#21

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Mi svegliai che c'era ancora buio, con qualcosa che mi affaticava il respiro.
Un braccio sopra il mio è nostre mani intrecciate mi ricordarono che io e Benji ci eravamo addormentati.
Si stava bene tra le sue braccia. Non avevo fatto incubi, come facevo sempre quando lui non c'era.
Mi alzai, attenta a non svegliarlo, ma ottenni l'effetto inverso, perché mi incastrai nelle coperte e caddi a terra.
Benji si svegliò di colpo.
Sembrava confuso, ma quando capì che cos'era successo un dolce sorriso nacque sulle sue labbra.
-Non so più cosa fare con te.- Disse sfregandosi gli occhi.
-Stringimi ancora.-
-È un'idea.-
Si che dovevo andare a cambiarmi e che per una fottuta volta nella vita ero in anticipo e potevo fare le cose con calma, ma preferivo stare ancora per un po' tra le sue braccia ed il suo profumo.
Senza accorgersene lui scacciava i miei mostri, le cose da dimenticare che non potevo lasciar perdere quando ero da sola.
Per questo volevo averlo vicino.
Vicino sempre.
___

Era un bellissimo giorno di sole, tanto per spezzare la settimana piena di temporali e tempo da schifo.
Ero sicura che sarebbe stato un giorno bellissimo, pieno di risate. Non so perché, magari perché era cominciato bene, ma era qui che mi sbagliavo.
Salii la scalinata che portava alla scuola senza Martina: mi aveva scritto un messaggio che diceva che era già in classe e di raggiungerla.
Attraversai il solito corridoio largo, girai a sinistra e mi fermai alla terza porta a sinistra, quella di fronte alla finestra che dava sulla città.
Come aprii la porta della classe, tutto si fece bianco attorno a me.
Tutto era coperto da granellini bianchi.
Me compresa.
Mi si era riversato addosso un secchio di farina.
Sentii già le lacrime farsi strada dietro ai miei occhi, ma mi sforzai di non piangere.
Ho sempre odiato trattenere le lacrime.
Liberai gli occhi dalla polvere bianca e scossi i capelli.
Improvvisamente sentii le risate di persone dietro di me. Quando mi girano vidi Giorgia, che compiaciuta rideva con le sue amichette accanto.
-Queste sono le cose che aspettano quelli che non mi ascoltano. Ed è solo l'inizio, Porter.-
L'aveva inviato lei quel messaggio.
Davanti a quelle parole non riuscii a contenere la rabbia.
-È stato tutto un fottuto malinteso! Non ho mai baciato e non vorrei mai baciare il tuo cazzo di fidanzato, okay? Finiscila di darmi la colpa di cose che non ho fatto!-
Corsi in bagno senza aspettare risposta.
Non riuscivo a non guardarmi allo specchio.
Il trucco era tutto sbavato e la farina aveva reso la mia pelle bianca come il latte. Ero anche più orribile del solito. La porta si aprì improvvisamente, senza che ebbi nemmeno provato a sistemarmi.
-Sophia... Cos'è successo?-
La borsa cadde dalla mano di Martina dopo che mi vide così.
-Giorgia...- Sussurrai, continuando a far fronte alle lacrime che si spintonavano.
Mi abbracciò forte.
-Vado a prendere i vestiti che dovevo usare a ginnastica.-
-Così ti beccherai una nota...- Tentai di farle capire.
-Non me ne può importare di meno. Vado, aspettami qui e cerca di togliere tutta quella roba dai capelli.-
Dopo tre milioni di tentativi, riuscii a togliere tutta la farina dai capelli e dalla faccia, indossai i vestiti di Mattina che per fortuna aveva la mia stessa taglia e forse ero pronta ad uscire.
A ricreazione restai in classe nonostante le proteste di Martina, ma non me la sentivo proprio di uscire ed affrontare tutte le persone che mi avevano visto in quel momento.
La rabbia verso Giorgia dentro di me cresceva lentamente.
Come si permetteva di fare cose del genere ad una persona che non sapeva nemmeno se avesse fatto davvero quello che aveva fatto?
Le persone così non le ho mai sopportate, forse perché sapevo che io non lo ero.
Io prima di decidere qualcosa o buttarmi semplicemente ci impiegavo anni, mi facevo complessi mentali incredibili e problemi che non sarebbero mai potuti succedere.
Mi preoccupavo delle conseguenze, sempre e comunque.
Come aveva detto lui, le conseguenze fanno quasi sempre schifo.
Dopo tutte le pesanti ore di lezione, io e Martina potemmo uscire velocemente da scuola.
Ma se una giornata è di merda, deve esserlo fino in fondo, per questo fuori dalla scuola mi raggiunse John.
Cominciai a tremare quando me lo trovai vicino.
-Senti piccolina, quella questione è ancora in sospeso tra noi due.
Adesso dimmi chi comanda.
Non accetto che una ragazzina come te sia così spavalda nei miei confronti.-
-Cioè? Chi ti credi di essere? Tu non sei nessuno, John, nessuno per fare questo alle persone.-
Il suo braccio si stagliò in alto, pronto a darmi uno schiaffo, ma qualcosa lo distrasse.
Guardava un punto dietro alle mie spalle.
Mi girano anche io, e vidi Benji.
-Adesso lo meno.- Aveva gli occhi pieni di rabbia, ancora per quello che era successo tra i due.
Andò verso di lui a passi pesanti ma veloci, ma quando ci fu davanti si fermò.
Si guardavano entrambi negli occhi, come stupiti.
-John?- Fece poi Benji.
-Benjamin.- Fece John.
No.
No, fermi tutti.
Quei due non possono conoscersi davvero.
Cosa stracavolo è diventata la mia vita? Una fiction?
-Coi vi conoscete?-
Poi ovviamente arrivai io.
Entrambi si voltarono verso di me, e Benji mi guardava preoccupato.
Si conoscevano.
-Andiamo, Sophia.-
Mi trascinò via da scuola e lontano da John, che intanto era rimasto fermo e guardava Benji.
Non era impassibile come sempre, qualcosa si era acceso nei suoi occhi, qualcosa che poteva addirittura sembrare umano.
-Benji, com'è questa storia?- Dissi liberandomi dalla sua mano con uno strattone.
Lui abbassò lo sguardo sul marciapiede, ma ormai lo sapeva che doveva parlarmene.
-Okay, va bene.
Io e John ci siamo conosciuti in Australia, ma non ci stavamo molto simpatici, ecco tutto. Abbiamo avuto qualche rissa, niente di più, per questo siamo rimasti colpiti nel rincontrarci. E dire che non l'avevo nemmeno riconosciuto quel giorno davanti alla tua scuola...-
Mi sforzai di credergli, anche se probabilmente quello che mi aveva detto non era la piena verità.
-Andiamo al bosco?- Chiese lui.
Il suo posto segreto.
Annuii, e dopo aver camminato un poco ci ritrovammo là. -In questi giorni abbiamo parlato solo di me, a te come va? Non mi sembri troppo di buon umore oggi.- Chiese sorridendo una volta seduti all'ombra di un grosso albero.
Gli raccontai quello che era successo la mattina, per cui dovetti raccontargli anche di Alessio, di come lo avevo conosciuto e del bacio-che-non-era-mai-avvenuto-anche-se-Giorgia-pensava-che-fosse-avvenuto.
Che poi, me lo chiesi soltanto in quel momento, ma perché Alessio mi aveva taciuto il fatto di avere una fidanzata?
Non che in un rapporto di amicizia fosse una cosa decisiva, ma poteva anche dirmelo, non mordo mica.
-Che stupida. Non ha nemmeno provato a capire com'erano andate realmente le cose.-
Pensai che nessuno, a parte lui, non aveva mai nemmeno provato a capire com'ero realmente io.
-Comunque, dobbiamo pensare ad un modo per vendicarsi, non penserai mica di fargliela passare liscia.-
-Non me la sento, non sono mai stata brava in queste cose...-
-Ehi, hai me adesso.-
-Possiamo non pensarci, ora? Non ne ho proprio voglia.-
Lui annuì e mi attirò a se, così tanto che riuscii ad ascoltare il battito del suo cuore.
Poteva sentire anche lui la velocità alla la quale batteva il mio?
-Sono preoccupato.- Disse così all'improvviso.
-Per Fede?-
-Se non volesse davvero più far parte di questo duo?
Ci abbiamo messo tanto per creare tutto questo, io ho lasciato la mia vecchia band, la mia vecchia vita per venire qui, con lui, con ancora niente in mano.
Non può scaricare tutto così adesso.- Confessò, sussurrando.
-Non finirà tutto.
Non così, non adesso.
Voi due siete destinati a fare queste cose
insieme.-
-Sai quanta gente è destinata a stare insieme a qualcuno o a trovarlo, qualcuno, e resta sola per tutta la vita?-
-Questo perché non si sforzano di trovarlo, qualcuno.-
Fece un leggero sorriso e abbassò lo sguardo per incontrare i miei occhi.

-Stasera ti porto a vedere le stelle, okay?
Solo io e te,
i problemi li lasciamo a casa.-

secret / benjamin mascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora