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All my feelings

"Devi assolutamente esserci" la voce mi colpisce attraverso l'iPhone come una mazzata. La festa di compleanno di Alice, certo che devo esserci, eppure l'idea di stare nella stessa stanza con Michele e Lea mi dà la nausea. Nell'ultimo periodo della nostra relazione loro si erano avvicinati molto e tra lavoro e foto sui social erano sempre insieme. Avevo provato a parlarne con lui, ma in mia presenza sapeva solo mostrare il suo lato sofferente, il dolore per tutto quello che gli era capitato. Con tutti riusciva a fingere a quanto pareva, a regalare un sorriso per non far pesare nulla, ma con me no.

Eravamo arrivati a buttarci addosso i problemi e vederci solo per sentirci peggio. Quando stavamo insieme ci disperavamo, riflettevamo solo sulla negatività e le disgrazie. Era diventata una relazione tossica, mentre con Lea probabilmente aveva uno stralcio di vista sulla libertà e gioia. Io non sopportavo di essere diventata per lui un cestino in cui buttare preoccupazioni e angosce e pian piano avevamo smesso di passare tempo insieme. La nostra storia si era deteriorata lentamente e con tanto dolore da parte di entrambi. Ora che sono cresciuta, credo che fossimo molto infantili e vedessimo tutto più grande di quello che in realtà era.

"Okay" sospirai alla fine, rassegnandomi a fare un sacrificio per un'amica importante. La saluto e mi costringo a uscire per andare a comprare un regalo; mi ha assicurato che non è necessario, ma sappiamo entrambe che non andrei mai lì a mani vuote. Prendo la metro e mi nascondo nel fondo del mezzo in una canzone, sperando che quella melodia possa proteggermi dal resto del mondo. È un periodo strano per me, cerco di evitare tutto e tutti, mi sentivo vulnerabile e voglio solo arrendermi alle difficoltà che la vita mi presentava davanti. Se una volta avrei lottato per tutto, ora penso che sia solo tempo sprecato.

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Quando arrivo a casa di Alice sono ben vestita e truccata, sperando di sentirmi a mio agio anche davanti a lui e Lea. Abbraccio la bionda e le faccio gli auguri, facendomi accompagnare nella sua stanza che si è trasformata in una sorta di guardaroba. Lascio tutto sul davanzale e mi fermo un momento ad ammirare Milano illuminata solo dalle timide luci degli appartamenti e dei lampioni. È l'unico momento in cui mi sento a mio agio in mezzo a quegli edifici troppo alti che impediscono di vedere il tramonto.

"Ciao" esco e trovo Cameron davanti alla porta, con due lattine di Peroni. Me ne porge una e io, facendo attenzione a non rovesciarla, lo abbraccio e mi lascio cullare dalla familiarità di un amico. Ci sediamo a parlare sul divano di vacanze e degli impegni che ci hanno impedito di vederci negli ultimi due mesi. Mi racconta che è riuscito a superare il test d'ammissione nel college che voleva frequentare a Princeton e io non posso non essere felice per lui. Eppure dietro quei sorrisi e quelle congratulazioni c'è il terrore di perdere un amico caro, di non avere più qualcuno di così importante nella mia vita. Però non posso lasciare che il mio egoismo spenga la sua gioia nell'aver realizzato il suo sogno.

Proprio quando sto per raccontargli del lavoro che ho trovato, la porta si spalanca e Alice lascia entrare Michele, con al suo fianco Lea. Sono entrambi avvolti nei loro cappotti neri e salutano la bionda avvolgendola in un abbraccio a tre. Tutta l'attenzione si concentra su di loro, che fanno un giro tra le stanze a salutare tutti gli invitati e tra gli ultimi arrivano da me e Cameron.
«Ciao ragazzi!» Esclama entusiasta lei, baciando entrambi sulle guance tre volte «da quanto tempo, volo a togliermi la giacca e poi ci becchiamo vero? È da troppo che non facciamo gossip un po'» fa un occhiolino e si allontana tanto veloce quanto è arrivata.
Michele la segue, salutando Cameron con un cenno della mano e rivolgendomi un sorriso accennato.

Continua tutta la sera a ignorarmi restando rigorosamente con Lea e il suo gruppo di amiche, fingendo che io non sia lì. Dopo un tempo troppo lungo, capisco che è inutile continuare a preoccuparmi di lui e inizio a divertirmi veramente con le persone a cui voglio bene. Non posso lasciarmi sopraffare dalla pesantezza che ci aveva portati a lasciarci, non voglio tornare quella persona negativa e debole che ero quando stavamo insieme nell'ultimo periodo.

Entro nel bagno e mi appoggio allo specchio per controllare che il trucco non sia colato. Proprio mentre sto per estrarre il mascara e sistemare le ciglia, la porta si apre. "Occupato" dico subito senza nemmeno voltarmi, accorgendomi solo in seguito che Michele è davanti a me e ha richiuso dietro di sé il bagno. "Cosa vuoi? È occupato" sbuffo tornando a sistemare il trucco occhi, mentre lui si avvicina e si appoggia al lavandino accanto a me.

"Dobbiamo parlare" sembra serio, peccato che io non abbia intenzione di stare ai suoi giochetti.
"Puoi parlarmi davanti agli altri, non di nascosto da Lea. In ogni caso io non ho niente da dirti" rimetto il prodotto nella truce di Alice e mi volto per andarmene, ma lui mi sbarra la strada. "Forza Michele non hai più sedici anni puoi lasciarmi passare e parlarmi come un adulto in salotto" sospiro e lui si fa da parte, probabilmente colpito dalla mia risposta.

So che se fossi rimasta con lui in quello spazio angusto saremmo finiti con un bacio e da lì sarebbe solo peggiorata la situazione e io sarei tornata prigioniera di quel vortice di emozioni adolescenziali che mi legavano a lui.
"Venire a letto ubriaca con me è un comportamento maturo quindi?" Mi volto per lanciargli un'occhiata di disapprovazione, poi lo ignoro e passo oltre. Se non ha niente di più intelligente da dire è meglio lasciar perdere.

Show me love || Michele BraviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora