Martina.
Quella sera sembrava che l'oscurità fosse calata prima.
Mi ero raggomitolata sotto alle coperte pesanti mentre fuori alcuni fiocchi di neve cadevano soffici dal cielo. L'unico suono che mi teneva compagnia era sempre la stessa canzone, 'Walking blind'.
Le parole di quella canzone mi descrivevano alla perfezione.
Non potevamo sapere la verità o se sarebbe andata bene o male. Non sapevo se lui avrebbe tradito ancora la mia fiducia. Potevamo solo andare avanti senza vedere a cosa andavamo incontro.
Perché è così che viviamo noi. Con una benda sugli occhi che ci impedisce di vedere a cosa andiamo incontro. E noi facciamo anche finta di non sapere dove dobbiamo andare, quando invece siamo a conoscenza di tutte le strade che dobbiamo prendere, ma non ce ne rendiamo conto.
Le luci sopra al mio letto mi fecero alzare la testa dal cuscino. Controllai meglio, e vidi che una si era bruciata, e si era spenta. Sbuffai: sarei andata a comprarne di nuove.
Qualcosa però attirò la mia attenzione, fuori dalla portafinestra che dava sul giardino dove erano posti grandi alberi. Incerta, mi liberai delle coperte e mi diressi a piccoli passi verso il vetro.
Per poco non persi l'equilibrio quando vidi quello che c'era sul prato, di sotto.
Tante piccole candele accese erano disposte fino a formare una scritta, e non si spegnevano nemmeno a causa dei fiocchi di neve che si posavano sui fili d'erba, e poi sulle sue spalle, sui suoi capelli, sul suo berretto. Un sorriso incapace di essere represso spuntò sulle mie labbra.
Appena aprii la finestra, non curandomi tanto del freddo pungente che mi coglieva con addosso solo dei leggings ed una felpa, le note del pianoforte che accompagnava la canzone che fino a poco prima stavo ascoltando mi avvolsero. Proveniva dal suo cellulare. Il ricordo di io che gliela facevo ascoltare continuamente mi passò per la mente.
Dylan mi guardò una volta raggiunta la ringhiera del balcone.
-Posso salire?- Sussurrò.
Annuii e basta.
Mi mancava troppo per continuare a fare l'orgogliosa.
E quella scritta il resto oltre alla sua presenza, una volta per tutte.
Non ci mise molto ad arrampicarsi su per il muro e ad arrivare a me.
-Scusa se ci ho messo tanto, io...-
La luce debole delle candele gli illuminava il viso e tremolava dentro ai suoi occhi scuri.
Delle parole lasciarono la mia bocca. -Dylan, oggi ho sentito tutto.- La sua espressione attonita forse non mi colse di sorpresa. Sapevo che non lo avrebbe mai potuto immaginare.
Sospirò rumorosamente. -Quindi immagino che non dovresti sapere altro. Voglio dire... Sì, ho detto tutto. Amo te e tutto quello che riesce a mandarmi fuori di testa, a partire da un semplice sguardo. Per esempio adesso. Adesso non stai facendo niente di specifico, ma ho lo stesso una matta voglia di baciarti e non lasciarti più andare. Non posso spiegare queste cose, solo dirti che ti amo. E sì,- rise un po':-Te l'ho già detto almeno una decina di volte, ma in fondo sono un idiota, lo so anche da solo. Mi basta ripensare a quello che ho fatto. Eppure rifarei tutto da capo, perché senza quella scommessa non ti avrei conosciuto. In fondo per vedere l'alba devi attraversare l'oscurità. E... Sei tu la mia alba, quella che voglio vedere tutte le mattine.-
-Ti amo, Dylan.- Mormorai, sorridendo del suo imbarazzo e da tutta la tenerezza che mostrava in quella situazione.
Un sorriso, un bellissimo sorriso, si stabilì su quelle labbra che volevo baciare. La sua mano mi toccò il viso, come se stentasse a credere che fossi reale, e mi accarezzò una guancia. Lentamente si avvicinò per toccare le mie labbra con le sue, e quando lo fece sentii il mio cuore battere più veloce. Era una sensazione che mi sembrava di non sentire da millenni. Si staccò di poco:-Resto comunque.-
Era questo che diceva la scritta.
'Resto comunque.'
Come per dire 'resto che tu lo voglia o no. Non mi arrendo nemmeno se dovessi perdere tutto, mi basta non perdere te.'
-Ed io con te.- Sussurrai prima di baciarlo ancora.
Stentavo a crederlo, ma tutto si era sistemato.
Sarei stata di nuovo felice con lui al mio fianco, pronto ad aiutarmi dopo ogni caduta.
Quando mi abbracciò stretta, fui finalmente certa di una cosa.
Dylan mi sarebbe sempre stato accanto e amata sempre e comunque, ed io avrei fatto lo stesso con lui, perché lui era il mio eroe. Non avrei mai potuto smettere di amarlo.Sophia.
La mancanza di quel ricciolo di metallo sotto al suo labbro lo faceva sembrare così cambiato, anche se in realtà non lo era. Delle ragazze l'avevano già individuato, e si erano radunate attorno a lui armate di cellulari per le foto e diari aperti sul giorno del loro compleanno per gli autografi. Lui, almeno a quanto vedevo io, guardava basso ogni volta che lo baciavano sulla guancia.
Io ero l'unica che si era immobilizzata sulle scale e non riusciva a muoversi. Non doveva tornare due giorni dopo? Non ero pronta a rivederlo per poi sapere che avrei dovuto lasciarlo andare di nuovo.
Ce l'avrei fatta a resistere a quell'addio, e poi a tutti quelli che sarebbero venuti dopo?
Quando mi sono innamorata di lui, sì, lo sapevo che sarebbe stato difficile. Il suo lavoro lo costringeva a continui spostamenti e ci aveva impedito, e lo avrebbe fatto ancora, di stare insieme, ma viverlo era tutta un'altra cosa.
Non sapevo se andargli incontro o andarmene direttamente, il mio cuore batteva troppo forte e la testa era troppo affollata di pensieri per decidere. Questo fino a che fu lui a venire da me.
Mi baciò da solo, mentre io rimasi ferma come prima, senza sapere cosa fare.
Forse non lo volevo baciare, ma lo amavo troppo per staccarmi.
-Mi sei mancata, Soph.-
-Anche tu...- Dissi sommessamente.
Che cosa mi stava succedendo? Sembrava che il mio corpo fosse intrappolato in un copione, e la mia bocca diceva cose che avrei sostituito con altre.
Non sarei dovuta essere felice che lui fosse lì con me, nonostante tutto?
-Vieni con me, qui ci sono troppe persone.-
Senza opporre resistenza, mi lasciai prendere per mano e condurre nella sua macchina. Guidò senza che io parlassi fino al bosco, e quando scesi, lui mi baciò di nuovo.
-Si può sapere che cos'hai oggi?- Chiese staccandosi totalmente da me. La sua voce mi era mancata, inutile negarlo. Eppure non trovavo la forza di abbracciarlo. Né la voglia di fingere. Non più.
Lui sapeva che avrebbe dovuto lasciarmi, perché non diceva nulla?
-So che dovrai partire.-
I suoi tratti si irrigidirono.
Con orrore mi accorsi che calde lacrime stavano già solcando il mio viso.
-Anche se dovrò partire... Questo non significa che noi due ci dovremo lasciare.- Fece un passo verso di me. Io mi ritrassi.
-Ah sì? E quanto starai via?-
Si bloccò di nuovo. -Le cose potrebbero anche andare per le lunghe...-
-Avevi promesso! Avevi promesso che il tuo passato non si sarebbe messo in mezzo a noi due!-
-Non si metterà in mezzo se ci amiamo così tanto da coprire la distanza.-
-Tu sottovaluti tutto questo. Non sai cosa significa non poter mai abbracciare una persona che per te conta molto.-
Lui esplose. -Forse no! Ma.forse ho avuto un assaggio di tutto questo in queste settimane, quando mi sei mancata tanto da togliere il fiato! Non sai quanto male tu mi abbia fatto stare quando mi chiamavi nel pieno della notte ed io non potevo aiutarti. Perché credi che rispondessi sempre al secondo squillo? Restavo sveglio per te, Sophia. Non riuscivo a dormire sapendo che tu, a chilometri e chilometri di distanza, dovevi affrontare i tuoi incubi da sola.- Finì di gridare, ed io rimasi zitta. Quella piccola rivelazione mi toccò il cuore.
-Io ti amo. Non potrei mai permettere che quel viaggio o qualsiasi altra cosa ci separi.- Disse passandosi una mano sul viso.
-E perché non me l'hai detto?-
-Paura?-
-E di cosa?-
-Di tutto.-
-Cosa devi andare a fare in Australia, Ben?-
Scattò sulla difensiva. -Non ti deve importare.-
Cercai di rimanere calma. -Non pensi sia venuta l'ora di dirmelo? Potrei aiutarti come tu hai fatto con me in tutto questo tempo.-
-No. No non voglio che tu sappia che cosa ho fatto. Lo sanno già troppe persone, io... No...- Sembrava così indifeso in quel momento... Tanto che mi avvicinai per abbracciarlo.
-Lasciami. Non toccarmi.- Ruggì.
-Io voglio solo aiutarti...-
Lo vidi insicuro.
-Benjamin, dimmi quello per cui devi andare in Australia.-
Era sul punto di piangere, o di urlare. O di scrivere. Per lui scrivere equivaleva gridare.
-Non posso.-
-Tu puoi, ma non ti fidi di me. Perché pensi che io mi possa allontanare dopo aver visto il vero te stesso? Ti amo, capiscilo, e non potrei mai farlo!-
Rimase zitto.
-Se pensi che te la caverai meglio da solo, allora me ne vado. Ma Benjamin, quello che nascondi ti schiaccerà se ne porti tutto il peso da solo.-
E se lui avesse raggiunto il punto di rottura, io sarei stata lì con lui?
Con gli occhi impannati di lacrime, corsi via seguendo strade che nemmeno conoscevo.
Ma la cosa che mi fece più male è che lui restò fermo al suo posto.
Non disse niente, non fece niente.
Mi faceva così male eppure terribilmente bene al tempo stesso.
E d'altronde, forse dovrei saperlo. L'amore ti accarezza con una mano e con l'altra ti accoltella.//nota autrice.
È un capitolo abbastanza lungo e mi sembra che sia venuto anche abbastanza bene (almeno spero haha).
Scommetto che sarete felici quanto me di ricominciare la scuola (che sono tipo la disperazione in persona). Haha quando comincia per voi?
Io non sono pronta per rientrare in quella prigionee! :(
See u at the next update :)
P.s. Grazie per i 2.000 voti, love you. <3
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secret / benjamin mascolo
Fanfiction-Cos'è successo quella notte, Benjamin?- Abbassò lo sguardo. -Non voglio che tu abbia paura di me. Non posso dirtelo.-