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Steal my heartbeat

Il giorno che tanto temevo era arrivato: il trentuno ottobre. Non ho più parlato con Cameron dopo la nostra discussione per motivi futili. Io ho avuto troppo da fare con il lavoro e i miei genitori che stavano finalmente per esaudire il loro sogno di trasferirsi in campagna. L'unica persona ho visto in queste ultime due settimane è Luca. Da quando ci siamo rivisti abbiamo entrambi capito che è stato uno spreco smettere di parlarci e abbiamo ricominciato a uscire.

Siamo stati al parco a pranzare tra un lavoro e l'altro, lui è venuto a trovarmi al bar e io sono stata nello studio di architetti in cui lavora come segretario. Ho perfino studiato con lui per il test di psicologia e mi sono resa conto che non mi dispiacerebbe iniziare l'università.
Con lui mi sento a mio agio, è l'unica parte del mio passato con cui riesco ad andare d'accordo. Soprattutto ora che sempre più persone stanno sfuggendo alle mani affamate di Milano, mi sento a mio agio avendo ancora qualcuno che mi ricordi chi sono.

All'aeroporto so che lui non si aspetta di vedermi, ma grazie ad Alice ho saputo a che ora partirà e mi sono presentata lì poco prima. Arrivo al gate dal quale dovrebbe a minuti partire la navetta che porterà il mio migliore amico lontano da me. Vedo in lontananza lo zaino colorato della bionda e la raggiungo, trovando il suo ragazzo che guarda con un sorriso la pista di decollo.

So che sarò il terzo incomodo e probabilmente rovinerò l'atmosfera e forse lui non vuole nemmeno vedermi, ma non mi potrei mai perdonare un addio mancato.
"Ciao" mi avvicino ai due e saluto con un gesto della mano "So che sono probabilmente l'ultima persona che vuoi vedere, ti ho trattato male senza una buona ragione, non ti ho più scritto e me ne pento tanto, davvero. Speravo solo che potessi perdonarmi prima di partire, per lasciarti alle spalle un bel ricordo" mi sento un po' patetica e a disagio, mentre entrambi mi guardano impassibili.

"Abbiamo tutti esagerato e io ti voglio troppo bene per lasciarti andare così" allarga le braccia e io mi ci rintano, lasciandomi scaldare dalla sua felpa che mi protegge dall'aria condizionata esagerata.

"Ci chiameremo okay? Voglio sapere come sono questi studenti del college, se imparerai qualcosa e come ti troverai e se gli shampoo profumano come qui e se riuscirai a trovare frutta fresca anche negli USA" sento le lacrime minacciare di sfuggire ai miei occhi lucidi.
"Che domanda scontata, certo che ci chiameremo. Ti voglio tanto bene Ari, sei una persona speciale che si prende cura degli altri anche quando non se lo meritano, sei vera, non dimenticarlo mai" mi regala un ultimo sorriso raggiante e poi torna a salutare Alice, che è in lacrime e sembra peggiorare di minuto in minuto.

"A presto ragazze" saluta camminando verso il check-in.
"Credi che si volterà?" Chiede la bionda lasciando che io le avvolga le spalle con un braccio.
"No, non è da Cameron" sospiro, guardando quel ragazzo che mi ha dato tanto allontanarsi e decollare verso il suo sogno.

Quando usciamo dall'edificio, come se non bastassero le lacrime piove a dirotto, tanto che siamo costrette a fermarci sotto il portico ad aspettare che smetta.
"In realtà io sono venuta qui con Cameron e Michele. So che non è il tuo passaggio ideale, ma sono sicura che non si farebbe problemi a portarti a casa" la guardo pensierosa, apprezzando il suo sforzo di parlare senza lasciarsi andare alle emozioni.

"Non vorrei che finisse male, litighiamo sempre quando siamo insieme e io voglio solo distaccarmi da lui. Potresti andare tu, io aspetto un taxi non ti preoccupare"
"Magari è la volta buona per mettere un punto a questa storia, che ne dici? E poi non posso lasciarti pagare un mutuo per tornare a casa tua" prima che possa rispondere la Fiat grigia di Michele è già davanti a noi. Alice non esita a sedere sul sedile posteriore e io osservo il moro immobile, aspettando un suo commento. L'unica cosa che ricevo è un cenno con la testa che presumo sia il segnale: salgo sulla macchina, condannandomi ad affrontarlo.

"Ciao, grazie per il passaggio" penso che sia il modo più educato per approcciarlo.
"Non serve fingere che io sia un conoscente Ariana" velenoso come al solito.
"E io che ho anche cercato di comportarmi come un'adulta..."
"Sembrate due bambini" ci comunica Alice da dietro che cerca invano di ascoltare musica dalle cuffie, probabilmente per estraniarsi.

"Non ho iniziato io" diciamo perfettamente all'unisono, finendo per concederci un mezzo sorriso. Nonostante le nostre differenze, i nostri mondi opposti, siamo fatti della stessa sostanza.
"Riproviamo?" Chiede Michele guardandomi appena per poi tornare a fissare la strada.
"Proviamoci" un respiro profondo "grazie per il passaggio" osservo l'asfalto grigio mischiarsi con il colore del cielo e sento che il clima è come noi due.

"Figurati, è un piacere. Come stai?"

Nota autrice:

Ho pubblicato puntuale, ce la posso fare! Sono le 1.32 di notte eppure io sto qui a scrivere la nota dell'autrice lol.
Se vi è piaciuto lasciate un voto e soprattutto un commento con il vostro parere!
Un bacino,
Caterina (assonnata che sta per addormentarsi)

Show me love || Michele BraviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora