La Corsa sui Tacchi - Capitolo 17

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Pov's Gloria

-Oh, Cielo. Ferma, borbottai io.

Davis ha fermato la macchina da qualche parte in mezzo alla strada. Uscii dalla portiera come una tempesta sentendo che i numerosi bicchieri di Cosmo volevano uscire a prendere una boccata d'aria. L'aria pungente mi faceva sentire meglio e la nausea cominciava a passare piano piano e così restai lì ancora per un po' e mi appoggiai alla macchina inspirando ed espirando in modo profondo, sembrava che se stessi per partorire. 

Guardavo nel vuoto verso il bosco davanti a me concentrandomi solamente sul respiro quando sentii il palmo enorme di Davis sulla mia fronte. Non mi piaceva il suo modo di guardarmi di disapprovazione perciò spostai lo sguardo dai suoi occhi e cercai di fissarlo su qualcos'altro. Mi chinai in avanti e appoggia la testa sulla sua spalla lasciando le mie braccia pendolino mollemente acanto a me.

-Non berrò mai più, borbottai nella sua giacca.

-Lo dicono tutti fino alla prossima bevuta.

-Sono realista, signor istruttore. Neanche se vorrei bere non scapperò da te. La prima volta ho avuto solo fortuna.

Sentivo come cominciavo a sciogliermi affianco a lui e le ginocchia stavano per cedere e io stavo per cadere a terra se non fosse stato per Davis che intrecciò le sue braccia introno me che mi sostenevano dalla vita. Le sue braccia cominciavano ad offrirmi il calore di cui avevo bisogno in un momento come quello. Improvvisamente, avrei voluto che zia Maria fosse accanto a me, così com'era sempre quando mi sentivo male. Aveva l'abitudine di accarezzarmi i capelli fino a quando mi addormentavo ed ero abbastanza sicura che se avrei chiesto una cosa del genere a Davis, quando arrivavamo all'accademia, mi avrebbe riso in faccia. Per ora rimasi aggrappata alle sue braccia che quasi quasi mi avvolgevano completamente. 

Sentii una sua mano salire lentamente sulla mia schiena fino a quando arrivò alla destra del mio collo. Aspettò un momento prima di aggrovigliarsi le dita nei miei capelli.  Mi sentivo come una verdura. Non ero neanche in grado di rispondergli al suo caloroso abbraccio ma mi aggrappai con le dita alla sua giacca e lascia i gomiti penzolare a caso. 

Lasciai la testa all'indietro e incontrai le sue bollenti labbra che mi presero alla sprovvista con un bacio corto sull'angolo della bocca.  Mi sentivo come un bambino piccolo. Se lui pensava che mi accontentassi con così poco,  si sbaglia. Gente, sono ubriaca quindi ogni reazione impulsiva è giustificata.

Aggrappai le mie braccia alle sue spalle e lo tirai in un vero bacio guidato dalla rabbia e dall'alcool. Solo un secondo gli servì per rispondermi, prendermi per la vita e ad alzarmi sbattendomi poi dolorosamente con la schiena contro la portiera della macchina. Gemetti in silenzio per il suo solito modo di agire in tal modo da farmi male mai poi mi concentrai solamente sulla sua lingua che cominciò a combattere con la mia per la leadership. Come al solito, il mio uomo vince. Non capivo perché non voleva lasciarmi almeno un po' a condurre. La sua ira di mantenere il controllo non si basava solo sugli allenamenti e questo mi faceva domandare come avrebbe reagito a letto.

"Santo cielo. Gloria!" urlò di colpo la mia coscienza svegliandosi alla realtà. " Se tu pensi che avrai la gioia di perderti fra le sue coperte, faresti bene a pensarci due volte."

La mia coscienza aveva una grande bocca ma almeno una delle due pensava lucidamente. 

I miei capelli erano stretti nel suo pugno nel frattempo che l'altra sua mano gioiva involontariamente della mia coscia troppo nuda in questo momento. Passavo velocemente dall'esaurimento all'estasi e indietro in solo qualche secondo. Un'intera ondata di sensazioni mi riempivano il corpo e l'alcool che avevo bevuto non faceva altro che intensificare qualsiasi tocco che mi offriva quel'uomo meraviglioso. I nostri respiri incontrollabili erano l'unica cosa che rompeva il silenzio introno a noi.  Il bosco era avvolto nel buio e nel silenzio.

Trattamento Speciale - Primo VolumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora