And The Walls Go Down

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Mentre la vita in casa stava andando bene, e mia mamma sembrava essere ritornata normale, un giorno mi ritrovai a cercare la chiave della stanza di Melody. Dopo aver rovistato nei cassetti dell'ufficio di mio padre, andai dritta verso la stanza. Adesso ero in piedi alla sua porta, guardando le cose familiari. La maggior parte delle sue cose era conservata in dei cartoni, ma alcune foto e cose varie erano appoggiate sulla scrivania e nel guardaroba. Anche alcuni dei suoi vestiti erano ancora appesi nell'armadio.

In qualche modo, riuscii ad accendere la luce. La lampadina tremolò un pò prima di illuminare completamente la stanza. I muri color lavanda sembravano sbiaditi forse perché erano spogli o forse semplicemente perchè lei non era più qui a riempire la stanza con vita. La sua costante presenza rimaneva soltanto nelle foto sparse per la casa e questa stanza. Per una sola volta volevo trovare una delle sue forcine tra i cuscini del divano o sdraiarmi sul pavimento, ma a parte quello tutti i ricordi di lei erano confinati in questa unica stanza.

Prendendo un lungo respiro tremolante, mi imposi di muovermi in avanti.

Ad ogni passo sentivo il mio petto serrarsi e il mondo restringersi attorno a me; quasi come se venissi strangolata. Raggiunsi la finestra di Melody e la aprii così che l'aria potesse riempire la stanza chiusa. Non avevo mai definito la stanza di Melody come chiusa. Di solito era il posto più confortevole della casa, e lei teneva sempre accesa qualche candela dall'odore delizioso. Ma senza di lei, la stanza era solo un'altra stanza; solo un altro spazio tenuto su dal disordine e dagli acari della polvere.

Riuscii ad immaginare Melody la notte del party. Io ero seduta sul letto mentre lei si preparava. Perchè non mi ascolti quando ti dico che sei bellissima? Aveva detto.

Il mio petto di strinse ancor di più al pensiero. Cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se l'avessi convinta a passare la serata con me? Qualche volta riuscivo a convincerla a non andare a qualche party. Avremmo potuto passare tutta la notte a guardare film e a mangiare cibo spazzatura. Perché avevo accettato di andare?

Prima di accorgermene, fui a terra, con le ginocchia tirate al petto. Presi più aria che potevo, che non era poi tanta. Respira, mi dissi severamente. Non vorrai avere un altro attacco di panico!

E improvvisamente, proprio mentre presi un altro disperato respiro, una figura scura apparve nel corridoio. Alzai lo sguardo dal pavimento aspettandomi di vedere mia madre che doveva essere arrivata presto dalla lezione di yoga o mio padre che doveva aver finito presto di lavorare, ma era impossibile.

Colton?

Colton si mosse per il corridoio e mi raggiunse con passi da gigante. Si inginocchiò accanto a me e tranquillamente posò una mano sulla mia spalla. Cercai di controllare il mio respiro; non volevo che mi vedesse così... così debole.

"Lasciati andare Sutton", disse tranquillamente raggiungendo il mio viso.

Il suo pollice catturò qualcosa sotto i miei occhi e fu allora che realizzai che i miei occhi fossero annebbiati dalle lacrime. Bagnate, calde, salate lacrime. E poi immediatamente scviolarono sulle mie guance in gocce enormi, lasciandosi dietro una scia calda. Riuscivo a respirare. Più le lacrime scendevano, più riuscivo a respirare. Il mio corpo venne scosso mentre lui mi tirava al suo grembo. Tutto quello su cui avevo lavorato duramente stava uscendo allo scoperto, di fronte alla persona più forte che conoscevo.

Tutti i muri che avevo alzato stavano cadendo giù in un solo istante.

Non sapevo quanto ero rimasta seduta con Colton sul pavimento della camera di Melody, ma rimanemmo seduti abbastanza anche dopo che le lacrime furono andate via. Colton stava accarezzando il mio braccio con il suo pollice quando finalmente dissi qualcosa. "Mi dispiace."

Red For Rebellious (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora