Martina calciò un sasso verso la strada.
-Quanto cavolo ci mettono?-
Alzai le spalle. Ero ansiosa anche io, ma lo nascondevo come sempre, esattamente come facevo con tutto.
Per i mille problemi che avevo avuto in passato ero solita a nascondere i miei stati d'animo e le mie emozioni, per paura che qualcuno potesse toccare con mano la mia vita senza che io me ne accorgessi.
Seguì un attimo di silenzio, nel quale Martina si morse un labbro e mi guardava insistente.
-Non gliel'hai detto, a Benjamin, di stamattina, vero?-
Il mio respiro si fermò a metà. -No...-
Capì la situazione è venne a sedersi accanto a me, sul muretto che precedeva la casa di Fede. -E non hai intenzione di farlo.-
-Non lo so, questa è la verità...-
Ero sola, anche questa è la verità.
In quel brutto periodo ero sola, non avevo neanche la mia migliore amica accanto semplicemente perché era in vacanza con i suoi genitori. Ricordarlo era come prendermi a sberle da sola.
Faceva male e non potevo evitarlo.
Il problema è che i ricordi, specialmente i più brutti, se ne fregano di come ti fanno sentire, di come ti fanno ancora più paura in mezzo all'oscurità.
-Non ti obbligherò a parlarmi di cosa oggi ti ha fatto essere vicino ad un attacco di panico, ma credo che dovresti almeno prendere in considerazione l'idea di parlarne con lui. Credo che sia l'unico di cui ti fidi veramente.-
Scossi la testa. -Perché, di te non mi fido? Martina, ti conosco da anni, so che su di te potrò sempre contare.-
Aprì la bocca per dire da qualcosa, ma venimmo interrotte dalle urla di due voci maschili.
-E NON FARTI PIÙ VEDERE, IDIOTA!- Fede.
-Idiota a chi? Ha parlato il deficiente di turno!- Benjamin.
-Federico, che cosa stai dicendo?- Martina.
-Benji, calmati!- Intervenni io.
I suoi occhi erano pieni di rabbia e fuoco. Le sue mani fremevano dalla voglia di picchiare, almeno credo, il suo migliore amico.
Ma potevano ancora considerarsi tali?
Continuavano ad urlarsi contro ed a tentare di scappare dalle braccia di me e Martina.
Poteva davvero finire con loro che usavano le mani.
-BASTA! Ora basta!- Esclamò Martina:-Benjamin, vai vicino alla macchina.-
Stranamente, lui se ne andò senza replicare. Martina, quando voleva, sapeva essere davvero autoritaria.
Si voltò verso Fede mentre li raggiungevo.
-Che cosa cavolo è successo? Eravate inseparabili, voi due, ora siete come il cane e il gatto! Si può sapere di che cosa lo accusi? Lui sta cercando di riparare ai suoi errori, e tutti meritano una seconda possibilità. Vuoi davvero mandarlo via e lasciarlo solo dopo che ti ha aiutato ad arrivare fino a dove siete ora e ha lasciato tutto per farlo? Saresti spregevole a farlo, e tu non sei così, Fede.
Vuoi davvero risultare orribile alla gente? Spero per te che la risposta sia no, e comunque in ogni caso adesso Benji verrà qui e parlerete con calma. Più di prima, sicuramente.-
Fede si sfregò il viso con le mani.
Aveva gli occhi stanchi.
-In due è tutto un po' più facile.- Sussurrò intento a guardare Benji fuori dal giardino che prendeva a calci le gomme della sua macchina.
Poi sembrò accorgersi solo ora della mia presenza, e mi guardò con gli occhi azzurri come il mare d'estate.
-Stai attenta a lui.-
Voltai gli occhi al cielo. Possibile che tutti mi dicessero di starci attenta?
Per quanto volessi evitarlo, mi chiedetti ancora che cosa Benjamin potesse aver fatto. Volevo sapere solo quello, eppure quando stavo con lui era terribilmente bravo a farmelo dimenticare.
-Martina...- Mormorò Fede prendendo la sua mano.
-Sì?- I suoi occhi verde scuro riflessero nei suoi, e poi lui la strinse al petto.
Okay, forse ero un po' di troppo.
Guardai Martina maliziosamente mente e lei mi fulminava con lo sguardo e poi andai a chiamare Benji.
Mi attirò a lui, mi strinse tra le braccia e mi baciò sulla fronte.
-Vai a parlare con Fede.-
-Qua finisce a botte. Andiamocene.-
-Cosa? No! Ora vai a parlarci.-
-Si è calmato?-
-Esatto, e penso che sia merito anche di Martina.- Ridacchiai alludendo ai due ancora un'altra volta abbracciati.
Lui si irrigidì appena li vide così.
Ma che aveva con Martina?
Una volta arrivato vicino ai due, Martina venne da me èd aspettammo in macchina al calduccio fino a quando non ebbero finito.
-Allora?- Chiesi impaziente a Benji.
-Ha detto che continuiamo insieme.
Per la fan, per rispetto di tutto quello che siamo riusciti a costruire.
Ma so che non è ancora totalmente a posto con me. E probabilmente lo capisco anche.-
Seguì un attimo di silenzio.
-Lui è ancora il mio migliore amico, ma io non sono il suo. Lui in realtà non mi rivuole davvero.-
Notai che guardava di soppiatto ancora una volta Martina, ma non lo feci notare a lei.
Prima che potessimo replicare qualcosa, partì a tutta velocità.
Le immagini della città scorrevano veloci al finestrino come se fossero state fotogrammi.
Gli alberi scuri, il cielo bianco e la strada lucida di pioggia. Giravo e rigiravo il berretto tra le mani ripensando per l'ennesima volta a quello che era successo quella mattina.
Non volevo che quel periodo ritornasse.
Ricordo ancora le corse in ospedale, le luci ed i colori sfocati della città che vedevo e non guardavo mentre il mio cuore batteva troppo forte, le lacrime che mi bagnavano i vestiti, gli aghi sottopelle, quella sensazione che mi si scaraventava addosso anche se lentamente e mi obbligava ad addormentarmi. E poi risvegliarsi circondati dal bianco, intontiti da quelle sostanze che dovevano calmarti. Le ho sempre odiate, anche se probabilmente mi hanno evitato qualcosa di veramente brutto per un bel po' di volte.
Camminare tremando.
Avere paura anche di qualcosa di innocuo.
Sorridere e crollare dentro.
Nascondere tutto.
Trasalire ad ogni ombra, ogni tocco.
Non volevo provare di nuovo sulla pelle tutte quelle sensazioni ancora troppo vivide nella mia mente, e non volevo rimanerne sopraffatta.
-Soph? Ehi, Soph.- La voce dolce di Ben mentre mi muoveva il braccio mi risvegliò dai miei pensieri.
-Mh?-
-Siamo arrivati a casa tua. Scendi o resti qui?- Chiese ridendo un poco.
Sì, vorrei restare qui con te, in realtà.
-Vado. Ciao Ben.- Martina era già scesa, ed io non me n'ero nemmeno accorta.
Non lo abbracciai, guadagnandomi una sua occhiata stranita.
Ero stanchissima.
Raggiungi la porta di casa e mi fermai per cercare le chiavi nello zaino: mia madre era ancora al lavoro. Le presi tra le dita, ma qualcosa mi toccò il braccio e mi obbligò a girarmi. Persi un battito, inizialmente, ma poi realizzai che era Ben.
-Stai male?-
Mi tremò il labbro. -Sono solo un po' stanca.-
-Oh... Vuoi stare da sola?-
Amavo stare da sola, in certi momenti. Senza nemmeno la musica.
Ogni tanto, fa bene, ma mi accorsi che ora non volevo stare da sola.
Guardai i suoi occhi preoccupati.
Scossi la testa.
Prima che potessi prendere fiato, posò le sue labbra sulle mie accarezzandomi sulle guance.
Fece scivolare la sua lingua nella mia bocca in modo lento e dolce, le sua mani premettero sulla mia schiena perché mi avvicinassi di più a lui, ed è quello che successe.
-Vieni in casa?- Gli sussurrai tra le sue labbra.
Annuì senza dire niente e lo feci salire.
.on mettevo qualcosa sotto ai denti fin dalla mattina, per cui ordinammo due pizze e ci mettemmo sul divano davanti ad un film, più precisamente 'Resta anche domani'.
Non sono il tipo di ragazza che piange davanti ai film, specialmente quando sono con altri. Sembra che nulla mi tocchi, che io riesca a mantenere la calma in ogni situazione. Lo credono tutti, ma non è così. Fatto sta che guardando quel film piansi tantissimo bagnando la spalla di Benji, ma a lui sembrava non importare.
Lo guardai un attimo senza che se me accorgesse.
Come aveva fatto ad accorgersi di me?
Mi sentivo come un dettaglio mai notato da nessuno, prima di lui, cercavo di nascondermi e preferivo non essere al centro dell'attenzione. Eppure lui mi aveva notata e non si era fermato lì. Mi aveva presa e portata con sé, mostrato com'era stare bene.
E non potevo solo volergli bene, né 'un po'' di più.
Gli volevo molto più che bene.
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secret / benjamin mascolo
Fanfiction-Cos'è successo quella notte, Benjamin?- Abbassò lo sguardo. -Non voglio che tu abbia paura di me. Non posso dirtelo.-