contraddistinguevano, diede uno sguardo in giro per la stanza e afferrò il piccolo sacchettino contenete le piccole pastiglie sul comodino, con un paio di passi decisi si portò davanti a lui, ora appoggiato al comò, con il pugno ancora stretto nell'altra mano e il respiro pesante rivolto verso il basso.
"Ma se pensi sia colpa mia allora perché non ne prendi ancora!?"
Questa volta la ragazza dalla pelle color miele lo tentò sfidandolo, la voce calma e il suo viso a pochi centimetri da quello di Harry, rivolto verso il basso. Priya da questa distanza sentì il sudore di Harry e vide i riccioli ribelli appiccicati sulla sua nuca, scompigliati e sporchi. Come lui alzò il viso le occhiaie viola furono ben visibili a Priya; il ragazzo infatti non dormiva da giorni, all'inizio il desiderio era tollerabile, ma poi il bisogno di droga si era fatto troppo forte e l'insonnia e il dolore avevano preso il sopravvento su di lui.
Priya guardò per diversi minuti in quel paio di occhi verdi, misteriosi e brillanti che ora erano spenti, cupi e sofferenti, sperando di trovare uno spiraglio di quel ragazzo con cui lei aveva trascorso giornate e giornate insieme, giocando ai videogiochi o ridendo o semplicemente parlando, quel ragazzo di cui probabilmente si stava innamorando e che sperava ricambiasse i suoi sentimenti. L'unica cosa che vi trovò, però, fu il dolore.
Lui titubante afferrò la bustina nelle mani di Priya, la sua mano tremante e sanguinante la strappò dalle sue dita. Lo aprì e ne estrasse un paio di pastiglie bianche, le prese tra le dita, le portò alla bocca e le strinse con forza finché queste non si sgretolarono cadendo a terra e perdendosi sul pavimento: si alzò dal comò e gettò il sacchettino a terra facendo spargere la droga su tutto il pavimento. Priya sobbalzò sorpresa dal suo gesto improvviso, lui gridò di nuovo e si accasciò a terra, si portò le mani tra i capelli sudati e tirò le punte dei ricci sempre più forte, nessun sollievo arrivò a lui però e gridò di ancora;
"Harry! Harry calmati! Harry!"
Priya fu subito accanto a lui, si abbassò e gli tolse le mani dai capelli, le strinse tra le sue chiamando il suo nome, ma lui non le rispose, chiuse gli occhi stringendoli sempre più forte, finché con un gesto non scostò violentemente Priya e si alzò velocemente da terra e si scagliò di nuovo prima contro il comò tirandogli un calcio e poi di nuovo contro il muro, ora macchiato del suo sangue rosso.
"Non ci riesco cazzo! Non riesco okay!"
Urlò lui, la sua voce disperata, gli occhi duri sembrava volessero piangere ma lui glielo impedì ricacciando le lacrime di dolore indietro. Un altro pugno entrò in contatto con il muro, accanto alla porta e un grido di dolore lasciò di nuovo la sua bocca.
"Harry..fermo calmati Harry ti prego!"
Di nuovo la ragazza pakistana si fiondò su di lui, si mise tra lui e il muro prima che lo colpisse ancora provocandosi ulteriori danni alle mani e alle nocche. Il suo pugno si connesse più delicatamente con il muro accanto al volto di Priya, lei appoggiò entrambe le sue mani sulle spalle di Harry spingendolo con tutta la forza che riuscì a trovare in quel momento.
"Harry guardami, guardami...Harry!"
Lo incoraggiò la ragazza cercando di non gridare. Tentò di tranquillizzarlo cercando di costringerlo a mantenersi davanti a lei e con una mano cercò di connettere i loro sguardi.
"Perché sei venuta Priya"
Quando finalmente riuscì a unire i loro sguardi quello di Harry sembrò a lei un muro, eretto per tener fuori tutti coloro che avrebbero potuto aiutarlo, per tener fuori tutto e tutti.
"Liam mi ha detto che stavi male e volevo aiutarti..voglio aiutarti"
Sussurrò lei, i loro volti a pochi centimetri, il respiro dolce e leggero di Priya sfiorava il viso di Harry mentre quello pesante e irregolare di Harry pizzicava la pelle della ragazza.
Priya desiderava solo potersi gettare sulle labbra e salvarlo, aiutarlo a cancellare tutto quello che c'era stato di sbagliato nella sua vita e non lasciarlo mai più, stare con lui e farsi stringere tra le sue braccia per sempre. Ora più che mai sentiva che lui aveva bisogno di lei e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.
"Non ho bisogno del tuo aiuto"
Rispose lui tra i denti, le labbra rosee strette in una linea sottile e dura, Priya desiderava potersi gettare su di esse e aprirle, smollarle e farle sue, così come desiderava che lui la facesse sua.
"Sì invece..lascia che ti aiuti, ora tocca a me"
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UNDERGROUND
FanfictionSi incontravano ogni giorno là, nella fredda e buia metropolitana di Londra. Lui era sempre là, allo stesso posto, appoggiato al muro della banchina, nascosto nell'ombra, dalla sua bocca uscivano piccoli sbuffi di fumo e le sue cuffie bianche si int...