TWO || A DATE

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TWO || A DATE


"Priya Malik"


"Ci sono"


Il solito appello finì col suo nome, e gli sguardi perplessi di tutta la classe rivolti verso di lei, probabilmente tutti si sorprendevano che lei ci fosse davvero, sembrava non fosse così, lei era silenziosa, innocua, fragile...lei era là, in fondo, all'ultimo posto accanto al posto vuoto della sua migliore amica. Quel giorno era malata, l'unica persona con cui aveva una conversazione nella lunga e apatica giornata ora non c'era – con chi avrebbe parlato? Nessuno molto probabilmente.


Dopo una lunga ora di lezione di letteratura, una materia che a Priya piaceva molto – forse l'unica – l'aspro suono della campanella la fece ritornare alla realtà e si separò dal mondo dipinto da Shakespeare nel quale vivevano Romeo e Giulietta, raccolse disordinatamente i suoi libri gettandoli nell'ampia borsa di pelle, se la sistemò sulla spalla scostando i lunghi capelli neri e si trascinò fuori dall'accaldata aula di letteratura, pronta per sottomettersi a un'altra noiosa lezione, aprì il suo armadietto e controllò l'orario: Educazione fisica fantastico pensò ironicamente, certo non era scoordinata come alcune di quelle puttanelle che vanno in palestra solo per potersi infilare un top che metta in mostra il loro seno prominente e dei pantaloncini che lasciavano ben poco all'immaginazione, ma quella non era la sua materia preferita.


Agganciata l'assicura alla porta degli spogliatoi comuni si infilò una tutina sbracciata che le arrivava poco più su di metà coscia e scambiò le sue amate francesine col tacco con un paio di comode e sportive blazer. Uscì e lego i capelli in una ordinata e tesa coda alta e seguì l'esempio dei compagni iniziando a correre in palestra.


Non avendo altro da fare la ragazza si concentrò sui suoi pensieri; quella sera, lei sarebbe probabilmente rimasta sola con l'incubo della sua vita, e nessuno l'avrebbe potuta proteggere quella sera. Barney. Quel nome la tormentava ogni giorno, quell'uomo era capace di terrorizzarla anche col solo respiro, anche a chilometri di distanza e sapeva che con lui avrebbe dovuto solo soffrire e subire in silenzio; una sola persona era in grado di proteggerla, o così credeva lei. Zayn. Zayn non sarebbe stato con lei quella sera però, lei sarebbe stata sola o subisco ancora, o fuggo pensò Priya in quel momento.


"Ehi! Stai attenta"


Una voce interruppe i suoi pensieri, non prestò molta attenzione a chi le avesse parlato e accennò solo un timido


"Si scusami, davvero"


Tuttavia a qualcuno sembrò non bastare, e la fermò afferrandole un polso e lei sussultò al contatto della fredda mano sui suoi lividi ormai quasi assorbiti dalla pelle olivastra.


"Aspetta... tu sei Priya, vero?"


Lei si limitò ad annuire e a formulare una serie di domande e risposte nella sua mente sul perché quel ragazzo – abbastanza carino dovette ammettere – le avesse parlato. Non che fosse timida, certo che non lo era, solo non aveva mai parlato con qualcuno di diverso dalla sua migliore amica e da Zayn, aveva dei lineamenti molto delicati, aveva sempre ricevuto sguardi provocanti dai ragazzi. Lei si concentrò sui suoi occhi, chiari e trasparenti come i suoi.


Lei era l'unica eccezione all'interno della sua famiglia, i suoi occhi erano le uniche gemme azzurre, chiarissime e trasparenti tra altri mille occhi scuri che sfumavano dal nero più intenso al color caramello che era incastonato nel viso di suo fratello.


"Oh, io sono Austin...ti sei fatta male?"


Lei strinse la soffice mano che lui le offrì e si ricordo che pochi minuti fa loro si erano scontrati mentre correvano in tondo calpestando il colorato pavimento della palestra.


"No, non ti preoccupare"


Mentì sentendo pulsare i lividi sbiaditi sul suo fianco – che probabilmente sarebbero ritornati - e sorrise al ragazzo di fronte a lei.


"Che ne dici di venire alla festa a casa di Josh stasera? Ti passo a prendere io"


Un invito? Gli unici inviti che aveva ricevuto erano quelli da parte dei ragazzi della palestra che frequentava, proprio nel centro di Londra, l'unica differenza era che loro la invitavano a spogliarsi con loro, a succhiarglielo per qualche minuto per poi non rivedersi più. Il suo, quello di Austin, sembrava innocuo.


Accettare sarebbe significato sfuggire alla morsa di Barney, alla morsa dolorosa, così decise di accettare rendendosi conto solo dopo che avrebbe dovuto affrontarlo da sola il mattino seguente – e sarebbe stata la fine per lei. Ma accettò.


"Fantastico, ci vediamo alle 8 allora"


Disse e le lasciò un bacio sulla guancia, tanto sottile che non ne aveva mai ricevuti.


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